La Vittoria dei NO è non solo rotonda, è schiacciante, ben oltre il 50% di cui stanno cianciando le agenzie in questi minuti.

A Milano 7700 NO contro circa 150 SI.
A Malpensa 278 NO e 39 SI.
A Linate 698 NO e 153 SI.
A Napoli la vittoria è anche lì clamorosa.
Solo a Torino i SI hanno vinto per due voti in più.
Su Roma non ci sono ancora i dati definitivi ma i NO hanno stravinto, anche tra il personale di terra (solo nel seggio degli impiegati di Fiumicino il SI ha avuto il sopravvento). Vittoria piena del No anche al call center della Magliana. Mancano i risultati del personale di pista di Fiumicino e degli scali periferici (malgrado il rischio sempre presente di brogli). Ma poco possono cambiare oramai.

Secondo i nostri calcoli il No è complessivamente attorno al 70%.

Un risultato che non lascia adito a dubbi. Già nel pomeriggio, quando evidentemente i confederali sapevano quale sarebbe stato l’andazzo, Gentiloni riuniva d’urgenza i ministri Poletti, Del Rio e Calenda i quali portano sulle loro spalle, assieme ai sindacati confederali, la principale responsabilità di un accordo vergognoso che scaricava sui lavoratori le conseguenze di una gestione catastrofica della compagnia.

Con che faccia ora i confederali, brutalmente delegittimati, chiedono di riaprire la trattativa?

Con che faccia i ministri Qui Quo Qua (alias: Poletti, Del Rio e Calenda) pretendono di restare al loro posto dopo che un giorno sì e l’altro pure han detto che non c’era alternativa alla loro porcheria?

Se avessero un barlume di dignità dovrebbe dimettersi, invece, con sfrontata protervia, lasciano trapelare che avalleranno la decisione dell’azienda di portare i libri in tribunale e avviare la procedura liquidatoria, contestualmente alla cessione ‘spezzatino’ degli asset della compagnia e migliaia di licenziamenti. Il loro bluff va smascherato!

I lavoratori dopo questo splendido scatto di orgoglio, dopo che con coraggio han votato NO malgrado le intimidazioni, le minacce ed il vero e proprio clima di terrore, non possono tuttavia dormire sonni tranquilli. E’ vero che nonostante le prime scomposte reazioni di azienda e governo questi sono entrambi più deboli, e che le condizioni per portare a casa un grande risultato sono migliori, ma proprio ora la battaglia diventa più dura.
Più dura, non più complicata.
Quattro sono ora i principali comandamenti:
Primo: nessun libro in tribunale oppure si bloccheranno a oltranza Fiumicino e tutto il trasporto aereo nazionale.
Secondo: si riapra la trattativa, ma al tavolo niente confederali ma delegazioni democraticamente elette dai lavoratori.
Terzo: nazionalizzare e rilanciare ALITALIA, o comunque l’ingresso dello Stato come socio principale della compagnia.

Quarto: nessun licenziamento, nessun esubero e reintegro dei precari che ne hanno diritto, visto che solo con loro Alitalia può essere salvata e rilanciata.

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