Renzi tenta di irretire i contribuenti promettendo l’abolizione di Equitalia in una spudorata operazione elettorale preparata in vista dal referendum. Ma l’operazione non è affatto facile, sia dal punto di vista tecnico che da quello economico. E infatti l’Europa non crede alle fantasie governative sulla Legge di Stabilità 2017 (che infatti conta proprio sull’abolizione dell’agenzia di riscossione)
Equitalia abolita una volta per tutte? Per molti contribuenti, un sogno troppo bello per essere vero. Eppure a gettare un’occhiata distratta ai titoli dei giornali sembrerebbe che questo traguardo tanto sospirato da milioni di italiani sia stato finalmente raggiunto. Matteo Renzi lo ha detto chiaro all’assemblea dell’Anci del 13 ottobre introducendo la Legge di Stabilità per il 2017: “Equitalia sarà abolita”.
Eppure questi annunci roboanti nascondono, come spesso accade, una realtà ben diversa. Innanzitutto – pare quasi superfluo ricordarlo – Equitalia dovrebbe confluire nell’Agenzia delle Entrate, ma non bisogna dimenticare che la riscossione coattiva delle imposte non sparirà affatto. Per i contribuenti, al netto delle complicazioni legate al passaggio di consegne, come vedremo più avanti, cambierà poco e nulla. Tuttavia questo non impedisce al governo di spacciare l’intera operazione per una sorta di riscatto offerto ai contribuenti vessati da un Fisco rapace e persecutore, intestandosi i presunti meriti di quello che in realtà non è altro che un lifting a fini di marketing elettorale.
Da quella che viene enfaticamente chiamata la “rottamazione” di Equitalia il governo ha altrettanto enfaticamente stimato di ricavare ben 4 miliardi di entrate aggiuntive – anche se in un sussulto di onestà la stima è stata rivista al ribasso a 3,1 miliardi nel documento programmatico inviato all’Unione Europea. Peccato che il testo su cui poter intavolare anche una minima base di discussione concreta ancora non esista. In un puntuale intervento su Leoni Blog, il come sempre caustico Oscar Giannnino non manca di rilevare come il governo abbia fornito “solo le slides con cui comunica le risorse attribuite ai capitoli che considera più significativi”, parlando di un vero e proprio “bluff a poker” sulla pretesa abolizione della società di riscossione.
Al netto di incognite a torto considerate minori e invece assai insidiose – si pensi al passaggio dei funzionari di Equitalia ad AgEntrate, con contratti e formazioni diverse: una parte di dipendenti pubblici e una quota di dipendenti privati si troveranno a convivere e i dirigenti dell’Agenzia che già sono sul piede di guerra e minacciano ricorsi – la questione largamente più dibattuta è quella della rottamazione dei ruoli e delle cartelle.
Come ben spiega Gian Maria De Francesco sul Giornale, con la rottamazione delle cartelle i contribuenti in arretrato con i pagamenti potrebbero risparmiare una percentuale compresa fra il 30% e il 50% della vecchia cartella, risparmiando su sanzioni, interessi di mora, oneri di riscossione, spese di notifica… a condizione che paghino entro un anno. Il provvedimento dovrebbe riguardare i tributi contestati dall’Agenzia delle Entrate, i contributi previdenziali e quelli assistenziali inseriti in ruolo o già affidati alla riscossione entro il 31 dicembre 2015. Per includervi l’Iva invece sarà necessaria la mediazione Ue. Non sarà invece possibile ottenere una compensazione per quanto è già stato versato.
Tuttavia la plausibilità dell’intera operazione è stata messa in dubbio da più parti. Non solo perché maschererebbe un maxi-condono peraltro contestato e contestatissimo, ma anche perché le stime dei ricavi – comunicate fra lo scetticismo generale a Bruxelles e alla stampa – si basano sulla previsione di un’adesione di oltre l’8,5% dei contribuenti, necessaria per ricavarne un gettito di almeno 4 miliardi.
Alle promesse del governo, difatti, le reazioni degli addetti ai lavori sono tutto meno che positive. L’Ufficio Parlamentare del Bilancio ha espresso scetticismo sulla prima bozza della Legge, considerando troppo ottimistiche le previsioni di viale XX Settembre, ma anche la Commissione Europea ha fatto sapere che il Documento programmatico è carente in due punti fondamentali.
Innanzitutto Bruxelles contesta al governo Renzi il rapporto fra Deficit e Pil, fissato al 2,3%, lo 0,1% in più rispetto a quanto concesso dalle clausole di flessibilità stabilite informalmente con la Ue: ancora un’altra volta si evitano consistenti tagli di spesa realizzando l’ennesima manovra a deficit.
In secondo luogo – e qui si tratta di un rilievo se possibile ancora più decisivo – la Commissione di fatto non crede ai sette miliardi di euro sbandierati dall’Italia come entrate eccezionali a copertura a una manovra ambiziosissima, annunciata, guarda caso, proprio alla vigilia di un appuntamento elettorale cruciale come quello del referendum del 4 dicembre. Come non bastasse, le previsioni di crescita del Pil dell’1% sono state riviste al ribasso da diversi enti internazionali.
Ritornando all’abolizione di Equitalia, però, è evidente che gli ostacoli alla realizzazione dell’operazione così come prospettato dal governo sono numerosi e decisivi.
Secondo Il Fatto Quotidiano, nell’ultimo giorno utile per chiedere la rateizzazione i dipendenti di Equitalia consigliavano di non pagare ma è chiaro a tutti che si tratta solamente di una conferma dell’ovvio: perché la tentazione di interrompere il pagamento delle rate per rientrare nella sanatoria è forte. Come accettare infatti gli sconti ai contribuenti infedeli quando chi ha sempre pagato in tempo rischia di dovere farsi sfuggire un inedito “sconticino” su sanzioni, aggio e interessi?
Il lifting è poi stato certificato dallo stesso Dl 193/2016: dal 1 luglio 2017 Equitalia confluirà nella nuova “Agenzia delle entrate – Riscossione”, ente pubblico economico sotto il controllo del ministero dell’Economia. Davvero ci avevate creduto alla favola dell’abolizione?
FONTE: Capire davvero la crisi