Il Bahrain è nuovamente sul punto di scoppiare per la bestiale repressione del regime degli Al Khalifa: martedì la polizia ha effettuato un raid nel villaggio di Divaz, prendendo di mira l’abitazione del leader religioso sciita Shaykh Isa Qassim. Negli scontri sanguinosi che ne sono seguiti, secondo il comunicato del Ministero degli Interni, le forze di sicurezza hanno ucciso almeno cinque persone, decine di altre sono rimaste ferite e 286 sono state arrestate con l’accusa di terrorismo.
Shaykh Isa Qassim è la più alta autorità religiosa sciita del Bahrain ed è considerato un riferimento per ampie fasce dell’opposizione al brutale regime degli Al Khalifa; un’oppressione resa possibile dall’appoggio dei Saud, che hanno fatto del piccolo regno un proprio protettorato.
Con la solita accusa di mantenere rapporti con l’Iran e fomentare disordini, l’anno scorso Qassim è stato privato della sua cittadinanza e pochi giorni fa è stato condannato in un processo farsa per corruzione, innescando la reazione popolare tesa ad impedirne l’arresto.
Malgrado le autorità di Manama abbiano negato che il raid della polizia avesse per obiettivo l’arresto del leader religioso, fonti delle opposizioni affermano con forza che dopo l’operazione non vi è alcuna notizia certa sulla sorte di Qassim.
La nuova ondata di repressione scatenata dagli Al Khalifa coincide con la visita di Trump in Arabia Saudita; durante il suo soggiorno a Riyadh il Presidente Usa ha dichiarato di voler migliorare le relazioni con il Bahrain, dopo la freddezza che ha contraddistinto gli ultimi anni dell’Amministrazione Obama, ufficialmente motivata dalla totale mancanza di rispetto dei diritti umani da parte del Governo di Manama.
È dal 2011 che in Bahrain le proteste popolari vengono represse selvaggiamente, con morti a decine, feriti a centinaia e migliaia di arresti arbitrari. Il regime degli Al Khalifa è riuscito a non essere travolto dalla rivolta grazie all’intervento militare dell’Arabia Saudita e degli Emirati, che di fatto occupano il piccolo Stato, con la scusa bugiarda che si tratta di disordini confessionali ispirati da Teheran.
Nella realtà, sono le fasce più deboli ed emarginate della popolazione a ribellarsi, per reclamare i propri diritti umani ed una maggiore giustizia sociale insieme agli ambienti progressisti, a prescindere da quale fede sia professata; se molti di essi sono sciiti è perché sono stati fatti segno di una sistematica emarginazione.
Sia come sia, dopo la visita di Trump a Riyadh in Bahrain si prospetta un nuovo giro di vite che infiammerà le proteste di una popolazione vessata, innescando un’ulteriore repressione sanguinosa in uno spaventoso circolo vizioso. Come sempre, nel totale disinteresse dei media occidentali.
di Salvo Ardizzone