Pare essere in atto una vera e propria corsa all’oro da parte delle principali banche finanziari internazionali. La notizia è passata in sordina, ma è di quelle che potrebbero rivoluzionare di molto il mercato dell’oro. Bloomberg parla di come “alcuni dei più grandi nomi della finanza stiano combattendo per il controllo del mercato dell’oro di Londra”. La cifra è di quelle da capogiro, 5 trilioni di dollari.  Il funzionamento del mercato dell’oro è però molto complicato, proviamo a fare chiarezza.

Come funziona il mercato dell’oro

Attualmente più della metà delle transazioni sull’oro avviene nel mercato di Londra, considerato il centro del metallo prezioso fin dall’inizio del ‘900. La fissazione della quotazione ufficiale dell’oro, conosciuta con il termine “fixing”, viene effettuata due volte al giorno a Londra fin dal 1919, da parte di cinque grandi isituti bancari, membri della London Bullion Market Association. Queste banche sono Scotia Mocatta, HSBC, Deutsche Bank, Barclays e Société Générale. Il direttore dell’Associazione stabilisce un prezzo iniziale, mentre ogni membro valuta gli ordini di acquisto o vendita di oro ricevuti dando così inizio alle operazioni. Nel momento in cui la domanda e l’offerta sono in equilibrio, il prezzo dell’oro viene fissato. Questo è il procedimento che è stato utilizzato fino ad oggi dal 1919. Queste prime operazioni di compravendita, antecedenti alla fissazione del prezzo, avvengono su un particolare mercato, chiamato Over The Counter (OTC). Questo mercato non è regolamentato. In esso i negoziati non sono standardizzati e quindi le procedure di compravendita vengono stabilite in maniera libera e autonoma da ogni attore. Come scrive Bloomberg le transazioni sul mercato Over The Counter “sono concluse con una stretta di mano virtuale”. Non vi è quindi alcuna garanzia legale né per i compratori né per i venditori. Un meccanismo che ha portato molti effetti negativi a quegli attori che speculano sull’oro quotidianamente. Si parla di 25.5 miliardi di dollari persi.

Come cambierà il mercato dell’oro

Ciò che la London Bullion Market Association vuole ora fare è ridurre i rischi per gli investitori/speculatori. Già dal 2017 le transazioni di oro potrebbero essere quindi gestite da CME Group Inc. e  Intercontinental Exchange Inc., ovvero due società finanziarie statunitensi che operano su mercati esclusivamente basati su Internet, in particolare su prodotti finanziari derivati. Queste due società avrebbero quindi in gestione la compravendita di oro sul mercato Over The Counter, vista la maggiore affidabilità di cui godono su quel tipo di mercato. Parallelamente la London Bullion Market Association creerà un reportage continuo delle operazioni fatte. Questo aumenterà la trasparenza delle operazioni verso i suoi membri. Così sembra essere garantita sia una maggiore possibilità di incassi per gli investitori/speculatori sia minore rischio. È dunque scattata la “guerra” per accaparrarsi questa nuova possibilità di guadagno; Jp Morgan e Goldman Sachs sono già in prima fila per aumentare la loro posizione all’interno della London Bullion Market Association. Mentre il responsabile del settore aureo della Commerzbank AG del Lussemburgo ha detto che “solo uno vincerà”. Da queste dichiarazioni sembrerebbe che la volontà degli attori economici coinvolti sia quella di accaparrarsi tutta la torta, che ad oggi conta 5 trilioni di dollari.

Gli effetti negativi di questo cambiamento

Rimangono due problemi da affrontare a fronte di questo cambiamento.  L’affidamento della compravendita dell’oro a due società specializzate in derivati potrebbe portare ad uno sganciamento dell’oro dalla sua quantità reale. Il che comporterebbe  la creazione, per altro già testata, di una valuta digitale metallica. Le scommesse su una valuta sganciata dal metallo, ma di cui ne porta il valore, potrebbero causare un crollo del valore dell’oro sul mercato.  Fino ad oggi l’oro è stato uno dei pochi beni rifugio, inattaccabile dalla svalutazione. Bisogna poi ammettere che tutto questo cambiamento che, probabilmente, porterà guadagni trilionari a una delle banche citate, avrà un effetto pressoché nullo sull’economia reale. Questo perché le banche coinvolte concentrano le loro attività nel settore finanziario e dunque un loro surplus sarebbe reinvestito in quel settore. La mission di Goldman Sachs prevede per esempio investimenti bancari e azionari. Attività di credito a cittadini e piccole e medie imprese non sono nel prime pagine della sua agenda. Il cittadino comune è dunque inerme rispetto a simili meccanismi finanziari ed è costretto a subirne passivamente le conseguenze.

Gli Occhi della Guerra

 

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