E’ incredibile come ormai nel mondo della finanza ci sono  più ignoranti che gatti e volpi come nel campo dei miracoli di Pinocchio. Ieri all’improvviso non appena è uscito un anonimo dato sul livello dei prezzi alle importazioni ed esportazioni in America, tutti subito ad esultare per il più alto livello da circa 8 anni…

Price data were unusually weak in March and now the first indication in April is unusually strong. Import prices jumped 0.5 percent which is well above the 0.1 percent consensus and just above the 0.4 percent high estimate. Export prices rose 0.2 percent to beat the consensus by 1 tenth.

Petroleum, up 1.6 percent in the month, gave a boost to prices on the import side but ex-fuel pressures are evident nevertheless. Non-petroleum imports rose 0.4 percent which is the second best monthly showing for this reading of the 8-year expansion. Details show unusual price strength for vehicles, both imports and exports, and solid monthly strength at 0.3 percent for food products, again both imports and exports.

The shift from March weakness to April strength points perhaps to the effects of seasonal issues, specifically March’s heavy weather (which hurt March) and Easter’s calendar shift into April (which also hurt March to the benefit of April). Today’s results suggest that March’s 16-year low for the core PCE price index is likely to be quickly reversed and that Thursday’s producer prices and Friday’s consumer prices may both come in higher than expected.

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Nessuno che dia un’occhiata alla tendenza, quella curvetta delle illusioni che piano, piano , lentamente tende verso il basso.

I dati sui prezzi erano insolitamente deboli a marzo e ora nella prima indicazione di aprile è sono insolitamente forti. I prezzi delle importazione sono saliti di uno 0,5 percento, il che è ben al di sopra del consenso del 0,1 percento e appena sopra la più alta stima del 0,4 percento. I prezzi all’esportazione sono aumentati del 0,2 per cento superando il consenso di un decimo. Le importazioni di prodotti non petroliferi sono aumentati del 0,4 per cento, il che rappresenta la seconda migliore indicazione mensile per questa lettura degli ultimi 8 anni.

Si tira fuori il maltempo, la Pasqua e manca solo la Luna, in attesa del dato di venerdì, insieme a quello sulle vendite al dettaglio che ci racconterà come sta il leggendario consumatore americano in mezzo alla piena occupazione e con stipendi che fanno gola ad un nababbo.. Poi che le solite revisioni per sistemi di rilevamento opachi e inefficienti abbiamo portato a rivedere il dato di marzo da – 0,2 % a più 0,1% nulla importa.

La sintesi è che questo dato se confermato invece che portare all’esultanza per la ricomparsa dell’inflazione dovrebbe far riflettere che un simile aumento sui prezzi dell’import porterà ad una riduzione delle previsioni del Pil per il secondo trimestre dopo il già deprimente primo trimestre.

Dopo mesi e mesi di festeggiamenti per l’avvento del salvatore del mondo Trump, piano, piano, lentamente anche il segretario al commercio Ross ammette che U.S. Commerce’s Ross says 3 percent GDP growth not achievable this year… hei bellezza non avrai mica pensato che il nostro compito era quello di fare miracoli, nessuna crescita al 3 % quest’anno.

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Io me li immagino i mercati questa estate che cercano in mezzo alla sabbia la crescita del 3%, furiosi ed esasperati, non appena si accorgono di essere stati gabbati, si mettono a distruggere tutti i castelli di sabbia, gli altri quelli che rimangono in piedi verranno spazzati via dall’onda della prossima crisi che verrà.

Ieri Gundlach, ha suggerito che il livello del VIX, l’indice della paura, della volatilità è “insanamente basso”. Ora a parte le ovvietà, prima della crisi del 2007, anche il nostro Draghi andava in giro a suggerire che questi livelli, la compiacenza degli operatori era alquanto sospetta e abbastanza pericolosa. Peccato che ormai nei mercati si sia insinuata la certezza che non accadrà mai nulla, che le banche centrali faranno qualunque cosa per salvare il salvabile. Lo stanno facendo quotidianamente, comprano azioni o le fanno comprare dai loro azionisti, regalando soldini gratis.

