Di Domenico De Simone
Berlusconi è tornato alla grande nel depresso panorama politico italiano con un’”idea pazza” come lui stesso l’ha definita, per uscire dalla crisi economica e finanziaria che attanaglia il paese. L’idea è di spingere la Zecca di Stato a stampare gli euro da sé per rilanciare gli investimenti, o di costringere la BCE a farlo visto che il problema è la mancanza di liquidità. Il corollario potrebbe essere l’uscita dall’euro, il caso di rifiuto della Germania, il che sarebbe certo migliore della situazione attuale. A questa che Berlusconi stesso il giorno successivo ha definito come una “battuta” non compresa dai giornalisti e non una proposta, ha risposto il Vice Direttore di Repubblica con un editoriale in cui sostiene la gravità del fatto che una simile idea venga dal capo di un partito che, per quanto in declino, rappresenta la maggioranza relativa nel Parlamento, che ci sono trattati europei che non si possono violare in questo modo, che insomma, quello di Berlusconi è un euro-delirio.
Che Berlusconi le spari grosse senza nemmeno pensarci su, è un fatto che abbiamo sottolineato più volte. Tuttavia questa “battuta” come l’ha definita perché non sa di cosa parla, e che vespaio avrebbe sollevato, non dice in realtà niente di nuovo. E così lui ha perso un’occasione di bacchettare i suoi avversari e questi un’occasione di stare zitti e magari dire una volta tanto la verità. Mettiamo un po’ di ordine.
Intanto sin dalla fondazione della BCE gli euro vengono stampati dai singoli stati membri e non dalla Banca Centrale Europea. Sorpresi? Questi sono i codici che identificano gli stampatori:
Codici identificativi degli stampatori
Codice |
Stampatore |
Luogo |
(A) |
Banca d’Inghilterra | Londra, Regno Unito |
(B) |
Non usato— | |
(C) |
AB Tumba Bruk | Tumba, Svezia |
D |
Setec Oy | Vantaa Finlandia |
E |
F. C. Oberthur | Chantepie Francia |
F |
Österreichische Banknoten und Sicherheitsdruck | Vienna, Austria |
G |
Johan Enschedé & Zn | Haarlem, Paesi Bassi |
H |
De La Rue | Gateshead, Regno Unito |
(I) |
Non usato — | |
J |
Banca d’Italia | Roma, Italia |
K |
Banca Centrale d’Irlanda | Dublino, Irlanda |
L |
Banca di Francia | Chamalières, Francia |
M |
Fábrica Nacional de Moneda y Timbre | Madrid, Spagna |
N |
Banca di Grecia | Atene, Grecia |
(O) |
Non usato— | |
P |
Giesecke & Devrient | Monaco di Baviera e Lipsia Germania |
(Q) |
Non usato— | |
R |
Bundesdruckerei | Berlino, Germania |
(S) |
Banca Nazionale di Danimarca | Copenaghen, Danimarca |
T |
Banca Nazionale del Belgio | Bruxelles, Belgio |
U |
Valora Carregado | Portogallo |
Questo codice sta sul fronte delle banconote, e i codici in corsivo sono quelli dei paesi che fanno parte dell’UE ma non hanno aderito all’euro, mentre ci sono codici non assegnati per i paesi che entreranno nella UE in futuro. Inoltre, ciascun paese stampa le banconote con un proprio identificativo nazionale che fa parte del codice che sta sul retro delle banconote. Per l’Italia il codice è S, per la Francia U e per la Germania X. Il resto del codice è un numero che serve a verificare la correttezza dell’attribuzione della banconota al paese (in pratica un sistema anti falsificazioni). Per l’Italia, ad esempio, il numero di verifica è 7, e per trovarlo bisogna sommare le cifre del codice fino a ridurle ad una sola cifra. Ad esempio, una banconota che porta il codice S 52220779324 è italiana e quindi la somma delle cifre deve dare 7. Infatti 5+2+2+2+0+7+7+9+3+2+4= 43 e 4+3= 7
La quantità di moneta da produrre viene decisa dal Sistema Europeo delle Banche Centrali, (SEBC) che comprende le BCN di tutti i paesi aderenti alla UE, compresi quelli che non hanno aderito all’euro. La BCE provvede a emettere l’8% della moneta emessa dal SEBC, ed ha l’obiettivo prioritario (in pratica unico) di mantenere la stabilità dei prezzi. L’offerta di moneta in Europa viene regolata sulla base del modello IS – LM, che paradossalmente, è un modello keynesiano. Dico paradossalmente perché la politica monetaria adottata dalla BCE è esattamente l’opposto di una politica keynesiana, ma questo è un altro discorso.
In altri termini, quando Berlusconi dice che dovremmo chiedere alla Zecca di stampare moneta, dice una cosa che già avviene per effetto proprio del trattato di Maastricht. Una cosa nota a tutti gli addetti ai lavori, ma evidentemente non al grande pubblico, certamente non a Berlusconi che altrimenti non l’avrebbe spacciata per chissà quale grande novità, e a quanto pare, nemmeno alla stampa. Su questo, francamente, ho i miei dubbi e sono propenso a pensare che Repubblica abbia voluto bacchettare Berlusconi non perché non sappiano come funziona il sistema, ma perché ritengano che la gente non debba saperlo. Avrebbero avuto vita facile a dire “ma caro Berlusconi, questo è ciò che già fanno le Banche nazionali, che non lo sapevi? e come hai fatto il Presidente del Consiglio se non conosci una cosa così elementare?” e invece hanno scelto la strada di negare l’evidenza. Insomma, il trionfo dell’ipocrisia e della demagogia, caduto nel ridicolo con la “smentita” (ma di che??!?) successiva di Berlusconi. L’obiettivo? La gente non deve sapere come viene creato l’euro.
Qualcuno dirà che in realtà Berlusconi si riferiva a stampare banconote senza il consenso della BCE né del SEBC e che questo violerebbe il trattato di Maastricht. A parte il fatto che Berlusconi non sapeva nemmeno quello che diceva, ma la verità è che la stampa di banconote (id est l’allargamento della base monetaria) può essere deciso dai singoli paesi purché ne diano notizia alla BCE. È esattamente quello che ha fatto l’Irlanda un anno e mezzo fa per supportare le Banche Irlandesi sull’orlo del collasso e quello che fa regolarmente la Bundesbank tramite il “deposito temporaneo” dei titoli emessi dal Tesoro tedesco per mantenere bassi i tassi di interesse. Questa storia del deposito temporaneo a titolo gratuito è davvero ridicola. Quando la BCE allarga la base monetaria, lo fa mediante operazioni di mercato aperto, che sono per definizione temporanee (pronti contro termine). Morale, l’assorbimento dei titoli inoptati del Tesoro tedesco da parte della Bundesbank si risolve in un aumento della base monetaria seguito da una successiva riduzione. Oltretutto, poiché l’obiettivo della BCE è il mantenimento dell’inflazione entro il limite del 2% annuo, un paese in deflazione può ben allargare la propria base monetaria, operazione che secondo il modello non implica un aumento dell’inflazione.
Insomma, il problema è che Berlusconi non ha detto niente di nuovo, anzi e che Repubblica ha perso una buona occasione per raccontare come stanno davvero le cose. L’ha persa o vogliono proprio che la gente non sappia di cosa si sta parlando?