Di Gianfranco Campa
La scorsa settimana, il Segretario alla Difesa americano, Leon Panetta, ha annunciato che la maggior parte della flotta navale statunitense sara`riassegnata all’area Asiatica-Pacifico. L’attuale flotta navale è composta da 285 diverse classi di navi da guerra. Entro il 2020, 60 per cento di queste navi da guerra si spostera` dall’Atlantico, il Mediterraneo e il Medio Oriente, nell’arena del Pacifico asiatico. Secondo Panetta, è una mossa progettata per “… promuovere norme internazionali e per far progredire la pace e la sicurezza nella regione.” Secondo fonti del Pentagono, alla fine del riposizionamento delle forze armate Usa nella regione Asiatica-Pacifico, la nuova schacchiera avrà il seguente aspetto: il Giappone avrà 40.000 truppe statunitensi di stanza all’interno dei suoi confini; 16.000 truppe supplementari saranno trasferiti dalla terra ferma giapponese permanente al largo nellle acque del pacifico. La Corea del Sud avrà 25.000 militari statunitensi dispiegati per la maggior parte al confine con la Corea del Nord; 500 unità si sposteranno nelle Filippine, l’isola di Guam vedrà l’aggiunta di 4.400 truppe trasferite dal Giappone, Singapore ospiterà una nave militare da combattimento e anche l’Australia vedrà lo stazionamento di 2.500 truppe.Questo cambiamento di strategia militare da parte degli americani non sorprende di certo. E’ il culmine di un processo fondamentale che era iniziato subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, ha accelerato nelle ultime tre amministrazioni e continuerà, non importa chi sia il prossimo presidente degli Stati Uniti.
Durante il vertice Asiatico-Pacifico per la cooperazione economica in Honolulu, lo scorso novembre, Obama ha detto agli amministratori delegati di aziende private presenti al summit che l’attenzione della politica estera americana si stava spostando verso l’Asia. L’accordo di libero scambio; La Trans-Pacific Partnership (TPP), che è attualmente in fase di negoziazione, è lo strumento con cui Obama ha intenzione di influenzare le dinamiche nella regione Asiatica. Naturalmente, gli accordi commerciali da soli non saranno sufficienti, così l’annuncio di Panetta nella scorsa settimana che gli Stati Uniti stanno rivedendo le loro priorità militari. Secondo il Consigliere della Sicurezza Nazionale, Tom Donilon, l’obiettivo è quello di garantire che, quando si tratta di Asia-Pacifico, “… il diritto internazionale e le norme siano rispettati, che il commercio e la libertà di navigazione non siano impediti, che le potenze emergenti possano costruire la fiducia con i loro vicini e che i disaccordi vengano risolti pacificamente, senza minacce o coercizione. ” L’amministrazione Obama sta puntando pesantemente sui benefici potenziali del TPP per mantenere ed espandere la propria influenza nella regione. Ma, cerchiamo di essere sinceri; è fin troppo chiaro che la ragione di questo cambiamento nelle strategie economiche e militari sono finalizzate a un obiettivo solo: la Cina. Naturalmente, Obama e Panetta hanno negato che il vero obiettivo sia la Cina. Ma è ovvio che questi cambiamenti nelle priorità di politica estera hanno lo scopo di limitare e controllare l’aumento di influenza della Cina nella regione Asiatica-Pacifico. In un articolo pubblicato dalla American Prospect, un ministro degli esteri di una nazione del sud-est asiatico non nominata ha affermato che“… la Cina è come una nuova stella entrata nel sistema solare americano. Tutti i pianeti stanno spostando le loro traiettorie orbitali ed i pianeti in particolare asiatici stanno entrando in orbita intorno al nuovo sole … cinese; la Cina ha una visione del mondo gerarchica in cui ogni paese e persona si vedono assegnato una posizione che va dall’alto verso il basso. In questa gerarchia … la posizione del mio paese è decisamente bassa e quindi preferisce non essere controllato dalla Cina. D’altra parte, ci sono dei bei vantaggi economici rimanere nell’ orbita della Cina. Così, ci piacerebbe essere in orbita, ma gravitando anche nell’orbita degli Stati Uniti cosi da mantenere ampia libertà” Questo è esattamente il dilemma che molti paesi dell area asiatica si trovano ad affrontare: Come fare affari con un crescente potenza come la Cina, raccogliendo i frutti di un tale business e allo stesso tempo, non rimanere inghiottito dal gigante cinese. E ‘un rapporto di amore e odio. Potremmo chiamarla la “sindrome da vedova nera”.
