Prodotto e realizzato nel 2009 dai britannici Matt Harlock e Paul Thomas, il film narra magistralmente la storia di uno dei più grandi comici di tutti i tempi, quel Bill Hicks che calcò i palcoscenici americani ed europei e con la sua satira graffiante e profonda segnò le coscienze delle persone che assisterono ai suoi show.
“Non era solo quello che diceva ma come lo diceva: ti veniva voglia di mollare tutto e seguirlo ovuque sarebbe andato, manco fosse un profeta.”
Solo lui sarebbe riuscito a smontare qualsiasi status quo con tanta convinzione: religione, politica, droghe e più semplicemente, America.
Per questo i suoi connazionali americani non l’hanno capito e hanno scambiato la sua sete di verità per spirito anti-nazionalistico. Certo che amava l’America, ma amava ancora di più la libertà d’espressione, anche se significava bruciare una bandiera a stelle strisce: “perché chi ha lottato per la libertà non l’ha fatto per una fottuta bandierina ma per la libertà di poterla bruciare”. Fonte
Damon Smith intervista gli autori del film
Traduzione di Anticorpi.info
Fino a poche settimane fa non avevo mai sentito parlare del comico stand-up texano Bill Hicks, morto nel 1994 all’età di 32 anni, personaggio di grande successo all’estero e poco noto nel suo paese.
Da allora ho divorato diverse ore di suoi spettacoli sul mio account di Instant Netflix, ammirando il modo naturale in cui è riuscito a fondere commenti caustici su sesso, politica, tossicodipendenza, rock, religione, con una stranamente umana, olistica filosofia di vita. I comici stand-up di solito non sono il mio genere, ma Hicks è stata una eccezione.
Erede di Lenny Bruce e Richard Pryor, Hicks ricavava il suo materiale dalle esperienze di vita. Fu educato in modo rigoroso in una famiglia di battisti di Houston e sembra sia stato toccato da una esperienza lisergica che lo cambiò e allontanò la sua comicità da quella alla Jerry Lewis. Si diede a bersagliare tutta una serie di elementi della cultura americana (ipocrisia, militarismo, anti-intellettualismo, consumismo) con una potenza satirica rara per il suo tempo, i cui effetti riecheggiano ancora oggi.
Nel documentario American: The Bill Hicks Story, i registi inglesi Matt Harlock e Paul Thomas ripercorrono la vita di Hicks attraverso un bel montaggio digitale di vecchie Polaroid, filmati in Super 8, immagini TV, e le testimonianze ammirate e affettuose di vecchi amici e colleghi.
La performance di Hicks presso il Montreal Just for Laughs Festival (il “Cannes della commedia”), dimostrò come dal triste limbo dello alcolismo, che quasi lo consumò, fosse rinato un talento enorme, tanto che lo stile satirico di Hicks portò un nuovo rigore etico sulla scena comica degli Stati Uniti.
“Se guardi Twitter vedi che Bill è entrato nella coscienza collettiva, oggi”, dice Thomas.”Ogni giorno la gente lo cita e si chiede cosa avrebbe potuto dire degli eventi odierni.Sebbene le cose che diceva venti anni fa siano ancora incredibilmente attuali. E’ come se sia ancora qui.”
Filmmaker: C’è una certa ironia nel fatto che due registi britannici abbiano deciso di raccontare la storia di un comico americano largamente sottovalutato. Perché Bill Hicks non era noto nel suo paese natale? E come mai ebbe tanto successo presso il pubblico nel Regno Unito?
Harlock: Abbiamo trascorso del tempo con John Lahr, critico per The New Yorker, il quale ha saputo spiegarlo in modo succinto e convincente. La differenza essenziale sta nella differenza tra il senso dell’umorismo americano basato sullo incanto, e quello del Regno Unito, basato sul disincanto. Bill coglieva il lato divertente di tutte le peggiori storture del mondo. All’epoca Bill fu mandato senza tagli [in televisione] nel Regno Unito, cosa che negli Stati Uniti non gli fu mai concessa.
