Uno studio della Cgia di Mestre calcola in almeno 16 miliardi di euro i risparmi possibili razionalizzando la spesa e combattendo sprechi e corruzione. Ma Padoan, di fronte alla richieta Ue di una manovra correttiva da 3,4 miliardi, pensa di recuperare la maggior parte delle risorse dall’ennesimo aumento delle accise. Insomma, anche se la lotta all’evasione conosce nuovi successi, il mantra è sempre quello: la pressione fiscale continua a crescere.

Sedici miliardi di euro. A tanto ammonterebbe la cifra che sarebbe possibile risparmiare tagliando la spesa pubblica improduttiva, secondo uno studio della Cgia di Mestre.

Si tratterebbe di un guadagno non importante, nel momento in cui la Commissione Europea chiede al nostro Paese una correzione nei conti pubblici di 3,4 miliardi, che inciderebbe appena sullo 0,4 per cento del totale della spesa pubblica, pari a circa 380 miliardi di euro.

Il governo e il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan in particolare sono pronti a tutto pur di evitare una nuova manovra correttiva che ottemperi alle misure di aggiustamento dei costi richieste da Bruxelles. Ma la posizione politica dell’Italia non consente di alzare la voce e dalle parti di Viale XX Settembre stanno già studiando le soluzioni per far fronte al diktat europeo.

Le ricette proposte da Padoan non sono del resto particolarmente originali: secondo il dossier tecnico allo studio degli addetti ai lavori la prima mossa si parla di un rincaro delle accise sulla benzina fino a due punti oltre un miliardo. Ottocento milioni dovrebbero poi arrivare dalla razionalizzazione della spesa, ma in maniera “semi-lineare” e con attenzione a “salvare le voci politicamente più sensibili” (tanto che Matteo Renzi, attento a qualsiasi tema che sia vagamente elettorale, avrebbe chiamato Padoan per chiedergli di non innalzare le tasse, ndr).

Forse i tecnici di Palazzo delle Finanze potrebbero dare un’occhiata al documento della Cgia, dove sono indicate le modalità con cui ottenere tagli per sprechi che ammontano a una cifra fino a quattro volte superiore a quella richiesta dalla Ue. Vediamo come.

Questa somma, secondo il centro studi della Confederazione dell’Artigianato mestrina, può essere recuperata almeno da tre fonti.

Innanzitutto gli sprechi nel settore sanitario, certificati da Ispe-Sanità, che ammonterebbero a 6 miliardi di euro a causa di corruzione e mala amministrazione.

In secondo luogo quasi 5 miliardi potrebbero essere recuperati dal taglio degli sprechi derivanti dalle risorse contro la povertà destinate indebitamente a famiglie abbienti, dimostrato dal rapporto 2015 “Non per cassa ma per equità” dell’Inps.

Ulteriori cinque miliardi, inoltre, potrebbero essere ricavati dalle diverse voci di spesa pubblica improduttiva segnalate dalla Guardia di Finanza nel suo rapporto annuale, fra 481 milioni di contributi indebitamente percepiti e richiesti a carico del bilancio Ue, 581 milioni di contributi indebitamente percepiti a carico del bilancio di Stato ed enti locali, 304 milioni di truffe al sistema previdenziale e sanitario e oltre 4350 milioni di danni patrimoniali per sprechi e irregolarità nella gestione delle risorse pubbliche.

Ma non basta. Un precedente studio di fine dicembre nell’ambito di una ricerca comparativa fra le province italiane dimostra come qualcosa che ha dell’incredibile: uniformando le prestazioni della Pa all’efficienza di quella di Trento, il Pil potrebbe crescere di oltre 30 miliardi. Due punti percentuali all’anno, l’equivalente di una manovra finanziaria.

Cifre che non solo consentirebbero di evitare la manovra correttiva, ma che rappresenterebbero un tesoretto molto superiore, che sarebbe utilissimo ma che il governo non sembra voler raccogliere.

“Dopo aver approvato in fretta e furia una legge di Bilancio molto generosa sul fronte delle uscite – esordisce il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo – ora, dopo la richiesta da parte dell’Ue di correggere i nostri conti pubblici per 3,4 miliardi, il Governo decide di recuperarli agendo soprattutto sul fronte delle entrate.”

Una buona notizia, sul fronte dei conti pubblici, arriva per fortuna dal contrasto all’evasione fiscale, che nel 2016 ha fatto segnare un record. Ben 19 miliardi di euro: si pensi che nel 2006 erano stati appena 4,4 e che il trend si ripete positivo da oltre dieci anni.

Purtroppo, come Capiredavverolacrisi aveva già dimostrato, questi successi nella lotta all’evasione non valgono ad abbassare le tasse. Che invece, nonostante gli sprechi, continuano ad aumentare.

Capire davvero la crisi

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