
Nelle ultime settimane, H.Clinton si è contraddistinta con accuse sopra le righe, nel tentativo di aggirare l’ostacolo del veto russo e cinese a ripetere a Damasco quel che la NATO fece a Tripoli e Bengasi.
Gli Stati Uniti hanno reiteratamente ribadito di esigere un “cambio di governo in Siria”, obiettivo che contrasta con la missione pacificatrice affidata a Kofi Anan.
Il veto riproposto più volte dalla Russia e Cina ha portato alla cristalizzazione di un pittoresco “fronte umanitario”, composto dai soliti noti con l’arruolamento dei petromonarchi feudali del Qatar e dell’Arabia saudita.Questi ultimi, nella veste di finaziatori ed attivatori delle reti mercenarie fondamentaliste, già sperimentate in Libia. Del resto, Washington, Parigi e Londra hanno più volte detto apertamente di voler appoggiare anche con mezzi militari la sovversione anti-Assad.
Dopo il vertice del Patto di Shangai, gli alleati asiatici dei russi e dei cinesi, hanno tracciato una linea rossa invalicabile sulla Siria: non permetteranno l’aggiramento illegale della risoluzione dell’ONU e della missione di Kofi Anan. A questo punto, non è da escludere l’invio di un contingente militare di interporsizione. Sarebbe la prima volta che il Patto di Shangai entrerebbe in contatto con i militari delle forze “umanitarie” e con i mercenari da queste sponsorizzati.Questo scenario ha preso forza con il lancio di un missile intercontinentale russo -passato sotto silenzio dalle multinazionali mediatiche- le cui caratteristiche sono ancora al vaglio