DI KONSTANTIN GORDEEV
Strategic Culture

Dando uno sguardo attento alla realtà della globalizzazione e dell’odierna crisi economica e finanziaria, non è da escludere che siano state create artificialmente e che tutto quello che sta succedendo abbia un suo scopo (non importa quanto venga considerato indecente parlare di “cospirazione globale” in una società ordinata).

La situazione odierna nel mondo è uno stadio intermedio del progetto che i rappresentanti dell’élite globale avviarono circa cinquanta anni fa per poter creare la società connessa tecnotronica globale.

Tornando al 1996, circa venticinque anni dopo che fu lanciato il progetto di globalizzazione (tra il 1969 e il 1971) e quindici anni prima dell’attuale crini economica e finanziaria che sta facendo il mondo a pezzi, due redattori dell’autorevole settimanale tedesco Der Spiegel, H.P. Martin e H. Schumann, pubblicarono uno studio, nel quale illustravano, con l’aiuto di numerosi prove empiriche, gli aspetti negativi della “ristrutturazione globale”, che non corrispondeva al quadro roseo che usciva dai modelli economici. In altre parole, anche allora il vecchio paradigma economico produceva risultati scorretti e, nei momenti critici, se ne chiedeva la sostituzione.

Le tendenze, definite dallo studio di Martin e Schumann, si sono pienamente sviluppate nel moderno mondo globalizzato, malgrado questa prima e importante osservazione degli autori tedeschi, che riferirono come la globalizzazione porti a un cambio di sistema sociale in conformità alla “distribuzione di Pareto”. Parlando dei padri della globalizzazione, i redattori dello Spiegel hanno affermato che il trend attuale non è una coincidenza, ma un risultato progettato e atteso.

Il termine “distribuzione di Pareto” usato in sociologia e in economia implica che i cambiamenti accumulati nel sistema portano a una redistribuzione delle risorse tra i suoi componenti in una certa progressione geometrica, ad esempio 20 a 80. Applicandolo alla società, questi termini comportano che, indipendentemente da quanto la società diventi ricca o povera o quanto la popolazione cresca o declini, il 20% dei membri sempre possederanno l’80% del bene comune. Lo stesso si applica alla ripartizione del potere, alla passionalità, alle capacità e a tutto quello che è collegato con l’auto-organizzazione.

Sapendo questo. diventa chiaro il perché la discussione pubblica sulla globalizzazione come progetto da “20 a 80” è un tabù. L’unificazione del mondo in un unico sistema economico-finanziario si è trasformata in un sistema chiuso che non lascia posto ai perdenti. Gli outsider non hanno aree dove potersi muovere per iniziare la vita da zero.

Inoltre, in un “grande gioco economico” il principio dell’apertura è stato preservato: le fonti delle sue energie rimangono esterne e, almeno allo stadio attuale, inesauribili. Il premio finale per i vincitori è la totale monopolizzazione di tutti i segmenti che controllano nella vita sociale ed economica e l’appropriazione di tutta la ricchezza del pianeta. Naturalmente, non è una cosa ragionevole dichiarare apertamente cose simili a quelli che rimangono senza risorse proprio a causa di questa truffa globale.

Quelli che vengono spinti dalla truffa globale nei “sottoscala dell’esistenza”, vengono semplicemente descritti come “quasi l’intera razza umana”. Tra le informazioni trapelate dalla sessione dello scorso anno del Bilderberg, c’era un’affermazione che “secondo le loro stime” il numero di persone di successo nel mondo era di circa 150 milioni (con i membri della famiglia salivano a 250-280 milioni), che rappresenta il 4% dei quasi sette miliardi di abitanti della Terra. E di tutti gli altri? Vengono automaticamente etichettati come “sconfitti”, “di scorta”, “di troppo” e sono soggetti, se non alla riduzione diretta, almeno a essere spinti verso il livello della degradazione sociale. Il concetto di regione geografica è destinato alla devastazione, mentre l’istituto dello stato ne viene minacciato, dato che non è più necessario in un pianeta diviso in sfere di influenza dei gruppi finanziari globali (GFG) e delle compagnie multinazionali (TNC).

L’ultima sessione del Bilderberg, che si è tenuta dal 9 al 12 giugno a Saint Moritz in Svizzera, a parte gli argomenti annunciati in precedenza (il disastro di Fukushima, la chiusura delle centrali nucleari in Germania, le rivoluzioni arabe, i problemi del cyberspazio), si è anche focalizzata sulla “liquidazione dell’Europa” (come è stato pronunciato dal direttore generale di Deutsche Bank, J. Akkerman) e sul prolungamento artificiale della crisi finanziaria globale per poter indebolire le economie nazionale e per creare un sistema di gestione transnazionale.

