DI ALBERTO MICALIZZI

Messi nell’angolo  da un impianto accusatorio solido e circostanziato in un processo per manipolazione di mercato ai danni della popolazione e delle istituzioni italiane, ieri gli imputati di Standard&Poor’s hanno ricorso alla mossa disperata di chiamare come testimone della difesa Luigi Zingales, professore presso l’Università di Chicago, che si è cimentato in un tentativo goffo di sostenere la fondatezza dei giudizi delle agenzie di rating del 2011 e 2012.

Utilizzando una narrativa soprattutto qualitativa, opposta alla precisione quantitativa che ha supportato la tesi del Pubblico Ministero Michele Ruggiero, Zingales ha sostenuto che nell’estate 2011 lo spread sul BTP si impennò a causa di una più generale preoccupazione dei mercati per la crisi greca. Che tale situazione avrebbe creato tensioni sul credito e quindi indebolito le banche.

Forse l’economista era distratto in quanto il punto dell’accusa, dimostrato empiricamente, era che il giudizio delle agenzie di rating sull’Italia era oggettivamente falso in quanto basato sul debito delle banche e del Tesoro italiano verso soggetti esteri. Tale debito non solo non si era deteriorato nel 2011 ma restava uno tra i più bassi rispetto agli altri principali Paesi europei.

Sempre Zingales ha sostenuto poi che a seguito dell’intervento della BCE “Il mondo ha iniziato ad andare molto meglio, ma in Italia il rapporto Debito/Pil ha continuato a crescere. E questo perché il Paese non era in grado di crescere.” Posso solo sospettare che il “mondo” al quale Zingales ha fatto riferimento è il suo mondo, quello delle banche, in questo bisogna riconoscere che ha detto una grande verità…quel mondo è andato decisamente meglio!

Certo, poi sarebbe utile che con un po’ di pazienza ci spiegasse come poteva l’Italia crescere con un vincolo di pareggio di bilancio, con circa 90 miliardi di euro all’anno di interessi sul debito pubblico e senza poter inserire nuova moneta nell’economia reale…ma certamente l’economista andava di fretta e questi in fondo devono essergli sembrati dei banali dettagli.

Fatto sta che ha avuto il pudore di concludere che “S&P dimostra una lungimiranza che non era presente in molti delle istituzioni politiche europee.” Anche qui, come si può dargli torto? Probabilmente anche lui si è accorto che Standard&Poor’s scrive le agende dei Governi, per cui è lapalissiano che le direttive impartite giungano ai membri degli esecutivi politici come qualcosa di nuovo, “che non era presente”…

Che dire? Forse che il rispetto di sé dovrebbe venire prima di qualsiasi altra considerazione… Forse che oggi come ieri c’è chi difende l’Italia e gli italiani a proprie spese, ed a rischio della propria vita e della propria libertà, e c’è chi invece per un tozzo di pane venderebbe l’anima.

Di certo Ezra Pound sbagliò quando definì i politici camerieri dei banchieri…..si era dimenticato di aggiungere gli economisti main-stream…

(20 Gennaio requisitoria e sentenza)

FONTE: Alberto Micalizzi Facebook

Commenta su Facebook