Valentin Vasilescu, Reseau International, 16 dicembre 2013

Recentemente, è apparso evidente che Ceausescu probabilmente fu ucciso dai generali dell’esercito rumeno in collaborazione con i servizi segreti ungheresi, statunitensi e della NATO. Per nascondere la verità, diffusero la falsa tesi della presenza di “turisti” russi, il cui numero aveva raggiunto i 100000, ma ora sappiamo che in realtà non esistettero mai. Chi ha letto il mio articolo, Il Tesoro di Ceausescu, pensando che non si poteva fare di peggio al popolo rumeno, avrà un terribile shock alla lettura dei seguenti episodi dedicati agli eventi del dicembre 1989, origine dei mali della Romania.

7romanian_revolution_1989_demonstrators-1In una chiara e concisa lettera, Mihai Caraman, direttore dell’intelligence estera, chiese ai sovietici di ritirare i loro commando, circa 25000-30000 elementi.” La dichiarazione fu rilasciata da Petre Roman, primo ministro della Romania nel dicembre 1989 – settembre 1991. Roman sostenne che nel dicembre 1989 37000 turisti sovietici entrarono Romania e che appartenessero al KGB. E che 25000 di loro rimasero in Romania fino all’ottobre 1990. Come gli agenti del KGB poterono entrare e restare in Romania nel 1989-1990, Roman non lo disse. Se entriamo nella logica di Petre Roman,  numero due di Ion Iliescu al FSN (Fronte nazionale di salvezza, creato in segreto sei mesi prima), lui e il suo regime sarebbero stati installati dai sovietici. Pertanto i sovietici, e non qualcun altro, furono responsabili dei morti del 22 dicembre 1989 a Timisoara e Bucarest. Tutti i sovietici erano colpevoli, cosa che suscitò la lotta antiterrorismo che lui e Ion Iliescu attivarono nel pomeriggio del 22 dicembre. Secondo la logica di Petre Roman, i russi rovesciarono Ceausescu per mettere al potere Ion Iliescu e lui, per garantirsi che il Paese rimanesse per sempre nella loro sfera d’influenza. Cioè non aderire alla NATO (come fece lo stesso Ion Iliescu nel 2004) o all’Unione europea. Questi tizi ci prendono per idioti? Non sarebbero i soli, con Sergiu Nicolaescu che porta i turisti sovietici nel 1989 a 54000, o 30000 più di quanto non lo furono nel 1988, assicurando che tra loro almeno 20000 fossero soldati del GRU (il servizio d’intelligence militare sovietico). Nicolaescu mise tutto sul conto di un accordo tra Gorbaciov, Kohl, Mitterrand e Bush. Spiegò che nel 1988-89 decisero di prendere alcune misure contro Ceausescu e la Romania. Quali fossero, non lo dice. Ma durante il periodo indicato da Sergiu Nicolaescu e Petre Roman, che non vuole morire nelle tenebre dell’ignoranza, Ceausescu impose restrizioni ai turisti sovietici in Romania, con la decisione n° 20/016750 del 17 dicembre 1989. Sempre il 18 dicembre furono respinte centinaia di vetture immatricolate in URSS che giunsero ai valichi di frontiera della Romania, ma non fu concesso alcun visto o passaporto a cittadini sovietici o a rumeni residenti