
Modena, 8 apr – Non bastava la quotazione di Ferrari, ormai diventata uno strumento finanziario controllata da una holding olandese e quotata al mercato di Wall Street. Non era sufficiente l’aver fatto diventare il marchio Lancia una succursale produttiva dell’americana Chrysler – a proposito: ma è Fiat ad aver acquisito Chrysler o l’opposto? Ora anche
Maserati finisce sotto la scure implacabile di Sergio Marchionne.La società, nata a Bologna all’inizio del ‘900 ma dagli anni trenta con sede a Modena, è destinata infatti a chiudere lo storico stabilimento della città emiliana. Nonostante le rassicurazioni dei mesi scorsi sul mantenimento della piena occupazione, Fca ha ormai deciso che
sotto la Ghirlandina si andrà ad esaurimento con i modelli (già datati) GranTurismo e GranCabrio, i quali non verranno sostituiti. Al loro posto resterà il solo centro di ricerca e sviluppo.
Nessun nuovo modello Maserati, dunque, per la sede di viale Ciro Menotti. Ad eccezione – a partire da gennaio 2017 – dell’Alfa 4C, modello di nicchia che avrà volumi decisamente più ridotti per garantire gli attuali livelli di forza lavoro. E’ così che
almeno 120 operai risulteranno in esubero. Fiat Chrysler fa sapere di poterne ricollocare 60, per gli altri si aprirà invece la strada della cassa integrazione o dell’accompagnamento alla pensione.
“La situazione è gravissima. Modena non si può permettere di perdere la produzione Maserati, quello in atto è un esproprio ai danni del territorio”, spiega Cesare Pizzolla, segretario della locale Fiom, che spiega come “la produzione non partirebbe a gennaio, perché ci vuole tempo per industrializzare un nuovo modello”. Senza considerare poi le ulteriori problematiche: “Le ricadute, infatti – continua Pizzolla – non riguarderanno solo i lavoratori, ma anche l’indotto e tutto il territorio”.
Filippo Burla