Dopo circa un anno e mezzo sono impietosi i numeri, che bocciano ancora una volta (qualora ce ne fosse la necessità) una delle riforme più disastrose della storia recente.
I fantasmi degli effetti del “rigor mortis” del Governo Monti continuano ad aleggiare nella nostra penisola, con una delle riforme più fallimentari della storia politica italiana. La Riforma Fornero, una delle priorità del Governo montiano voluta fortemente anche dall’Europa continua a mietere vittime e a creare malcontento. Creata con l’intento di combattere la “flessibilità cattiva” ha di fatto aumentato la rigidità nel settore, problema di cui ne è a conoscenza l’attuale Ministro del lavoro Giovannini e che ora è al vaglio in parlamento al fine di semplificare le assunzioni, cercando di far sparire gli obblighi settoriali di inserire clausole assurde. é pur vero che in tempo di crisi è più difficile trovare un lavoro, ma i numeri devastanti di questa infelice riforma sono sotto gli occhi di tutti. Secondo un sondaggio Gi Group, effettuato su un campione di 500 aziende, le assunzioni sono ai minimi storici facendo registrare solo un misero 17%, meno di un’azienda su quattro ha stabilizzato un dipendente precario, sfruttando gli incentivi previsti. “Molti atipici sono stati assunti a tempo determinato, contrattini di qualche mese, molti non sono stati rinnovati, parte addirittura passati a collaborazioni più precarie, come la partita Iva”, dice il professore. Ma il fallimento più grave, sostiene, è quello dell’apprendistato, che sarebbe dovuto diventare la strada maestra per l’inserimento dei giovani. Dopo la riforma il suo utilizzo è addirittura diminuito, appena 60mila contratti firmati nel primo trimestre del 2013: “Per le aziende è ancora un contratto con troppi vincoli, specie dal punto di vista formativo. Senza contare che ogni Regione ha norme diverse”. Insomma numeri quantomeno disastrosi che dimostrano come la riforma sia servita solo ad affossare una Nazione già in difficoltà. Inoltre, sempre secondo Gi Group c’è un assoluto ritorno al precariato, considerato l’intero primo anno di regime Fornero infatti l’incidenza degli atipici sul totale degli assunti è la stessa del periodo precedente. “All’inizio c’è stato un effetto deterrenza, la legge era severa”, spiega il giuslavorista Armando Tursi, professore all’Università Statale di Milano. “Poi le imprese sono rimaste alla finestra, hanno visto che alcuni vincoli venivano alleggeriti: è possibile che una parte sia tornata alle vecchie pratiche”. Ovviamente questo crea un effetto catena, visto che se la gente non lavora, non spende e se non spende non circola moneta e nei casi peggiori c’è chi è impossibilitato a pagare anche solo le bollette o l’affitto. Se a tutto questo aggiungiamo che anche chi lavora deve far fronte al ritardo nei pagamenti degli stipendi e in molti casi le amministrazioni pubbliche sono in gran difficoltà a volte pagando stipendi con ritardi di mesi interi la situazione complessiva che ne viene fuori è desolante. Ad esempio, la Regione Lazio paga il Fatebenefratelli sempre più tardi e ci sono casi limite di persone che hanno ritrattato la data dello stipendio dal 27 del mese al 5 di quello successivo. Insomma, un quadro assolutamente devastante in cui, oltre alla naturale crisi che può colpire un paese, ci si è messa anche l’incapacità di qualche politicante di turno che ha reso la ripresa ancor più difficile di quanto effettivamente sia.
Federico Succi
Fonte: http://www.infiltrato.it/lavoro/posto-fisso-ai-minimi-storici-imprese-distrutte-dalla-riforma-fornero-elsa-pluribocciata#sthash.rqmXMIL0.dpuf