in URSS che volevano visitare le famiglie in Romania per le festività natalizie. Mentre negli hotel di Timisoara e Bucarest non vi erano che un paio di centinaia di turisti sovietici, quindi gli agenti del KGB avrebbero dovuto dormire nelle loro “Lada“. Pertanto, i romeni non avrebbero potuto protestare contro Ceausescu, a piedi, a Timisoara, Bucarest e Cluj occupate da 10000 auto “Lada“, ciascuna con a bordo 3-4 agenti sovietici…(*)
La sera del 21 dicembre 1989, il contrammiraglio Stefan Dinu, a capo dell’Agenzia d’Intelligence Militare (DIA) avviò un diversivo per interrompere le attività spionistiche contro il servizio di sicurezza. La DIA affermò di aver catturato “turisti” che in realtà erano agenti di KGB e GRU che avrebbero avuto una missione simile all’invasione sovietica della Cecoslovacchia nel 1968. Dinu disse che aveva trovato tra i turisti arrestati un elenco completo con le foto allegate degli agenti del controspionaggio romeno da eliminare. Sostenendo che nel 1968 KGB e GRU avevano rastrellato e bloccato negli uffici dei servizi d’intelligence tutti gli agenti del controspionaggio della Cecoslovacchia, che furono poi messi al muro e giustiziati uno per uno con un colpo nella nuca. Siccome nessuno ebbe l’idea di controllare ciò, la voce della DIA diede i suoi frutti. Perché, negli  eventi dell’agosto 1968, 72 cittadini cecoslovacchi furono uccisi con armi da fuoco, la maggior parte manifestanti, e nessun agente dei servizi segreti. Alla luce di tali informazioni, la mattina del 22 dicembre 1989, alcuni comandanti delle guarnigioni nelle città in cui vi erano uffici e centri d’ispezione della sicurezza ebbero l’ordine di costituire gruppi di miliari comandati da ufficiali, per arrestare presso le loro unità tutti gli agenti di sicurezza, in particolare quelli della struttura UM 0110 (che si occupava delle spie dai Paesi socialisti). Dopo che gli agenti di sicurezza furono arrestati dalle unità militari, naturalmente per proteggerli da KGB e GRU, furono isolati e messi sotto scorta armata per una settimana, durante cui si ebbe la cosiddetta lotta antiterrorismo. Ma tale pratica è impiegata solamente dagli agenti degli Stati Uniti, che l’utilizzarono nell’invasione dell’Iraq del 2003, con il famoso mazzo di carte che indicava le persone a uccidere.
La sera del 22 dicembre 1989, un gruppo di civili con bracciali tricolori entrò nella sede dell’UM 0110 di via Roma. L’esercito fu quindi lasciato senza sicurezza e agenti del controspionaggio operativi. I civili che ne erano a conoscenza, ma senza conoscere tutti i dettagli su KGB e GRU, poterono liberamente sequestrare gli archivi, che non furono mai ritrovati. L’unità fu sciolta a fine  dicembre 1989 dall’autorità appena installata, in cui vi erano Petre Roman e Mircea Dinescu. Qual era la realtà sul terreno che Petre Roman voleva coprire con un petardo bagnato? Affronteremo la questione nei futuri articoli.