Thomas: A quei tempi la satira britannica era particolarmente mirata a smontare il sistema. Negli anni ’80 era stato lanciato Channel 4, parte del cui progetto si basava su una identità antagonistica e sulla esplorazione di nuove idee. Il festival della commedia di Edimburgo rispecchiò tali requisiti, rompendo gli schemi. Quindi penso che Hicks venne in contatto con un pubblico che già da diversi anni aveva imboccato questa strada; un pubblico affamato di nuove idee, proprio come quelle di Bill.
FM: Si accaniva spesso contro le varie forme di stupidità e di anti-intellettualismo del suo paese.
H: Sicuro. Rabbia suscitata da una cocente delusione. Bill aveva compreso quante possibilità vi fossero nel mondo, in termini di creatività e di natura umana, e in che modo meraviglioso le persone avrebbero potuto vivere le une con le altre, se solo avessero voluto. Credo che uno dei suoi obiettivi fosse quello di cercare di mostrare alla gente tali possibilità; che esistono cose da perseguire per realizzare appieno la incarnazione in questa esistenza. Ha cercato di farlo in un modo che fosse accattivante e comprensibile per le persone.
T: Un aspetto centrale delle sue idee era il concetto di libertà contro le manipolazioni delle elite al potere. Si era reso conto che il pubblico medio americano fosse il sottoprodotto culturale della roba mandata dai mass media, e che quelle stesse persone sarebbero potute essere molto diverse se fossero state esposte a idee di più ampio respiro.
FM: Hicks fu educato da battista e ricavò molto materiale da questo background. La cosa interessante è come il ruolo dei comici stand-up richiami molto l’idea di un predicatore che dice la verità al proprio gregge.
T: Sì, a volte assumeva l’aria da predicatore. Penso fosse affascinato da questa figura.
H: Fin da una età molto giovane Bill era alla ricerca della illuminazione. Quando qualcuno ritiene di avere visto la luce, qualsiasi cosa voglia significare, che si tratti di una religione specifica o di un insieme di valori più individuali come quelli di Bill, allora non può fare a meno di dirlo a chiunque lo circondi. Cosa che dopo un pò ti fa assumere un’aria ‘fervida’ nello esporre i concetti che reputi importanti.
FM: Il suo umorismo era molto tagliente, ma dietro tanta amarezza vi era una ferma volontà di indurci a riconoscere la nostra unità.
H: Una delle definizioni più famose di Bill da parte di un giornalista americano fu che”Hicks è americano quanto una torta di mele al cianuro.” Una volta che una idea plausibile ti è stata messa in testa, è difficile che te ne liberi. Le sue idee potevano non essere appetibili, ma potevano anche essere la “verità”, soprattutto quando parlava di politica estera americana sotto Reagan e Bush Senior. Era capace di trasformare il numero di carri armati venduti in Kuwait e la prima guerra del Golfo in una routine non solo divertente, ma illuminante. Aveva questa capacità unica di distillare questioni piuttosto grandi e complesse fino alla loro essenza, e poi rigirarle a piacimento per il pubblico. Era qualcosa che molte persone non avevano mai sentito prima. Con il suo modo di raccontare il mondo ha realmente fatto vedere a molte persone la realtà con occhi nuovi.
FM: Qual è l’eredità di Bill Hicks?
H: Il panorama satirico degli Stati Uniti. Ora avete The Daily Show e The Colbert Report,e registi come Michael Moore, che hanno dimostrato che esiste un pubblico per il pensiero satirico. Bill Hicks è il precursore di Jon Stewart, in quanto fu proprio lui a mostrare ai comici che i confini entro cui si erano limitati erano fasulli, e che potevano essere valicati. Oggi comici e artisti lo prendono ad esempio come baluardo di purezza in termini di ciò che il lavoro di un comico dovrebbe essere. Niente pubblicità, niente sit-com, ma lavoro on the road e un continuo perfezionamento fino al punto in cui puoi condurre la gente in un posto nuovo solo con la forza delle tue idee. E queste idee dovrebbero essere importanti e significative e contribuire ad illuminare la condizione umana. Bill Hicks ha mostrato agli artisti della comicità ciò che si suppone dovrebbero fare, e ha fornito loro la licenza per farlo, come ogni pioniere.