In effetti, l’Europa era al centro dell’attenzione nella clamorosa primavera del 2011. il “difetto” principale dell’Europa nei termini del progetto globale è dato dal livello di vita “estremamente” alto dei suoi 400 milioni di abitanti, protetti da forti garanzie sociali. Queste garanzie sociali sono finanziate dai profitti delle TNC e dei GFG, (registrate in Europa) grazie alle esportazioni di tecnologie e al risparmio sui costi per la forza lavoro economica presente in Cina e nell’Asia Sud Orientale.

Ci sono diversi settori da attaccare per demolire la fortezza europea: 1) il settore economico-finanziario (per mettere a repentaglio le economie delle nazioni europee; 2) il settore politico (con la rottura dell’Unione Europea), 3) il settore sociale (il lancio del “caos gestibile” esportando le rivoluzione, le migrazioni di rifugiati musulmani e la dipendenza dalle droghe).

Il primo settore non implica unicamente la demolizione dell’Euro. Il default non dovrebbe riguardare solo i paesi europei. Il default è la diretta conseguenza della crisi finanziaria, che è iniziata quattro anni fa, e in qualche modo riguarda tutti i partecipanti della piramide odierna, creata dai proprietari di quell’irresponsabile impresa privata nota come Federal Reserve SystemA un certo punto, i produttori della principale moneta del pianeta hanno anche raggiunto il livello di dover dichiarare la propria insolvibilità. Il collasso del FRS, il cui fardello verrà addossato sulle spalle della popolazione statunitense, sarà la logica conseguenza di quarant’anni di truffa globale, che ha portato profitti ai suoi organizzatori e la depredazione per tutti gli altri.

La Grecia e gli altri outsider europei sono diventati il “capro espiatorio” solo perché non sono riusciti a sostenere la competizione nel momento in cui hanno perso le loro risorse domestiche nel “casino” globale (“Distribuzione di Pareto”). Si è inoltre appurato che la solidarietà politica della confederazione dell’UE non riesce ad assicurare la sua integrità.

È una situazione da “ognuno per sé” dove tutti preferiscono morire da soli. Se nella prima fase dei problemi della Grecia si potevano udire frasi sull’effetto domino e che un ritiro della Grecia dall’Unione sarebbe stata una catastrofe, dalla fine di giugno il collasso di ognuna delle economie europee è diventata una previsione a breve termine e sono state veicolate domande esplicite per espellere i paesi in bancarotta dall’Unione Europea.

L’economia, che da un lato sta provocando una sempre maggiore povertà e porta alla disintegrazione dell’UE, mentre dall’altro fa arretrare i programmi sociali e aumentare le disparità di ricchezza nelle nazioni europee, ha creato la prima ondata di caos che sta affliggendo l’Europa.

Il peggioramento delle condizioni planetarie a causa del disastro provocato dall’uomo nell’Atlantico, dalla crisi petrolifera provocata dalle “crisi architettate” nel mondo arabo, dal disastro nucleare in Giappone che intacca la fiducia per l’energia e rende l’argomento idrocarburi più teso che mai, delle torme di immigranti dall’Africa del Nord, tutti questi fattori messi insieme comportano un peso economico notevole per le nazioni europee. E il sabotaggio biologico con l’obbiettivo di sabotare l’agricoltura europea è un qualcosa senza precedenti. Qualsiasi cosa sia il ceppo virulento dell’E. Coli, non può sviluppare un’epidemia e provocare un alto numero di vittime tra la popolazione. Ma può provocare il panico, indebolire la domanda dei prodotti agricoli e portare alla devastazione di questo settore dell’economia. Questo è quello che sta accadendo proprio ora.

E ora c’è una seconda ondata di caos che l’Europa dovrà affrontare. Tanto l’economia peggiora e tanto più grande è il numero di persone che sono scontente per la diminuzione delle tutele sociali, tanto più pronte saranno le persone a scendere in strada per manifestare. Finora ci sono stati precedenti solo in Grecia e in Spagna. Ma si sa, piove sempre sul bagnato. Il meccanismo della rivoluzione simile a quelle del mondo arabo sono state lanciate con lo slogan “Per la Vera Democrazia!”, “Per la Rivoluzione dalla Tunisia alla Siberia!”

Non c’è alcun dubbio che la fiamma delle rivoluzioni aumenterà una volta se la situazione raggiungesse un punto critico e i giovani e il proletariato del mondo arabo immigrato in Europa contribuiranno a diffondere le fiamme in tutto il continente.

Siamo di fronte a un caos architettato, per la riduzione della popolazione sulla Terra di centinaia di milioni di persone e per stabilire le condizioni per legalizzare l’appropriazione delle ricchezza nazionali. L’estate e l’autunno del 2011 non saranno noiosi per l’Europa.

 

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Fonte: http://www.strategic-culture.org/news/2011/07/12/for-the-revolution-from-tunisia-to-siberia.html

12.07.2011

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di SUPERVICE

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