L’accordo commerciale TPP è un tentativo di coinvolgere i paesi asiatici, come Vietnam, Corea del Sud e Malaysia, ecc nella sfiducia nei confronti della Cina e allo stesso tempo l’accesso e il guadagno di tempo per il mercato statunitense. Con l’adesione al TPP, gli Stati Uniti si assumono la responsabilità di essere il principale attore e protettore dei paesi asiatici, in particolare quelle province che non sono allineate con la Cina. Questa mossa permette agli Stati Uniti di difendere i propri interessi nella regione. Chiaramente il passaggio del potere militare degli Stati Uniti nell’Asia-Pacifico è inteso come un chiaro messaggio ai cinesi. Il principale obiettivo non dichiarato è quello di tenere i cinesi confinati sulla loro riva proprio per mezzo di strumenti economici e militari. Il TPP deve essere visto come un ampliamento del precedente accordo di libero scambio tra gli Stati Uniti e Sud Corea. Il TPP espande il libero commercio in altri paesi, oltre a quelli di cui sopra, come l’India e Singapore. Il passaggio accelerato dell’amministrazione Obama in politica estera verso l’Asia è in linea con lo spostamento della sicurezza nazionale e degli interessi economici statunitensi nella stessa direzione. Negli ultimi dieci anni, l’Asia è diventata la più grande fonte di importazioni americane e la seconda area più grande delle esportazioni per gli Stati Uniti, dopo la regione del Nord America.
Questo perno verso l’Asia ha anche i suoi inconvenienti e non opera senza rischi. Per iniziare, lo spostamento di una tale enorme potenza militare vicino la sfera della Cina continentale e gli interessi cinesi potrebbero rafforzare gli estremisti all’interno del governo cinese. E’ un gioco pericoloso, dato il fatto che una Cina più irrigidita potrebbe rendere più difficoltoso per gli Stati Uniti ottenere collaborazione da essa su questioni come la Siria, Corea del Nord e Iran. Senza contare che da un punto di vista economico, la Cina è il secondo partner commerciale degli Stati Uniti e che la Cina è il paese che possiede il piu` alto debito pubblico degli Stati Uniti rispetto a qualsiasi altro paese del mondo. L’altro inconveniente è una questione di bilancio. Con il governo degli Stati Uniti messo di fronte a un debito pubblico stellare, sarà difficile per qualsiasi amministrazione, aumentare e mantenere una presenza militare in Asia nel lungo termine. Come afferma Clyde Prestowitz in The American Prospect, per quanto riguarda la presenza di una maggiore sicurezza nella regione Asia-Pacifico: “E ‘una risposta negativa. Per cominciare, ci mette in una situazione di non-vittoria . La Cina sta crescendo e ha un flusso crescente di ricchezza e capacità. Potrà facilmente essere in grado di incrementare e modernizzare le proprie forze. Noi al contrario, dobbiamo ridurre le spese militari. Perché dare motivo alla Cina di pensare che la stiamo sfidando ad una corsa agli armamenti, mentre la nostra posizione si indebolisce e quel la della Cina si rafforza? Potremmo anche finire a fare una piroetta piuttosto che un perno, che simula una politica dura senza niente da mostrare. “Un bluff insomma…
Il perno degli Stati Uniti verso l’Asia ci mostra che la crescita della regione asiatica corrisponde direttamente alla scomparsa di un’altra regione, l’Europa. L’Asia è la zona più popolosa del mondo e la zona con la più rapida crescita economica. Gli Stati Uniti non hanno altra scelta se non di guardare ad ovest. L’Europa ha fallito, non solo economicamente, ma anche politicamente. La spirale verso il basso di tutta l’Europa è inarrestabile; da quando i paesi europei hanno aderito all’UE, il continente nel suo complesso non è stato in grado di tenere il passo con i mutevoli poteri economici e militari del mondo. Eventuali argomenti a sostegno del concetto di un Unione Europea come entità necessaria sono facilmente confutabili da fatti e numeri. Non si tratta solo di sbarazzarsi della moneta comune come unico atto che salverà l’Europa. Solo il ritorno a sovranità e forti interessi nazionali potrà assicurare che le nazioni d’Europa sopravviveranno e torneranno ad essere competitivi nella nuova disposizione dello scacchiere mondiale.
Questo gioco di scacchi porta grandi componenti di rischio. Bisognera` vedere chi, tra la Cina e gli Stati Uniti, dispone delle mosse migliori e chi ha più da guadagnare o perdere. Il gioco è appena iniziato.