“Preferirei essere più oltremare che negli Stati Uniti”, ha spiegato Gundlach.

No dai, non dirmi che qualcuno si sta accorgendo che la crescita americana è tutta un grande bluff e che la rotazione in corso verso i mercati europei e emergenti andrà avanti sino all’estate quando tutto crollerà nello spazio di un istante. C’è chi mi chiede perchè proprio questa estate, io non lo so, lo sa solo il buon Machiavelli, chiedetelo a lui, che ne sa sempre una più del diavolo. Non escludo a breve una rasoiata!

Il vix è ormai ai minimi dal 1993, la dimostrazione che la crisi è finita e che tutto va a gonfie vele suppongo! Gundlach pensa che ogni volta che il VIX scende sotto a 10, se si potesse bisognerebbe comprarlo a mani basse, ma non puoi, un normale Joe, non può andare lungo sul VIX.

Sbagliato, a tempo debito Machiavelli si comprerà una confezione di Vicks Sinex spray nasale per combattere il raffreddore iniziale prima che si trasformi definitivamente in broncopolmonite. Il problema non è lo strumento ma l’uso che se ne fa e in questi anni in molti hanno abusato.

A proposito voi sapete come al nostro Machiavelli piace tanto la storia, via The Daily Bell ve ne raccontano una bellissima e attualissima, senza dimenticare che non è ancora giunto il momento di ritirarsi definitivamente sulla riva del fiume.

Leggetevela io non ho tempo di tradurvela, ma credetemi servirebbe un bagno di umiltà, tutti a rileggersi la storia, maestra di vita, circa 180 anni fa, il 10 maggio del 1837, le banche di New York…

Panico del 1837 – Wikipedia

Il Panico del 1837 fu una depressione economica, una delle più gravi crisi finanziarie nella storia degli Stati Uniti. Il panico nacque da una febbre speculativa. La bolla scoppiò il 10 maggio 1837 a New York, quando tutte le banche bloccarono tutti i pagamenti in monete (d’oro e d’argento). Al panico seguirono cinque anni di depressione, con il fallimento delle banche e livelli record di disoccupazione.

Le cause includono le politiche economiche del presidente Andrew Jackson, tra cui la “Circolare sulla moneta”, e il ritiro dei fondi governativi dalla Second Bank of the United States. Martin Van Buren, il legittimo erede scelto da Jackson, che divenne presidente nel marzo del 1837, cinque settimane prima che il panico ingolfasse l’economia della giovane repubblica, venne incolpato dell’accaduto. Il suo rifiuto di coinvolgere il governo nell’economia venne visto da alcuni come un contributo ai danni e alla durata del panico. I democratici Jacksoniani avrebbero probabilmente incolpato l’irresponsabilità delle banche, sia nel causare la speculazione rampante che nell’introdurre l’inflazione della cartamoneta. Questa venne causata dall’emissione da parte delle banche di banconote che non potevano riscattare in monete d’oro o d’argento (note all’epoca come “hard money”, traducibile con moneta sonante); queste banconote persero valore nel tempo, così che ne occorrevano di più per acquistare le stesse cose che erano state comprate a meno in precedenza. Erano in circolazione molti pezzi di carta, i cui proprietari erano ansiosi di riconvertire al più presto in denaro “reale” (ovvero, monete).

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Io intanto per chi non conosce l’inglese vi lascio  anche questo scorcio di storia successiva perchè non dimentichiamocelo ci fu anche la crisi bancaria del 1819 e via dicendo, tratto da …

La crisi economica del 1873 e il passato che ritorna: ci aspettano 20 anni di depressione?…

Nel 1873 c’è stata la prima grande crisi economica di portata mondiale, è durata 22 anni e ha preso il nome di Grande Depressione. A volte il passato ritorna e facendo un confronto tra la crisi attuale e quella di fine Ottocento ci rendiamo conto che ci sono diverse similitudini. Vediamole nel dettaglio.

