“La Corte penale internazionale manca di indipendenza e autorità, e in 14 anni di attività, ha dimostrato la sua inefficacia”, si legge in comunicato emesso, oggi, dal Ministero degli Esteri russo.
La cancelleria russa ha sostenuto che la Corte ha fallito in qualsiasi momento, le grandi aspettative che si erano generate o mai ha sviluppato una vera indipendenza. Il suo lavoro è, tuttavia, descritto come “parziale e inefficiente” da parte del Ministero.
In queste condizioni, si sottolinea nella nota, non ci può essere fiducia nella CPI, per questo il presidente russo, Vladimir Putin, ha deciso di “ritirare la firma su questo documento.”
La dichiarazione del ministero esprime anche preoccupazione per le azioni del CPI in relazione al conflitto in Georgia nel 2008, sottolineando in particolare che “l’attacco del regime di Saakashvili (presidente allora della Georgia) alla tranquilla città di Tskhinvali e l’omicidio dei peacekeeper russi hanno generato accuse da parte della Corte penale internazionale contro l’esercito russo e le milizie dell’Ossezia del Sud.”
Il testo ricorda inoltre che la Corte penale internazionale evitò di indagare le azioni degli ufficiali georgiani che avevano causato numerose vittime, il che rende difficile avere fiducia in questo organismo.
Anche se non lo ha mai ratificare, Russia firmato nel 2000 il trattato di questo tribunale penale, incaricato di giudicare le persone accusate di crimini di guerra e crimini contro l’umanità.
La Corte penale internazionale ha cominciato ufficialmente ad essere operativa a L’Aia (nel 2002. La CPI è il primo tribunale internazionale permanente istituito per trattare casi di reati gravi. Inoltre, il CPI, non è parte dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), ma può avviare un procedimento su proposta del Consiglio di sicurezza.
La revoca della Russia al CPI segue quello di Sud Africa, Burundi e Gambia, dello scorso ottobre.
FONTE: L’Antidiplomatico