Bob Woodward è una leggenda del giornalismo americano e internazionale. Fu lui, insieme al suo collega Carl Bernstein, a tirare fuori lo scandalo Watergate che segnò la fine della Presidenza Nixon; era il 1972 e Woodward aveva appena 29 anni.
Quello scandalo segnò il punto di non ritorno della storia del giornalismo d’inchiesta mondiale. Robert Redford lo impersonò in “Tutti gli uomini del Presidente”, il film che vinse quattro premi Oscar, tratto dal best seller che i due giornalisti scrissero nel 1974.
Woodward ha vinto due premi Pulitzer (uno per il Watergate ed un altro per i suoi reportage sull’11 Settembre) e innumerevoli altri premi giornalistici.
Certo, come tutte le carriere grandiose, anche la sua ha avuto degli inciampi: appoggiò la guerra in Iraq di George Bush convinto che le armi chimiche ci fossero veramente, salvo poi pentirsi anni dopo ammettendo l’errore. Ma Woodward rappresenta la storia del giornalismo migliore; e sopratutto lui, a 74 anni, è uno dei massimi esperti di questioni d’intelligence in America.
Bene, parlando del dossier della Cia contro Trump su Fox News, Woodward non ha usato mezzi termini e lo ha definito: “garbage”, cioè “spazzatura”. Poi ha continuato: “Ho vissuto 45 anni in questo mondo dove si ottengono prove e si fanno accuse (…) e questo documento mai avrebbe dovuto essere presentato come parte di un briefing dell’intelligence. Trump ha tutto il diritto di essere arrabbiato per quello che gli stanno facendo”. E ha concluso: “I capi dell’intelligence hanno fatto un errore e quando le persone fanno un errore, io penso che dovrebbero chiedere scusa”.
Immediato il ringraziamento di Donald Trump su Twitter: “Thank you Bob Woodward” ha scritto il neo Presidente; e in un secondo tweet ha aggiunto: “Anche i media dovrebbero scusarsi”.
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