di: michele mendolicchio
m.mendolicchio@rinascita.eu
Dieci anni di guerra al terrorismo hanno prodotto solo morte, macerie e riflessi pesanti sulla crisi economica. Non per niente Obama è stato costretto a tagliare i finanziamenti ai vari contingenti americani operativi sui diversi fronti, in primis sulla Libia. E la fuga dall’Afghanistan per motivi economici e per le perdite subite è più di una semplice congettura. Solo in Italia si continua con questa messinscena delle missioni di pace, ammantate di credibilità, serietà e lealtà. La crisi non sembra affatto intaccare il rifinanziamento delle missioni, con un leggero taglio alla cifra globale. Sì c’è anche una riduzione del numero dei soldati complessivi impegnati all’estero ma tutto sommato si tratta di un contentino per quei partiti, come la Lega e l’IdV che hanno sollevato un po’ di polvere. “L’obiettivo dei terroristi resta l’attacco al cuore della civiltà occidentale quindi un attacco contro di noi”, questo il pensiero del capo della Farnesina. Si vuole come al solito dare un significato a queste guerre planetarie ma la commedia ormai prende solo fischi. Soprattutto nel nostro Paese dove siamo un pochino più svegli almeno dal punto di vista della valutazione di certe forme di spettacolo cruento. E poi come si può dare credito ad uno come Frattini? Siamo di fronte ad un fattucchiere della politica che un giorno dice una cosa e il giorno dopo smentisce sé stesso. Certo la scuola è quella di Berlusconi e quindi diventa impensabile che i suoi allievi si differenzino rispetto al maestro. L’apice di questa sua credibilità lo ha toccato proprio sull’attacco alla Libia, considerando prima Gheddafi un modello per tutto il mondo arabo e poi un personaggio da corte internazionale dell’Aja. Si dice che le missioni servano per tenere il terrorismo lontano dalle nostre città ma intanto si tengono quei Paesi sotto una pioggia di bombe e di missili che lasciano segni per generazioni. E poi si tratta di deviare un corso dell’acqua in maniera innaturale che quasi sempre la popolazione percepisce come una violenza e un abuso. Con questo esercito internazionale la sovranità non viene più rispettata e si costringe la gente ad accettare modelli che nulla hanno a che fare con la loro tradizione, culturale e politica. Dinanzi alle commissioni riunite di Camera e Senato, il ministro degli Esteri Frattini ribadisce che la nostra presenza nelle aree di crisi “contribuisce alla nostra sicurezza”. Ma la credibilità di cui parla il capo della Farnesina è persa da tempo. E a perderla è un po’ tutta la classe politica senza distinzione tra maggioranza e opposizione, compreso l’inquilino del Colle. Se siamo sui cieli libici a dare l’ennesima prova della nostra ambiguità lo dobbiamo al suo interventismo. E poi la causa nobile di cui parla il ministro in merito alla morte del militare italiano stride con le migliaia di morti e feriti provocati dalle forze del “bene” in Afghanistan come in Iraq. Nella sua audizione il ministro ha fatto cenno anche alla situazione libica. Siccome Gheddafi resiste, nonostante la pioggia di missili caduti in questi 4 mesi sulle roccaforti lealiste, il fattucchiere della Farnesina auspica una intensificazione delle pressioni. Bisogna forse massacrargli la famiglia? Comunque di questa questione il ministro ne parlerà a Istanbul, dove è in programma una riunione. E poi per Frattini è ora di pensare al dopo Gheddafi, dando spazio agli amici di Bengasi. Sono 4 mesi che lo danno per morto ma finora le bombe non sono riuscite a scalfirne il legame con il suo popolo tripolitano. “Guardiamo al dopo con azioni di stabilizzazione -questa la promessa di Frattini- non solo azioni umanitarie, ma anche di assistenza tecnica per puntellare l’ossatura della nuova Libia”. Il fratello di Tripoli viene subito sostituito dal fratello di Bengasi, senza neanche un minuto di vergogna collettiva di questa maggioranza e di questa opposizione. Poi sulle sotterranee manovre dell’Eliseo dove sarebbero in corso delle trattative con il governo di Tripoli, il fattucchiere della Farnesina le considera del tutto sbagliate. La verità è che questa alleanza anglo-francese che ci ha tirato per il collo in questa avventura si è ficcata in una situazione da cui è difficile uscirne se non pagando il prezzo della credibilità. Obama ne è uscito da un pezzo lasciando i soli europei a fare i conti con il costo della missione. E poi questa reazione di Frattini che si sente quasi scandalizzato per questi contatti tra il governo francese e quello libico fa davvero ridere i polli. Sono cose che fanno tutte le diplomazie, compresa la Farnesina. “L’Italia non segue una cosa sbagliata se la fa qualcun altro”, questa la frase a mo’ di zappa sui piedi del titolare della politica estera. E proprio per non contraddire il ministro la guerra alla Libia l’abbiamo fatta per dei “nobili” diktat di altri.
Commenta su Facebook