Governo e maggioranza insistono a escludere prossimi aumenti dell’Iva e delle accise che colpiscono soprattutto benzina, sigarette e alcolici… Sono evidenti bugie vista l’appartenenza dell’Italia al Fiscal Compact. Si tratta dell’accordo firmato da Mario Monti durante il suoi anni di sciagurata permanenza a Palazzo Chigi. Il trattato prevede l’obbligo di pareggio di bilancio. L’appuntamento, per l’Italia, era stato fissato per il 2013. Di rinvio in rinvio, siamo arrivati al 2017. Con un’ultima proroga ottenuta da Renzi in nome della flessibilità siamo arrivati alla scadenza finale: fra l’anno prossimo e il 2019 bisogna dare il taglio definitivo al deficit. Proprio per questo l’aumento ci sarà, ed è anche scritto nella manovrina aggiuntiva da 3,4 miliardi imposta da Bruxelles. D’altronde senza le clausole di garanzia per il 2018 la Ue ci avrebbe chiesto per quest’anno un ‘intervento ben più corposo del misero 0,2% del Pil con cui ce la siamo cavata. Gli ultimi governi hanno approvato manovre finanziarie con coperture incerte. Non a caso il debito, anziché scendere è aumentato di ben 120 miliardi nei tre anni di Renzi. Così per essere certi di centrare l’obiettivo di stabilizzazione le leggi di bilancio sono state corredate dalle clausole di salvaguardia. Se non si raggiungono gli obiettivi di spesa prefissati, entra in funzione, in modo automatico, l’algoritmo delle entrate. Al momento pesano sul primo gennaio 2018 per 19,5 miliardi.

Cifre importanti. L’articolo 9 della ‘manovrina’ modifica la legge di bilancio per il 2015 approvata dal governo Renzi ma non cancella l’algoritmo degli aumenti. Pertanto a partire dal primo gennaio 2018 l’aliquota Iva al 10% (che si applica alla ristorazione) aumenterà all’11,5%, invece che al 13% come deciso da Renzi. Salirà ancora al 12% nel 2019 e al 13% nel 2020. L’aliquota ordinaria al 22%, nel 2018 sale al 25%, poi nel 2019 sale ancora al 25,4% (anziché al 25,9% come previsto da Renzi); scende al 24,9% nel 2020 e torna al 25% nel 2021.

Alla luce di questa indicazione è più facile capire la logica politica di queste ore. Renzi e il Pd cercheranno di andare alle urne il più presto possibile per non dover portare la responsabilità di una finanziaria 2018 che si annuncia particolarmente pesante. Voteremo a ottobre e così sarà il nuovo governo a sfidare l’impopolarità di una manovra durissima. Naturalmente per noi contribuenti non cambierà nulla. Gentiloni o un altro ci toccherà sempre pagare.

uneuropadiversa.it

 

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