La lotta del popolo in Val di Susa contro la costruzione della pericolosissima Tav sta assumendo contorni inquietanti visto il sovrapporsi di risvolti antipopolari e antidemocratici1.
E’ forte il sospetto che dopo anni di scontri e bracci di ferro lo Stato voglia far fare alla questione un salto di qualità in virtù dei tempi che corrono a livello mondiale trasformando una semplice contesa locale in un’applicazione di orwelliano nuovo ordine mondiale.
La questione fondamentale intorno alla Tav è ormai quasi ignorata dal mainstreaming e dalla politica. Non si discute più del perché si voglia costruire quella ferrovia o del perché sia al contrario del tutto inopportuno farla.
Semplicemente le notizie si attaccano quotidianamente a fatti di secondaria importanza all’unico fine di focalizzare l’attenzione sullo scontro tra manifestanti e forze dell’ordine, sulla cosidetta “violenza”.
E indipendentemente dalla bufala sul piatto del giorno, la conclusione (meglio sarebbe dire la premessa) è che i No Tav sono una banda di picchiatori facinorosi mentre i bravi ragazzi in divisa e manganello i tutori dell’ordine, della giustizia, della quiete sociale.
Fandonie.
Attualmente lo Stato italiano – e l’Europa delle consorterie che rappresenta in questa faccenda – sta sfruttando la questione Tav per alimentare la bufala del terrorismo anarchico, ultimo ritrovato dell’ingegneria massmediatica per distrarre in massa l’attenzione della gente dai problemi reali a vantaggio di altri fittizi ma seducenti.
E così la colossale organizzazione anarchica che per dimensioni farebbe impallidire la gloriosa Gladio Atlantista non solo sarebbe sorta dalla sera alla mattina in Italia, non solo avrebbe già puntato lo sguardo sulle Olimpiadi di Londra, ma ora starebbe affilando le armi per colpire in val di Susa, essendo note le tendenze anarco-collettiviste a bakuniniste di Chiomonte e limitrofi…
Il comportamento delle forze dell’ordine è inoltre sempre più sorprendente, naturalmente in negativo. Sebbene nei mesi scorsi fossero circolate le prime voci di malumore tra polizia e carabinieri, stanchi di manganellare gente che aveva palesemente ragione, ora il Sindacato Autonomo di Polizia di Padova anziché meditare sul perché persone civilissime sembrino improvvisamente essersi trasformati in Unni inferociti – analisi che un sindacato dovrebbe fare nell’interesse dei propri lavoratori – si sostituisce invece agli stessi vertici della polizia e dello Stato proponendo l’uso di urticanti negli idranti per disperdere i manifestanti.
Esplicitamente contro la propria missione di tutela della cittadinanza, la polizia mira solo a reprimere i cittadini che pensano e che protestano.
L’obiettivo strategico è doppio. La Tav s’ha da fare e ogni contestazione, anche la meglio argomentata, è derubricata ad atto criminale, vuoi distorcendo il legittimo uso della forza da parte dei cittadini vuoi infiltrandola opportunamente. Tutto questo per arrivare a un’opera del tutto inutile, se dovesse mancare l’obiettivo per cui è concepita, e dannosa se paradossalmente dovesse centrarlo, poiché la Tav servirebbe a muovere velocemente le merci verso l’Europa partendo dai paesi dell’est dove sarebbero delocalizzate le nostre produzioni industriali.
In secondo luogo, l’obiettivo ancora più in alto è trasformare il caso Tav in una regola generale che valga in futuro: ciò che è dettato dalla consorteria si farà e ogni opposizione è inutile.
Contro tutto questo, contro uno Stato che rinnega la propria identità (io collettivo dei cittadini) a vantaggio dell’oligarchia, la forza, la violenza sono pratiche legittime.
[1] Laddove con “democrazia” evidentemente, si intende la parola nel suo etimo originale e non certo il significato datole dall’Occidente
Di Simone
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