In Italia si vota sempre di meno e ci si suicida sempre di più, senza che il mezzobusto patinato deputato a leggere il gobbo del TG si produca in una filippica intorno al cambiamento dei gusti degli italiani.
La penuria di votanti tutto sommato è un problema risibile, dal momento che non esistono quorum e per eleggere il cameriere di turno sono più che sufficienti i consensi dei soliti fedelissimi. Poco importa il fatto che in Italia il maggior partito sia quello degli astenuti, l’importante è che rimanga un coacervo di differenze governato dal dividi et impera, cristallizzato e senza possibilità di nuocere.
L’ondata di suicidi al contrario è qualcosa di un poco più serio, se non altro perché esiste sempre la remota possibilità che arrivi un giorno in cui il “disperato” decida di rivolgere “l’arma” non contro sé stesso ma contro il suo aguzzino. E allora le parole d’ordine sono dissimulare, sottacere, minimizzare. Ignorare insomma il più possibile il problema, fintanto che le sue dimensioni consentano di farlo. L’alternativa sarebbe quella di prenderlo in considerazione, entrare nel merito degli elementi che lo ingenerano, tentare di arginarlo proponendo delle soluzioni. Tutte azioni politicamente scorrette, che potrebbero mettere a rischio l’equilibrio dello spread e la stabilità dei mercati finanziari. Troppo pericoloso.
Ma anche all’interno della notte più buia, spesso capita di scorgere delle ombre che si agitano nei recessi senza luce…..
Nella Grecia ridotta alla fame, i partiti che maggiormente hanno sostenuto la scure della BCE sono stati puniti severamente dagli elettori, fra lo stupore dell’universo mediatico che in tutta evidenza fidava nel fatto che i greci intendessero proseguire nel masochismo ad oltranza.
La borsa è crollata, i partiti (nuovi, vecchi?) stanno tentando senza successo di abbozzare un’ipotesi di governo, Bruxelles osserva scettica, ma il problema resta sempre lo stesso. O la Grecia abbandonerà di corsa il tavolo da gioco dove l’hanno messa in mutande, senza curarsi di lasciare debiti, oppure l’alternativa sarà quella di proseguire l’agonia, attraverso nuovi tagli, nuovi licenziamenti e nuove svendite di patrimonio pubblico, finché nel paese resterà qualcosa che potrà essere razziato dalle mani dei banchieri.
Anche in Italia i fedelissimi del seggio si sono recati a votare, sia pur nell’Ambito di una tornata amministrativa minore che chiamava in causa circa un quarto (9 milioni) degli elettori, sia pur in maniera meno cospicua (calo di oltre il 7% dei votanti), sia pur in maniera assai confusa a causa della difficoltà nel coniugare l’avvento di un governo golpista con il terremoto intervenuto in molti dei partiti tradizionali.
Sullo sfondo del crollo del PDL e della Lega (ampiamente prevedibili) e di una sostanziale tenuta del polpettone centrosinistro (spesso unito da Rifondazioneall’IDV come ai “bei” tempi del governo Prodi), l’unico elemento di spicco è stato il grande successo del Movimento 5 stelle di Beppe Grillo che ha avuto la capacità d’intercettare il voto di molti fra coloro che hanno compreso come uscire dall’Europa delle banche e dall’euro sia la prerogativa per tentare d’imboccare una qualche via d’uscita.
Esulta Beppe Grillo e ne ha ben donde, dal momento che i suoi candidati nella maggior parte dei casi si attestano intorno al 10% e talvolta vanno anche oltre, conquistando il primo sindaco a 5 stelle nel vicentino ed il ballottaggio nella città di Parma. Sbavano di rabbia i leader di partito ed i giornalisti, temendo che una situazione sui generis possa ripresentarsi il giorno delle elezioni politiche. Ma hanno tutto il tempo per assicurarsi del fatto che non accada nulla del genere, probabilmente tanto i media quanto la magistratura saranno pronti a muoversi per scongiurare questa eventualità. Sempre che non si scelga di “valorizzare” il movimento, infiltrandolo ed usandolo per raccogliere lo scontento, così come accaduto a suo tempo con la Lega nord.
C’è solo tempo per un’ultima curiosità, concernente il comune di Avigliana (il maggiore della Val di Susa), dove PD e PDL si sono presentati agli elettori uniti, nel nome del TAV ed hanno incassato una sonora sconfitta (oltre 15 punti percentuali) ad opera del candidato di una lista civica NO TAV. Segno evidente del fatto che laddove gli elettori riescono a confrontarsi con i problemi reali del territorio, i partiti arrancano anche svestendo la maschera delle false differenze.
La notte resta fonda, senza che le ombre possano ambire ad intaccarla, dell’alba non esiste traccia e non resta altro da fare che procedere a tentoni, sempre che non si preferisca stare fermi ed aspettare.