Di Cristina Bassi

RABBINO AHRON COHEN: discorso alla Università di Birmingham, UK, 2003

RABBINO AHRON COHEN: discorso alla Università di Birmingham, UK, 2003

(…) Esaminiamo ora il movimento sionista. Venne fondato circa 100 anni fa, soprattutto da individui secolarizzati, che stavano abbandonando la loro religione ma conservavano ancora quello che consideravano il marchio (d’infamia) di essere ebrei in esilio. Ritenevano che il nostro stato di esilio fosse dovuto al nostro atteggiamento servile – la mentalità del Golus (esilio) – e non a un Ordine DivinoVolevano sbarazzarsi dei vincoli dell’esilio e cercare di costituire una nuova forma di identità ebraica. Non basata sulla religione ma basata sulla terra. Basata su una tipica aspirazione nazionalista, secolare, guidata dall’emozione, simile a quella della maggior parte delle altre nazioni. La loro politica aveva come perno centrale l’aspirazione di costituire uno Stato ebraico in Palestina. Ma stavano forgiando un nuovo tipo di ebreo. In realtà non era assolutamente un ebreo – era un sionista.

Il movimento sionista costituiva l’abbandono completo dei nostri insegnamenti e della nostra fede religiosa – in generale – e in particolare un abbandono del nostro approccio al nostro stato di esilio e al nostro atteggiamento verso i popoli con cui viviamo.

Il risultato pratico del sionismo sotto forma dello Stato conosciuto come Israele è completamente estraneo al giudaismo e alla fede ebraica. Lo stesso nome Israele, che originariamente designava quelli che sono conosciuti come i figli di Israele, e cioè il popolo ebraico, è stato usurpato dai sionisti. Per questa ragione, molti ebrei ortodossi evitano di riferirsi allo Stato sionista con il nome di Israele.

L’ideologia del sionismo non è quella di affidarsi alla divina provvidenza ma di prendere la legge nelle proprie mani e di forzarne il risultato sotto forma di uno Stato. Questo è del tutto contrario all’approccio alla questione dell’esilio che la nostra Torah ci richiede di adottare, per come ci è stato trasmesso dai nostri grandi leader religiosi. Ho parlato finora dal punto di vista della fede religiosa. Ma esaminiamo il punto di vista umanitario (che è esso stesso un obbligo religioso, come ho detto in precedenza). L’ideologia dei sionisti era, ed è, quella di forzare l’aspirazione ad uno Stato senza curarsi dei costi, in termini di vite umane e di proprietà, di coloro che si trovano sulla loro strada. I palestinesi stavano sulla loro strada. Ci troviamo di fronte al fatto che, per conseguire un’ambizione nazionalista malconcepita, è stata commessa dai sionisti una scioccante trasgressione della giustizia naturale, costituendo in Palestina un regime illegittimo del tutto contro la volontà della popolazione lì residente, i palestinesi, trasgressione che inevitabilmente ha dovuto fondarsi sulla perdita di vite umane, sulle uccisioni e sui furti.

La maggior parte degli ebrei ortodossi accettano il punto di vista dei Neturei Karta fino al punto di non essere d’accordo, in via di principio, sull’esistenza dello Stato sionista, e non verserebbero una lacrima se tale Stato dovesse finire. Vi è tuttavia una gamma di opinioni su come affrontare il fatto che al momento lo Stato sionista esista. Queste opinioni variano dalla cooperazione effettiva, all’accettazione pragmatica, all’opposizione totale sempre e comunque. Quest’ultima costituisce l’approccio dei Neturei Karta. Ma c’era e c’è un ulteriore fenomeno sionista che complica il quadro. Esso è costituito dai sionisti religiosi.

Si tratta di persone che affermano di essere fedeli alla religione ebraica, ma sono state influenzate dalla filosofia, nazionalista e secolarizzata, sionista, e che hanno aggiunto una nuova dimensione al giudaismo – il sionismo, con lo scopo di costituire e di espandere uno Stato ebraico in Palestina. Essi cercano di realizzare questo scopo con grande fervore (io lo chiamo giudaismo con qualcosa d’altro). Essi affermano che questo fa parte della religione ebraica. Ma il fatto è che questo è assolutamente contrario agli insegnamenti dei nostri grandi leader religiosi.
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