Da sempre questo sito monitora il “Tax freedom day”, il giorno dell’anno in cui finiamo di pagare le imposte. Per i cittadini comuni cade ai primi di giugno ma per le piccole e medie imprese – motore economico del Paese – questa scadenza può protrarsi addirittura fino all’ultima pola slot gacor settimana di settembre. Ecco una proposta di correzione che gli artigiani suggeriscono a un governo che si propone di aiutare le imprese
Da anni questo sito si occupa di tenere sotto controllo il “Tax freedom day”: la scadenza, tristemente famosa, in cui i cittadini smetterebbero di spendere quanto guadagnano per pagare le tasse allo Stato, se ipotizzassimo che esse dovessero essere versate in anticipo e in una soluzione unica.
L’italiano medio finisce di pagare le tasse a inizio giugno
Da tempo questa data è fissata, giorno più giorno meno, intorno all’inizio di giugno. Dal 1 gennaio alla festa della Repubblica, all’incirca, lavoriamo per lo Stato. Dopo quel giro di boa tanto agognato, lavoriamo per noi stessi. Nel 2018 il Tax Freedom Day è caduto proprio nel giorno della festa della Repubblica, il 2 giugno.
Un dato da affiancare a quello sulla pressione fiscale risultante dal pagamento di Iperf, accise, Imu, Tasi, Iva Tari… , che si attesta al 42,1% del Pil. Si tratta di numeri che fotografano una situazione preoccupante, se si pensa che il Paese con la pressione fiscale più bassa d’Europa, Cipro, festeggia questa ricorrenza già il 13 marzo, mentre i sudditi di Sua Maestà la Regina Elisabetta slot online II possono farlo il 31 maggio . Certo, in Francia e in Germania sono messi peggio: lì il Tax Freedom Day cade rispettivamente il 26 e il 19 luglio. Ma – anche se resterebbe da fare tutto un discorso sulla qualità dei servizi corrisposti dallo Stato dietro il pagamento delle imposte – il punto è un altro.
Se il cittadino medio deve aspettare l’arrivo di giugno per finire di pagare le tasse, agli imprenditori va anche peggio.
Per le imprese la libertà arriva anche a fine settembre
Uno studio recentemente pubblicato dalla Cna mostra come nel 2018 la pressione fiscale sulle pmi crescerà al 61,4%, in aumento di 0,2 punti percentuale sull’anno precedente.
Un aggravarsi della situazione di cui davvero non si sentiva il bisogno, se si calcola che il Tax freedom day per gli imprenditori slitta per quest’anno dal 10 all’11 agosto. Non è un’esagerazione dire che artigiani e piccoli imprenditori costituiscono il nerbo del tessuto economico del nostro Paese se si pensa che il 98% delle imprese italiane contano meno di 20 dipendenti.
Inoltre – ma questa non è una novità – il quadro tracciato dall’associazione di categoria di artigiani e piccoli imprenditori presenta forti disparità fra le varie parti del Paese: a Gorizia gli imprenditori finiscono di pagare le tasse il 14 luglio, mentre i loro colleghi reggini debbono aspettare fino al 24 settembre. Quasi nove mesi su 12 a lavorare per il Leviatano.
La soluzione suggerita dagli artigiani
Cna presenta anche una possibile soluzione da presentare al ministero dell’Economia: adozione della Flat tax, accompagnata da contrasto all’evasione e alla riduzione di spesa, con taglio delle aliquote Irperf a partire da quelle più basse del 23% e del 27%; estensione del regime forfetario a imprese individuali e professionisti con ricavi fino a 100mila euro all’anno (attualmente esso è previsto per le imprese con ricavi compresi fra 25mila e 50mila euro annui).
Un suggerimento di cui un partito di governo e tradizionalmente vicino agli imprenditori come la Lega potrebbe forse tenere conto.
Fonte: Capire davvero la crisi