La strage di Oslo, che i media hanno scioccamente attribuito a un “cristiano fondamentalista”, è in realtà opera di un “cristiano culturale”, cioè di un signore che vede nel cristianesimo un simbolo etnico-identitario da usare in funzione antislamica.
Luigi Copertino è un autore che si dedica da alcuni anni alla critica sistematica delle derive “occidentaliste” in campo cattolico.
Smaschera con rigore i “cristiani culturali”, cioè coloro che confondono l’esaltazione del cosiddetto “Occidente”, il minestrone fallaciano di campanili e minigonne, con la fede cristiana.
Lo fa da un punto di vista cattolico. Cioè di una precisa fede e dottrina che non sono le mie, e forse non sono quelle della maggior parte dei lettori di questo blog; ma proprio per questo, Luigi Copertino riesce a togliere agliatei devoti, ai cultori della battaglia di Lepanto, ai sostenitori della “causa occidentale”, la loro arma religiosa.
In occasione della strage di Oslo – commessa dal “cristiano culturale” Anders Behring Breivik – Luigi Copertino ha scritto un eccellente saggio in cui ricorda come la Chiesa, quasi un secolo fa, condannò le idee di Charles Maurras, intellettuale ateo francese, che attraverso il movimento dell’Action Française, agitava tutti i simboli della cristianità medievale per promuovere un nazionalismo di destra.
L’articolo andrebbe letto integralmente, comunque vi anticipo qualche paragrafo fuori contesto:
L’apologia huntingtoniana del presunto “scontro di civiltà”, ormai acriticamente accettata dal sistema mediatico, ripropone anche in casa cattolica la tentazione “maurassiana”, visto che non sono affatto minoritari quei gruppi, quelle associazioni e quegli esponenti di peso ecclesiale e mediatico che, in ambito cattolico, da anni mobilitano i semplici fedeli, soprattutto quelli di formazione “tradizionalista” – povera gente alle prese con le incertezze della Chiesa postconciliare e quindi facilmente suggestionabile e strumentalizzabile – agitando lo spauracchio dell’islam quale “nemico metafisico” di una Cristianità artatamente confusa con l’Occidente ed arruolando, in tal modo, il gregge di Cristo sotto le bandiere a stelle e strisce della superpotenza protestante oltreoceanica.
L’“ateismo devoto” ed il suo stretto parente ovvero il “cristianismo” odierno – come è evidente – ripropongono esattamente le posizioni che già furono di Maurras. Solo che, a differenza del pensatore francese, gli atei devoti ed i cristianisti, oggi, tendono a identificare il Cattolicesimo, o il Cristianesimo più in generale, con l’“anima dell’intero Occidente”. Anch’essi, però, guardano all’identità religiosa come al mero collante storico e sociologico della “civiltà occidentale”, sorvolando poi, in questo a differenza di Maurras, sulle fratture della Riforma protestante e della Rivoluzione francese.
La domanda cruciale, per i cattolici, in questi nostri anni, nei quali non è più, purtroppo, questione di difendere una civiltà cristiana che non c’è più, è infatti la seguente: viene prima la “civiltà cristiana” o la fede? Viene prima la Persona di Cristo o l’Occidente (presunto) cristiano?
Ed ancora: il Cristianesimo, che è innanzitutto la Rivelazione di Dio all’umanità, è capace in termini di mera consequenzialità di generare anche la o le “cristianità” oppure Esso è solo un fattore storico e sociologico che caratterizza una particolare civiltà, tra le tante che esistono, con inoltre la pretesa di imporsi universalmente sulle altre?
Infatti se il Cristianesimo fosse del tutto ricompreso in un contesto culturale preciso, ossia quello occidentale, illegittima, data questa particolarità, sarebbe la sua pretesa di universalità, perché questa sarebbe una universalità “occidentalocentrica” e quindi in fondo etnocentrica.
A fronte di queste obiezioni, i catto-cons solitamente reagiscono con la calunnia e la violenza verbale, invero poco caritativa, che è un po’ il loro modo di “scomunicare” l’eretico. L’accusa, generalmente, data la provenienza tradizionalista di molti catto-cons, è quella di “modernismo”.
I cattolici non dovrebbero mai dimenticare che tra la Chiesa e la società, persino quando quest’ultima ha avuto la forma storica e sociologica di “Cristianità”, vi è sempre stata una certa, relativa, distanza, che impedisce l’identificazione totale tra la Chiesa stessa e la comunità politica o civile. Tradotto in termini attuali: impedisce l’identificazione tra Chiesa ed Occidente odierno. Questo è, appunto, l’errore di “cristianisti”, neocons e teocons. Non a caso si parla di “atei devoti” e non a caso Breivik si definisce un “cristiano culturale” ossia un fautore della “civiltà cristiana” (quale, anche quella post Lutero?) senza alcuna necessità di questionare sugli effettivi fondamenti metafisici, o meno, di una civiltà che poi pretende di chiamarsi cristiana. Maurassismo allo stato puro.