Proviamo a immaginare che cosa succederebbe all’Italia se al posto di Draghi arrivasse uno che non ha mai smesso di criticarlo. Uno convinto, al pari della Merkel, che Draghi sia stato troppo generoso con l’Italia e che in questi anni il nostro Paese abbia «abusato» della pazienza dei partner. Un’Europa definitivamente “berlinizzata” e un’Italia kaputt: quello che avremo dal novembre del 2019, se la Merkel riuscirà a portare Jens Weidmann, suo ex consigliere e oggi numero uno della Bundesbank, sulla poltrona di Draghi. Finora la presidenza della Bce non è mai andata a un tedesco, proprio per evitare che il Paese economicamente e politicamente più forte avesse in mano anche la leva della banca centrale. Una regola non scritta, che però è diventata obsoleta nel nuovo ordine europeo, dove chi comanda non intende più nascondersi. Così a Berlino hanno rotto gli indugi. La nomina di Weidmann è un pezzo essenziale del mosaico e le probabilità che vada in porto sono alte. Olanda, Francia e Italia hanno già avuto un uomo ai vertici Bce e dunque sono fuori gioco; la Spagna a questo giro pare accontentarsi della vicepresidenza e i Paesi del Nord Europa fanno blocco con la Germania. Per l’Italia è iniziato così il conto alla rovescia. I messaggi che Weidmann ha inviato in questi anni non lasciano illusioni. Ha detto che le aspettative sul risanamento dei nostri conti pubblici dopo l’entrata nell’euro sono «andate deluse». Che abbiamo violato il patto di stabilità più volte. In aperta polemica con Draghi ha sostenuto che il quantitative easing è stato un trucco per aiutare Roma.

Nel 2011 la Merkel forzò la mano per imporlo alla guida della Bundesbank per garantirsi il controllo della banca centrale. Il settimanale Der Spiegel lo dipinse come «un leale, efficiente e silenzioso servitore della cancelliera». Anche da banchiere, ha riservato la sua rigidità in esclusiva all’Italia e a pochi altri Paesi. Molto più accomodante nei confronti delle banche tedesche. L’Italia, debole e indebitata, non avrà la forza di opporsi. Ci dovremo rassegnare ad un’altra ondata di sacrifici con l’inizio della prossima legislatura. Un dubbio a questo punto: è casuale il fatto che stiamo per adottare la stessa legge elettorale di Berlino? O è un modo per attenuare le differenze e consentire una colonizzazione più immediata?

Un’Europa diversa.

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