PRESUPPOSTI INIZIALI. Nel 1873si arrivava da una costante crescita economica, durata più di 30 anni e dovuta per lo più alla rivoluzione industriale. Ma anche nei 30 anni prima della crisi del 2008 c’era stata una forte crescita, infatti secondo l’IMF World Economic Outlook di Aprile 2008 la crescita del PIL mondiale dal 1978 al 1995 è stato di 3,2% annuo, tra il 1995 e il 2007 del 4% annuo e se teniamo conto solo dell’ultimo periodo pre-crisi, 2003-2007, abbiamo una crescita del PIL di ben 4,5%. Fino al 2007 quindi non abbiamo mai avuto un PIL mondiale negativo.

ORIGINI DELLE CRISI. Come riporta il Prof. Scott Reynolds Nelson, del College of William and Mary di Williamsburgh (Virginia), storico dell’Ottocento, nel 1873la crisi partì dal settore immobiliare e poi si trasferì al settore finanziario, causando un crollo delle borse. Alcuni anni prima della crisi infatti in Europa c’era stato un boom incontrollato nelle costruzioni, favorito anche da istituti finanziari che concedevano prestiti in maniera troppo azzardata, senza particolari garanzie. Dall’Europa poi c’è stato il contagio globale. Nel 2008 si è verificata esattamente la stessa cosa, solo che questa volta è partito tutto dagli Stati Uniti. Si è verificata una bolla immobiliare e c’è stata la crisi dei cosiddetti mutui subprime, cioè le banche prestavano denaro a clienti a forte rischio debitorio e questi non riuscivano a rimborsare i prestiti facendo andare in crisi il sistema. Si è trattata di una grossa speculazione finanziaria, di cui stiamo pagando ancora il conto.

REAZIONI. Il panico oggi come ieri ha avuto la meglio. L’8 maggio 1873 crollò la borsa di Vienna e ciò generò il panico, le banche cercarono di salvare il salvabile, creando però una spirale negativa che fece salire enormemente il costo del credito interbancario. Da lì a poco crollo tutto e ci fu il fallimento di una delle maggiori banche statunitensi, la Jay Cooke & Company. Nel 2008 stessa cosa, crollo del mercato immobiliare, crollo del valore del dollaro, ondate di vendite da panico e l’indice S&P500 di Wall Street che tra settembre e ottobre 2008 segna una flessione del 25,9%. Da qui c’è stata la crisi del credito, il forte aumento dei tassi interbancari e la più grande bancarotta della storia degli Stati Uniti: la banca d’investimento Lehman Brothers il 15 settembre 2008 chiude i battenti dopo 158 anni.

La crisi iniziata nel 1873 si è poi protratta per un periodo molto lungo, solo nel 1895 c’è stata una vera ripresa. Le misure adottate all’epoca furono grosso modo le stesse adottate oggi: forti interventi statali nell’economia. Anche se con modalità diverse, mentre nell’Ottocento gli Stati aumentavano le commesse pubbliche per aiutare le imprese, oggi gli aiuti si sono concentrati nell’aiutare le banche a non fallire. Altra operazione fatta nell’Ottocento è stata quella di aumentare i dazi doganali, operazione richiesta anche oggi da diversi analisti, ma per adesso la proposta protezionistica non ha trovato terreno fertile. (…) 

Come abbiamo visto ci sono diverse analogie, ma non è pensabile che la crisi attuale possa durare 22 anni come quella dell’Ottocento…

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O si certo non è pensabile, peccato che in molti hanno dimenticato il Giappone, la paura fa Nikkei! Il Giappone vive una strisciante deflazione da debiti, depressione mascherata da ormai più di 26 anni, sai bellezza non è pensabile che la crisi attuale possa durare 22 anni come quella…bellezza, Machievelli non vede l’ora di raccontarti un’altra storiella, mentre la fuori, consulenti, promotori finanziari, family banker e affini vari suggeriscono la storia infinita, la scoperta della fonte dell’eterna giovinezza.

La storia non si ripete mai ma ama fare la rima, state sintonizzati la verità è figlia del tempo e errori e avidità non hanno età!

Iceberg Finanza

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