Chroniques du Grand Jeu 9 giugno 2017

Se l’informazione fosse confermata, sarebbe un terremoto. Le forze governative hanno aggirato i terroristi filo-statunitensi e raggiunto il confine iracheno, tagliando l’erba sotto i piedi del piano statunitense-israelo-saudita per spezzare l’arco sciita. Diverse fonti lo confermano (qui e qui) e il Ministero della Difesa russo l’accredita. Un sito web pro-terroristi va nella stessa direzione, anche se a malincuore. Se confermato, questa fulminea offensiva è una pugnalata a Riyadh e Tel Aviv ed avrà grande peso nel dopoguerra.
Nell’ultimo post, ci siamo chiesti: “In generale, ci si può chiedere cosa attende l’Esercito arabo siriano a lanciare l’offensiva su Dayr al-Zur prevista da settimane. È il grande traguardo della corsa ad est, il controllo del confine iracheno. Ma ora l’avanzata è lenta, i lealisti sembrano concentrarsi altrove (…) A sud, ad al-Tanaf, l’Esercito arabo siriano toglie ai terroristi filo-statunitensi territori che appaiono secondari. Certamente la logica prevalente è comprensibile: al-Tanaf è l’ultimo punto prima del confine giordano, da cui passano i fantocci degli Stati Uniti. Poi, c’è il confine con l’Iraq controllato dall’altro lato dalle Unità di mobilitazione popolare (UMP) sciite irachene. Se Damasco sigilla il confine siriano-giordano ad al-Tanaf i terroristi, non avendo più retrovie o rifornimenti di carburante, spariranno come neve al sole. Ma infine l’urgenza sembra prevalere su Dayr al-Zur dove l’Esercito arabo siriano ancora resistere al potente attacco dello SIIL da una settimana”. Alla luce degli eventi di oggi, si comprende meglio questa tattica: bloccare i fantocci filo-statunitensi in combattimenti secondari, vicino al confine con la Giordania, per aggirarli più ad est verso il confine iracheno. Gli statunitensi a quanto pare non se ne sono accorti. Annibale e Napoleone applaudono…
E adesso? L’Esercito arabo siriano è in prima linea contro lo SIIL. Washington e i suoi fantocci perderanno legittimità se l’attaccano alle spalle, con una de facto alleanza aperta con lo SIIL. Per chiudere, i russi fanno pressione da diversi giorni accusando gli statunitensi di non combattere i jihadisti. Il Cremlino preparava il terreno? Conoscendo gli strateghi russi, lo si può pensare. L’impero si ritrova in una situazione di stallo completo…

Cambio. E’ confermato e il punto interrogativo va sostituito da uno esclamativo. Per la prima volta dal 2014, l’Esercito arabo siriano ha raggiunto il confine iracheno. Il blitz ha aggirato le due basi degli USA e sovvertito completamente i fantocci degli Stati Uniti, a quanto pare con la presenza di forze speciali russe per scoraggiare bombardamenti accidentali:

Ora la carta è questa, cambiando in modo significativo il volto della guerra e il futuro della pace:

Il collegamento avviene con le Unità di mobilitazione popolari sciite, di cui ricordiamo la visita a Damasco tre settimane fa dell’inviato di Baghdad e le dichiarazioni di un paio di giorni fa del primo ministro iracheno, citando la collaborazione con il governo siriano per sigillare il confine. Gli acri di deserto occupati dai terroristi giordano-statunitensi diventano inutili. Torneranno ad Amman o rimarranno per pesare (poco) sul dopoguerra? Gli statunitensi manterranno le loro due piccole basi sul territorio siriano solo per aggiungere confusione al conflitto? Non è nell’interesse dell’impero, non si sa mai…


L’obiettivo è ora il posto di frontiera di al-Buqamal-al-Qaym sull’Eufrate. Ricordiamo che questo posto fu il punto di lancio da parte di Washington di un gruppo di terroristi, lo scorso anno, in un’operazione conclusasi in un fiasco. Voci non confermate affermano la ritirata dello SIIL da Humaymah e dall’aeroporto T2. Hezbollah si feliciterà, potendo far passare ciò che vuole dall’Iran al Libano… Tel Aviv piange, Teheran ride. E i paffuti Saud vedono crollare il mondo… il corridoio sunnita nord-sud è finito, assieme a Qatar e GCC e all’isolamento dell’Iran.
Aggiornamento, i governativi non perdono tempo e rafforzano le postazioni appena liberate sul confine iracheno:

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

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