In un recente, pregevole commento sul britannico Guardian, Piers Robinson denuncia il doppiopesismo con cui molti accusano la “propaganda” della Russia o di altri paesi non allineati, mentre assolvono la nostra come se fosse corretta informazione. C’è ampia evidenza che l’informazione mainstream sia allineata al potere economico e politico nel manipolare l’opinione pubblica. Retrospettivamente, ad esempio, si può oggi concludere con certezza che i mezzi coi quali cittadini americani e britannici furono spinti ad approvare l’invasione dell’Iraq furono becera manipolazione propagandistica dei media. Ben venga dunque, conclude l’articolo, seguire anche le fonti “alternative”, allineate a interessi e visioni del mondo diverse, come Sputnik News, Russia Today o Press TV.

di Piers Robinson su The Guardian, 2 agosto 2016

La manipolazione delle notizie per ragioni di propaganda non è una prerogativa dei nemici dell’occidente. È fondamentale guardare tutti gli organi di informazione, anche i nostri, con un occhio critico.

Adesso che le tensioni con la Russia continuano ad aumentare, nei media occidentali c’è sempre più attenzione per quella che viene descritta come attività di “propaganda” da parte del regime di Vladimir Putin. Il Sun titolaLa bella ragazza della propaganda di Putin che guida un’agenzia di stampa in suolo britannico ‘al fine di destabilizzare la Gran Bretagna’“; questa notizia fa riferimento alla recente apertura di una filiale di Sputnik News a Edimburgo. Il Daily Mail, nel frattempo, descrive come “Vladimir Putin ha intrapreso una guerra di propaganda contro il Regno Unito“.

Più di recente sul Times si è parlato della ricerca di una studiosa dell’Università di Oxford, Monica Richter, che avrebbe confermato che le persone che seguono più spesso il canale televisivo “Russia Today” (RT, trasmesso in lingua inglese) esprimono più frequentemente opinioni anti-occidentali. Il tono dell’articolo del Times è chiaro: RT utilizza presunti esperti “oscuri” e inaffidabili, è spesso sanzionata da OfCom per pregiudizi e mancanza di imparzialità e, peggio di tutto, sembra proprio che “spinga i suoi telespettatori contro l’occidente“. Forse il sottointeso di questa notizia era quello di mettere in guardia le persone dal seguire canali informativi non-occidentali per la paura di tradire in qualche modo il proprio paese.

Al di là dell’accuratezza delle notizie di RT o della mancanza di essa, e al di là del suo effettivo impatto sul pubblico occidentale, uno dei problemi di questo tipo di argomenti è che cadono dritti nella trappola di presentare i canali mediatici che sono allineati alle vedute dei propri avversari come intrinsecamente propagandistici e menzogneri, come se il prodotto dei “nostri” media fosse invece obiettivo e veritiero. Inoltre, si dà l’impressione che quando i nostri governi sono impegnati in “relazioni pubbliche”, “comunicazioni strategiche”, “diplomazia”, siano del tutto veridici, mentre il governo russo non faccia altro che mentire tramite la “propaganda”.

Nessuna di queste affermazioni ha alcun supporto scientifico significativo. Un’importante quantità di ricerca svolta nel corso di decenni mostra la vicinanza tra i mezzi di informazione occidentali e i rispettivi governi, specialmente per quanto riguarda gli affari esteri. Per ragioni che includono l’eccessivo affidamento ai funzionari governativi come fonti di notizie, le limitazioni economiche, le imposizioni del mondo imprenditoriale e il caro vecchio patriottismo, i mezzi d’informazione mainstream in occidente spesso non raggiungono le aspettative di independenza che dovremmo avere in democrazia. In uno studio da noi condotto sulla copertura che i media britannici diedero dell’invasione dell’Iraq del 2003, l’Università di Manchester ha riportato che la maggior parte dei canali di informazione britannici non faceva altro che rafforzare le opinioni ufficiali, anziché cercare di metterle in discussione.

Per quanto riguarda le presunte attività di comunicazione “benigna” dei nostri governi, anche qui c’è ampio spazio per ritenere che la loro “comunicazione strategica” non sia affatto libera da quel genere di “propaganda” manipolativa di cui spesso viene accusato il governo russo. I governi occidentali sono infatti spesso impegnati in strategie di manipolazione e inganno tramite esagerazioni, omissioni e informazioni fuorvianti. Questo si è potuto vedere recentemente in modo molto chiaro nel periodo precedente alla guerra in Iraq, quando l’intelligence è stata manipolata e utilizzata per spingere l’opinione pubblica ad accettare l’invasione dell’Iraq.

Inoltre il recente report Chilcot descrive come, già nei primi giorni dopo l’11 settembre i falchi di Washington sostenessero che “una coalizione apposita, unita da uno scopo comune (contro il terrorismo internazionale) si potrebbe usare anche per ripulire la regione [mediorientale] da altri problemi“. Tony Blair discusse come le fasi 1 e 2 della “guerra al terrore” avrebbero richiesto “un’unità di propaganda dedicata e coesa“.

Da tutto ciò si può ragionevolemente pensare che l’opinione pubblica occidentale sia stata presa nella trappola di una campagna di propaganda ingannevole, che ha sfruttato la minaccia del terrorismo per “ripulire altri problemi“, e che è stata istigata proprio dai nostri governi e trasmessa dai “nostri” mezzi di informazione. La propaganda e l’inganno non sono, si potrebbe direbbe, una prerogativa dei paesi non-occidentali; sono vive e vegete anche nelle democrazie occidentali.

Questi sono tempi confusi per i consumatori di notizie, e la questione su quali fonti di notizie siano attendibili è critica e impegnativa come lo è sempre stata. Dato il livello di conflitto effettivo e potenziale che c’è nel mondo oggi, e in più le questioni pressanti sulla crisi ambientale e di risorse e la povertà, è essenziale che le persone imparino a guardare i mezzi d’informazione con giudizio critico e si difendano dalle manipolazioni. Il primo passo per essere meglio informati è quello di smettere di pensare, da un lato, che i nostri governi e i nostri mezzi di informazione siano liberi dalle manipolazioni, e dall’altro che i governi e i media “stranieri” siano solo pieni di bugie propagandistiche.

Il secondo passo è quello di riconoscere che uno può avere degli approfondimenti e delle informazioni utili da una varietà di fonti di informazione diverse, tra cui anche quelli che vengono derisi come organi di propaganda, quali Russia Today, al-Jazeera e Press TV: non vanno affatto ritenuti “off-limits”. È ampiamente riconosciuto che i media mainstream, dovunque abbiano la loro sede, sono eccessivamente deferenti verso i poteri economici e politici, e questo significa che, come consumatori di notizie, dobbiamo pensare a come esplorare siti di notizie e informazioni alternative, come Media Lens e Spinwatch. Più ampiamente, dobbiamo diventare maggiormente consapevoli delle strategie di manipolazione che tutti i governi utilizzano per plasmare comportamenti e opinioni.

In un’epoca nella quale gli esperti dei “think tank” e delle pubbliche relazioni dominano i mezzi di comunicazione, potrebbe essere il momento di impegnare gli studiosi accademiciin modo più completo come fonti di commenti e di analisi (relativamente) più indipendenti. Questi passi da compiere potranno apparire troppo impegnativi e dispendiosi in termini di tempo per molte persone, ma il fatto è che viviamo in tempi impegnativi, e la posta in gioco diventa più grande anno dopo anno. La necessità di un’opinione pubblica informata e capace di difendersi da sola contro le manipolazioni è più grande che mai.

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