Mentre gli aerei da guerra americani bombardavano un convoglio Isis in Iraq (per foto ed immagini che hanno fatto il giro del mondo), in Siria le truppe ribelli venivano respinte dai terroristi. Il supporto aereo che avrebbe dovuto coprire i ribelli in Siria è stato dirottato verso un altro obiettivo in Iraq. Martedì scorso.

Dopo aver pianificato l’attacco per settimane ed attraversato il deserto i ribelli, supportati dalla Coalizione a guida Usa, danno il via all’offensiva per liberare la città orientale siriana di Bukamal. Al Pentagono il ruolo di fornire supporto aereo. Nel mezzo della battaglia, l’intera forza aerea schierata a sostegno dell’offensiva su Bukamal (compresi i caccia inglesi), viene dirottata alla periferia di Fallujah, nel vicino Iraq. I droni rilevano un grande convoglio dello Stato islamico che sta cercando di attraversare il deserto.

Si legge nella nota del Pentagono: “Il convoglio rappresentava un obiettivo strategico di alto profilo”

L’aviazione statunitense, inglese ed irachena, si ritrova nei pressi di Fallujah dove inizia il raid, definito uno dei più grandi mai avvenuti in due anni di conflitto. Lo Stato islamico lascia sul terreno, secondo il Pentagono, centinaia di terroristi. Mentre su Fallujah la Coalizione riportava una grande vittoria, il Nuovo Esercito Siriano veniva respinto dalle forze del califfato. Venuto meno il supporto aereo, lo Stato islamico (numericamente superiore), passa al contrattacco e riesce a respingere le forze moderate a più di 200 miglia di distanza, sul confine siriano-iracheno. L’operazione in Siria è stata un fallimento, nonostante fosse stata considerata strategicamente rilevante.

“Abbiamo un numero x di risorse – aggiungono dal Pentagono motivando la decisione di ritirare il supporto aereo in Siria – che dobbiamo massimizzare, abbiamo dato la priorità ad un altro obiettivo”. Nelle fasi di “ammorbidimento”, la Coalizione ha effettuato otto raid su Bakumal, ma soltanto un attacco aereo è stato condotto durante il giorno dell’offensiva di terra. La battaglia per liberare Bakumal, considerando le truppe Isis asserragliate, aveva ricevuto particolare attenzione dall’Air Force. È sempre il Pentagono a rilevare che “le principali piattaforme aeree USAF erano state schierate (B-52, AH-64, AC-130 Spectre), le stesse che poi sono state dirottate su Fallujah”.

La decisione di attaccare il convoglio, lasciando l’esercito siriano senza copertura aerea, si è rivelata fatale per un’operazione già sull’orlo del fallimento nelle fasi iniziali (non tenendo conto delle conseguenze). Nei giorni precedenti l’attacco, i ribelli erano riusciti a catturare una stazione radio da dove hanno trasmesso messaggi in cui si chiedeva alla popolazione di Bukamal di insorgere contro il Califfato. Quella liberazione annunciata non sarebbe mai avvenuta.

Non si conosce l’esatto numero delle perdite tra i siriani, ma poche ore dopo averli respinti, lo Stato islamico ha pubblicato foto e video del bottino: decine di mezzi blindati forniti dagli Usa catturati dai terroristi. La CIA ha confermato la presenza di un altro gruppo armato che ha partecipato alla missione su Bukamal.

L’offensiva su Bakumal è stata condotta sul terreno dai ribelli reclutati per lo più in Turchia nel 2015 ed addestrati in Giordania e Siria. Il contingente aveva ricevuto formazione e sostegno logistico da Stati Uniti, Giordania e Regno Unito prima di attraversare il deserto, circa dieci ore di viaggio, per raggiungere Bakumal.

FONTE: Gli Occhi della Guerra

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