

In seguito alla seconda guerra mondiale il progetto sionista (ribadiamo, politico e di mero potere) ha strumentalizzato l’argomento dell’antisemitismo per divenire maggioritario ed ottenere dalle forze internazionali la copertura utile a costituire nel 1948 lo Stato di Israele che, da subito, ha iniziato a rappresentare emanazione delle ataviche utopie di fine novecento, attraverso l’opera di feroce colonizzazione della Palestina e di aggressione verso il popolo autoctono.
Con la pulizia etnica del 1948, lo Stato di Israele si è impossessato del 78% del territorio, sottraendo dunque ai palestinesi il 32% del territorio che le Nazioni Unite gli avevano destinato; circa 800.000 palestinesi sono stati espulsi dalla loro terre e dalle loro case espropriate per mano dei sionisti. Nel 1967, attraverso la “Guerra dei sei giorni” (dicembre 1967), il governo sionista ha occupato l’intero territorio palestinese.
Il caso dei profughi palestinesi (stretti e costantemente vessati all’interno della Striscia di Gaza o disseminati negli Stati circostanti) risulta essere oggi, come numero di persone e come durata, il più considerevole rispetto agli altri casi di rifugiati nel mondo.
Sin dal 1948, in Israele è “politica di Stato” la concezione che l’uccisione di civili palestinesi non rappresenti “tragico errore” sintomo dell’intenzione, reale e concreta, al compimento di un genocidio; quanto descritto avviene sotto un totale stato di impunità derivante dal fatto che il territorio israeliano risulta essere la base militare Usa più grande del pianeta.
Nonostante i vincoli del Diritto Internazionale e dei dettami della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, l’azione sionista non ha incontrato ostacoli; nel tempo le è stato consentito di imporre sul popolo palestinese ostruzionismo sugli scambi commerciali e sulla libera circolazione degli aiuti umanitari, comportamento finalizzato ad una lenta soppressione etnica dei palestinesi mediante povertà, malnutrizione ed isolamento dal mondo esterno (i razzi di Hamas vengono lanciati proprio come forma di risposta ad una tale e spietata tipologia di embargo).
Nello scenario che è stato descritto, purtroppo abbiamo osservato un mondo occidentale connivente (soprattutto gli Stati Uniti, veri protettori di Israele) che si è prodigato soltanto per qualche sterile tentativo diplomatico; è stato anche consentito che attivisti e cooperatori pro-Palestina subissero aggressioni o addirittura l’uccisione (ricordiamo il caso del coraggioso Vittorio Arrigoni).
Stiamo ancora assistendo, dopo l’operazione “Piombo Fuso” del dicembre 2008, all’utilizzo indisturbato da parte del governo israeliano di armi da sterminio sui civili; tra queste descriviamo le bombe “DIME” le quali, da moderni Shrapnel, al momento dell’esplosione, lanciano intorno schegge di fibra di carbonio che quando colpiscono, bruciano i tessuti circostanti, chiudendo i vasi sanguigni e creando necrosi dei tessuti per una larga zona. Questo costringe i medici ad amputare la zona colpita (di solito le schegge volano rasoterra e colpiscono le gambe) per evitare infezioni e cancrene. E’ evidente che simili ordigni non servono per colpire singoli bersagli, ma gruppi di persone.
A conclusione di questo semplice contributo a sostegno della Verità, delle Ragioni e della Disperazione del Popolo Palestinese, riportiamo le parole di Noam Chomsky, linguista e filosofo di origine ebraica ma residente negli stati uniti: “L’incursione e bombardamento di Gaza non è per distruggere Hamas. Non si tratta di fermare il lancio di razzi contro Israele, non si tratta di raggiungere la pace. La decisione israeliana è quella di seminare morte e distruzione su Gaza, usando armi letali su un campo di battaglia moderno su una popolazione civile in gran parte indifesa. È la fase finale di una decennale campagna di pulizia etnica contro i palestinesi. Israele utilizza getti d’attacco e sofisticate navi da guerra per bombardare luoghi densamente affollati in campi profughi, scuole, condomini, moschee, e nei quartieri poveri per attaccare una popolazione che non ha alcuna forza aerea, senza difesa aerea, né marina, senza armi pesanti, senza unità di artiglieria, nessuna armatura meccanizzata, nessun controllo di comando, nessun esercito … e questa azione la chiama: guerra. Non è una guerra, è omicidio”
Dinnanzi a quanto descritto ed in piena coscienza, dichiariamo a gran voce: PALESTINA LIBERA!!!
Daniela Roccella