Il Primo Comandamento del Libro della Ue impone il salvataggio delle banche. Il secondo, scritto in minuscolo per non suscitare troppe proteste, recita che, per raggiungere questo scopo ogni mezzo è buono. E non importa se a pagare il conto sono i cittadini. Questa premessa serve a introdurre l’ultimo progetto di cui si sente parlare in queste ore. È un po’ pazzesco ma esiste. È finalizzato a utilizzare le pensioni per salvare le banche. Il governo, infatti, vorrebbe che le casse previdenziali private (medici, ragionieri, giornalisti) destinassero almeno 4 dei 72 miliardi che custodiscono (il patrimonio che garantisce le future pensioni) al Fondo Atlante 2, veicolo di prossima costituzione che dovrebbe sistemare il pasticciaccio dei finanziamenti bancari che non vengono più rimborsati. Si tratta di 84 miliardi di future perdite che zavorrano gli istituti di credito. Insomma i soldi dei pensionati dovrebbero servire per coprire i buchi creati da banchieri incapaci e, come emerge da molte indagini giudiziarie, anche corrotti. Alcune casse previdenziali, però, non ne vogliono proprio sapere. L’argomento è lineare: “Se il governo è sicuro che investendo in Atlante si può solo guadagnare, perché non ci mette i soldi anziché chiederli a noi?”. Tuttavia non sembra obiezione sufficiente. Il governo, le banche e le assicurazioni hanno deciso di dare l’assalto ai fondi pensione, rompere i loro salvadanai e usare i contributi accumulati dai lavoratori per “finanziare l’economia reale”.
Sembra veramente l’assalto all’isola del tesoro. I fondi pensione di vario tipo – aperti, chiusi, privati, pubblici, assicurativi, bancari, professionali, negoziali – faticano a ottenere buona redditività per i loro patrimoni. Il settore immobiliare non garantisce più nulla, se non in molti casi ingenti perdite. I titoli di Stato non rendono quasi niente. Gli investimenti obbligazionari rendono poco e tendono a diventare sempre più rischiosi. Avrebbero bisogno di una robusta ripresa economica. Invece si devono tassare per salvare le banche.
Fonte: uneuropadiversa.it