di Luca Manes*
“Vogliono sventrare un tratto meraviglioso di costa salentina, con questo gasdotto. Ma noi non ci stiamo, questa opera non la vogliamo!”. Non potrebbe essere più deciso Enzo Tommasi, che dalle parti di San Foca (Marina di Melendugno) tutti conoscono con soprannome che dà anche il nome al suo ristorante, Concepita, quando chiamato a esprimersi sul gasdotto TAP. A pensarla come lui la stragrande maggioranza della popolazione locale, ma anche oltre 30 comuni della provincia leccese – in primis quello di Melendugno – e la Regione Puglia. Tutti i soggetti istituzionali hanno espresso nel tempo un secco no al progetto, che però sembra ormai essere una delle priorità dell’agenda energetica del governo Renzi. Governo che ha infatti accolto con enorme favore il parere favorevole – sebbene con prescrizioni – del ministero dell’Ambiente sulla valutazione di impatto ambientale materializzatosi a fine agosto. Il provvedimento non è ancora disponibile sul sito del Ministero dell’Ambiente, tuttavia secondo indiscrezioni le prescrizioni sarebbero corpose e onerose, insomma un po’ tirato per la camicia.
Adesso di parla di un possibile inizio dei lavori nel 2015 e di terminare tutto entro il 2019. In realtà il TAP (che prima del Salento attraverserà Grecia e Albania) è solo un segmento di un’opera ancora più grande, un serpentone di 3.500 chilometriche una volta completato porterà in Europa il gas che si trova al largo dell’Azerbaigian, nel Mar Caspio. Gli altri due tratti si chiamano Trans Anatolian Gas Pipeline (TANAP) che, come dice il nome, interesserà il territorio turco, e Southern Caucasus Gas Pipeline, che parte dal Mar Caspio e passa per le Georgia. In un secondo momento il Corridoio potrebbe comprendere anche il gasdotto Trans-Caspian, dal settembre 2011 oggetto di un negoziato diretto tra la Commissione europea e l’esecutivo del Turkmenistan. E proprio il 20 settembre a Baku il governo azero celebrerà in pompa magna l’inizio lavori per il mega gasdotto, alla presenza anche di Matteo Renzi.
Per il solo percorso del TAP, il consorzio costruttore è registrato in Svizzera, ma annovera tra le sue fila il gigante petrolifero britannico BP, i norvegesi della Statoil e l’azienda di stato azera Socar (tutti soci con quote del 20%). Ma i 10 miliardi di metri cubi di gas che la pipeline dovrebbe portare in Italia ogni anno, come dichiarato da fonti ufficiali, ci servono davvero? “A noi di certo no, ma nemmeno al resto d’Italia”, ci spiega Alberto Santoro del Comitato No Tap. E ha ragione, visto che nel 2013 il consumo di gas è calato del 6,4 per cento rispetto all’anno precedente, attestandosi su un dato complessivo (69,5 miliardi di metri cubici) che in Italia non si registrava dal 2002. Eppure, per “abbracciare” in pieno la politica energetica europea, che punta forte sul gas, soprattutto se non russo,l’Italia pare voler diventare una sorta di grande hub del Vecchio Continente.
Pazienza se le bellezze di una zona del Salento in cui il turismo è in grande ascesa saranno a forte rischio. Tanto per intenderci, a 800 metri dal litorale di San Foca, a 18 metri di profondità, si infilerà un microtunnel largo tre metri e lungo due chilometri. Proprio di fronte alla spiaggia che per il quarto anno consecutivo ha ottenuto la bandiera blu, sul fondale sarà costruito un terrapieno in calcestruzzo cementizio. Lì il tubo penetrerà nel sottosuolo, per riemergere al di là della pineta a ridosso della litoranea, e poi proseguire la sua strada per otto chilometri nell’entroterra. Lungo quel percorso dovranno far posto al tubo oltre 1.900 ulivi, da ricollocare altrove.
Ma non è finita qui. Prima di arrivare alla stazione della rete Snam di Mesagne, il gasdotto passerà per una centrale di depressurizzazione a ridosso dei centri abitati della zona, come ci ha confermato il sindaco di Melendugno Marco Potì.
Nel frattempo tutti si affrettano ad affermare che i costi dell’opera (circa 40 miliardi di euro) saranno a totale carico dei privati. Sicuri? Proprio perché si trova nella lista dei “progetti di priorità europea”, il TAP è candidato a ricevere prestiti a tasso agevolato dalla Banca Europea per la Ricostruzione e lo sviluppo e da altre istituzioni finanziarie pubbliche (come la Banca europea degli investimenti e Cassa Depositi e Prestiti). Ma non solo. Il consorzio costruttore potrebbe finanziare la costruzione vendendo sui mercati finanziari dei titoli di debito (i “project bond europei”) con un rating particolarmente alto grazie all’intervento di alcune delle istituzioni appena menzionate, assieme alla Commissione europea. In altre parole, un’agevolazione non da poco, che rischia di scaricare sulle casse pubbliche i costi dell’opera, lasciando il profitto intatto per la società che costruisce e per gli investitori che hanno comperato i bond.
Per parlare di TAP, ma anche delle ormai ricorrenti violazioni dei diritti umani che si succedono in Azerbaigian, il Paese da cui come visto arriverà il gas, Re:Common e Amnesty International terranno un incontro pubblico a Roma mercoledì 17 settembre, a cui parteciperanno Gianluca Maggiore del comitato No Tap e l’attivista azero Turgut Gambar del movimento civico N!DA.
Un occasione da non perdere per capire che cosa ruota attorno all’ennesima infrastruttura dannosa per il territorio e le popolazioni locali, ma utilissima per le élite politiche e imprenditoriali europee.
fonte: Comune-Info