Esauritosi il coro di sospiri di sollievo con cui i galoppini del pensiero unico liberista hanno salutato la vittoria – tanto annunciata quanto scontata – di Macron contro il – presunto quanto acconciamente gonfiato – pericolo fascista incarnato da Marine Le Pen, qualche voce più avvertita comincia a levarsi anche nel campo dei vincitori per fare presente che, certo – dopo le batoste della Brexit, di Trump e del referendum anti Renzi – le elezioni presidenziali francesi hanno marcato un’inversione di tendenza, ma, al tempo stesso, nessuno dei problemi che hanno alimentato l’ondata populista appare risolto, e l’idea di tornare a gestirli con piglio da business as usual è pura follia.
E il caso, fra gli altri, di un interessante editoriale firmato da Dario Di Vico sul Corriere del 13 maggio. Reso a sua volta omaggio al ritorno in campo dei Lib-lab.
Che il “format” politico della Terza Via non sia più efficace come un tempo, ammette poi Di Vico, dipende dal fatto che “il cuore della narrativa liberal”, vale a dire il mito della mobilità sociale, gode di pessima salute perché “non sappiamo dove si stiano dirigendo i mercati del lavoro e non sappiamo nemmeno se la riorganizzazione delle imprese favorirà la creazione di Macron? Ben venga la sua vittoria, ma stia attento a non coltivare il vecchio vizio “statalista” (e l’eccessiva fiducia nella forza della politica) tipico dei francesi: che non gli venga in mente di coltivare costose idee come il reddito universale di cittadinanza o la riduzione dell’orario di lavoro per ottenere il consenso degli elettori tentati dal populismo. Le risposte ai nuovi problemi “andranno trovate sul mercato”, coinvolgendo i lavoratori nella gestione dell’imprese o – per restare in tema di cultura politica – contaminando la cultura liberal “con la cultura cattolica più attenta al mutamento sociale”. Traduzione: Macron continui ad essere un solerte valletto della Merkel in materia di tagli alla spesa pubblica e distruzione del welfare, e confidi nella pietas cristiana per assistere le vittime del massacro sociale.