di J. W. Whitehead
“Fino a che punto un uomo deve arrivare per essere considerato così pericoloso da dovere essere rinchiuso, fisicamente separato dal resto del mondo, dietro muri di pietra e spranghe di ferro? Chiaramente, è l’ultima risorsa.”
Joe – Land of the Blind
Dovrebbe, perché come spiego nel mio nuovo libro, Governo di Lupi: l’Emergenza dello Stato di Polizia in America (disponibile su Amazon.com e nei negozi), anche noi viviamo in un mondo di fantasia progettato per assomigliare ad una democrazia rappresentativa, mentre in realtà siamo poco più che schiavi in balia di un regime autoritario fondato su una costante sorveglianza, su spettacoli multimediali posticci, corti segrete, giustizia invertita e violenta repressione del dissenso. E ai pochi che osino sfidare lo status quo, come Edward Snowden, è riservato il marchio indelebile di complottisti, allarmisti, pazzi o traditori.
Forse il più evidente responsabile dell’avvento dello stato mercantile, il Congresso ha dimostrato di essere sia inetto che avido, diventando l’autolesionistico braccio operativo del sistema autoritario che lo sta via via esautorando. La colpa più grave del Congresso – tuttavia – è data dalla sua incapacità di limitare il raggio d’azione del Presidente, che ormai da tempo, a tutti gli effetti, sta operando al di sopra della legge. Il precedente fissato nella amministrazione Bush, quando i membri del Congresso aderirono alle insensate ed illegali politiche della Casa Bianca, ha trasformato la figura istituzionale del presidente in una forza inarrestabile ed intoccabile.
Pur avendo cavalcato in campagna elettorale una ondata di ottimismo dovuta alla promessa di una nuova America libera da violazioni delle libertà civili, il presidente Obama sta dimostrando di essere un manipolatore ancora più subdolo dei suoi predecessori (v. correlati). La sua è detta la presidenza delle “kill list”; uccisione di civili mediante attacchi di droni; proseguimento delle attività di Guantanamo Bay, difesa della attività di violazione della privacy da parte della NSA, e più recentemente l’invio di armi ad al-Qaeda per il sostegno dei ribelli in Siria.
La Corte Suprema – che un tempo era l’ultimo baluardo della giustizia, l’istituzione con l’autorevolezza ed il potere per arginare la tirannia che andava lentamente avvolgendo l’America – ha finito invece per diventare il campione dello stato di polizia americano, concedendo la assoluzione ai funzionari governativi e delle multinazionali colpevoli di gravi crimini, e punendo inesorabilmente l’americano medio tutte le volte che cerca di fare valere i propri diritti. Si consideri che nel solo mese scorso, i giudici hanno stabilito che i sospetti criminali – che di norma dovrebbero essere trattati da innocenti in ossequio al principio di non colpevolezza – possano essere obbligati dalle forze di polizia a lasciarsi prelevare un campione di DNA. Poi hanno deciso che il rimanere in silenzio durante un interrogatorio della polizia sia valutabile come una ammissione di colpevolezza, nonostante sia ancora in vigore il Quinto Emendamento contro l’auto-incriminazione ed il ben noto “diritto di rimanere in silenzio.” Infine, la Corte ha deciso che in tutte le zone ed edifici in cui essa opera cessino di esistere le protezioni del Primo Emendamento, ed in base a questa decisione ha unilateralmente messo a tacere le proteste sorte fuori dal palazzo in cui esercita. Questi sono solo tre esempi di una Corte che – come il resto del governo – ha deciso di anteporre il profitto, la sicurezza, la convenienza personale, ai nostri diritti fondamentali.
Naturalmente, tale triumvirato dedito al controllo totale sarebbe inefficace senza una macchina di propaganda fornita dalle più grandi multinazionali al mondo. Oltre a blaterare di sciocchezze in ogni momento possibile, le cosiddette agenzie di stampa che dovrebbero agire da baluardi contro la propaganda statale sono invece diventate portavoce dello Stato. Basti considerare il comportamento dei media all’indomani dell’11 Settembre, per capire cosa intendo. Siamo andati dalla difesa della invasione dell’Iraq basata su invenzioni assolute, al fanatico supporto di qualsiasi politica di sorveglianza, alla demonizzazione dei ‘pentiti’ come Edward Snowden e Bradley Manning. I sapientoni che inquinano le nostre onde radio sono nel migliore dei casi dei pagliacci di corte e nel peggiore dei professionisti della propaganda stipendiati per diffondere la falsa realtà creata dal governo americano.
Naturalmente, anche il motore più potente necessita di un carburante che lo faccia funzionare, e in questo meccanismo l’energia è fornita proprio dal “popolo.” Nel bene e nel male, noi costituiamo la benzina che alimenta questo meccanismo. Noi ora apparteniamo a una sottoclasse permanente in America. Non importa quale sia il termine più appropriato per definirci: beni mobili, schiavi, api operaie; il senso non cambia; ciò che conta è che da noi ci si aspetta che marciamo in fila per tre ed obbediamo senza fare domande ad ogni disposizione proveniente dalle autorità.
Articolo in lingua inglese pubblicato sul sito del Rutheford Institute
Link diretto:
https://www.rutherford.org/publications_resources/john_whiteheads_commentary/the_land_of_the_blind_the_illusion_of_freedom_in_america
Traduzione a cura di Anticorpi.inf
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