Note:
(*): Non esistevano targhe di Russia, Moldavia, Ucraina e altre nell’epoca sovietica. Le targhe erano formate da gruppi di 3 lettere e 4 numeri. Le targhe valide nel 1982-1993 sono quelle di sinistra… senza segni distintivi per Paese… delle repubbliche dell’Unione Sovietica.

Rivoluzione rumena: vittoria della rivolta di Timisoara o separazione della Transilvania dalla Romania?
Valentin Vasilescu, Reseau International, 18 dicembre 2013

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In un altro articolo su Timisoara abbiamo detto che per simulare una massiccia repressione, Tokes ebbe bisogno di veterani delle operazioni speciali per indurre una manifestazione di piazza, creando la percezione che l’esercito non avrebbe sparato. Tale percezione suggerisce che i generali dell’esercito fossero convinti che, una volta presa Timisoara, Ceausescu sarebbe caduto. Ancora una volta, tutto ciò fu forse solo un’impressione che non poté resistere a un’esame. In realtà, probabilmente, i generali ebbero fin dall’inizio un ruolo attivo nello scenario immaginato dai servizi segreti stranieri e già avviato. Una volta soddisfatte tali condizioni, il movimento della folla e la falsa percezione che essa potesse fraternizzare con l’esercito, la fase successiva fu il lancio dello slogan dei veterani della guerriglia urbana: “L’esercito è con noi!” Nessuno lavorava a Timisoara, le manifestazioni di piazza spontanee furono organizzate e strutturate dalle imprese (6 Marzo, Azur, UMT, ElectromuresSpumatimDetergentulBanatul, ELBA, Electromotor e Solventul), ogni colonna era inquadrata da uomini che, finora, non erano mai stati identificati. La disciplina venne imposta ai manifestanti dalla vigilanza di questi uomini, che vietava ad estranei l’adesione alle colonne dei manifestanti e che controllava le entrate alle aziende.
Il 17 dicembre 1989, durante la notte, s’innescarono le provocazioni simulanti le operazioni di una massiccia repressione dell’esercito. In questa fase non c’era bisogno di creare gravi danni, ma solo d’indurre brevemente il panico e il caos per dare l’impressione della disorganizzazione delle guardie delle unità militari. Cioè, quando gli individui, finora sconosciuti ma certamente veterani della guerriglia urbana, aprirono il fuoco da edifici vicini e da auto in movimento sulle unità militari e le guardie in uniforme sulle strada, provocando le prime vittime della rivoluzione. Nel frattempo, su alcune unità militari furono lanciate bottiglie molotov, bruciandone i depositi, dimostrando che coloro che l’avevano fatto furono scelti tra coloro che conoscevano perfettamente le caserme. Nel frattempo furono lanciati slogan radicali: “Abbasso Ceausescu”, “Libertà, libertà”, “Oggi, a Timisoara, domani in tutto il Paese“. Alle 18:45 i generali Gusa e Stanculescu ebbero un vertice con Ceausescu, dove lo costrinsero a consegnargli ciò che realmente volevano: il codice “Radu cel Frumos“, vale a dire l’allerta parziale. Così, la notte del 17/18 dicembre, durante tale simulazione della repressione di massa, vi furono 66 morti e 196 feriti e il 18/19 dicembre altri 7 morti e 98 feriti. L’effetto cercato dai generali Stanculescu e Gusa fu raggiunto. Per le strade di Timisoara si raccolsero più di 200000 persone, nel corso della giornata. Nella notte, le strade si svuotarono dei manifestanti per riempirle il secondo giorno, gridando: “Vogliamo un governo democratico,” “Vogliamo elezioni libere”, “Iliescu“. C’era già un cambiamento significativo nell’atteggiamento della popolazione che si diffuse per contagio in tutto il Paese. L’odio della popolazione contro Ceausescu crebbe preparando il piano del colpo di Stato.
In questo contesto, la stampa occidentale, incaricata di esagerare all’infinito, iniziò una campagna mediatica per demonizzare Ceausescu. I giornalisti occidentali a Timisoara avevano “trovato” e trasmesso immagini e filmati di una fossa che nascondeva da 4000 ad oltre 10000 vittime delle sicurezza. Successivamente, si constatò che non vi erano più di 19 corpi di persone morte per cause naturali e non reclamati dai parenti all’obitorio della contea, sepolti pochi mesi prima del dicembre 1989. Questo è il motivo per cui la maggior parte dei corpi erano senza vestiti, alcuni dei quali  legati con filo spinato. Attraverso questa operazione, al di fuori dei confini della Romania, si creò l’immagine di Ceausescu quale assassino, avendo massacrato il suo popolo, così nessun Paese al mondo avrebbe avuto il coraggio di sostenerlo in qualsiasi modo. La domanda rimasta volontariamente senza risposta finora era: perché Timisoara è stata scelta come centro per attuare le due operazioni: l’avvio e la simulazione di una massiccia rappresaglia nel piano per rovesciare il regime di Ceausescu. A questo punto, dovrò ricorrere a nozioni di geografia militare. A causa delle caratteristiche della catena montuosa dei Carpazi occidentali, l’attacco da ovest alla Romania, dall’Ungheria, è possibile solo da due direzioni operative. La prima è la “Porta sul fiume Somes” che attraversa il massiccio Apuseni, per il valico di Ciucea, tra le montagne Plopis e Vladeasa, seguendo la strada Carei Zal?u-Cluj-Tg.Mures-Sfiatu Gheorghe. Agendo in questo modo, l’Ungheria non può togliere alla Romania che meno della metà della Transilvania, come nel caso del Trattato di Vienna del 30 agosto 1940. La seconda direzione è dalla porte di Mures per due direzioni operative, una da Arad a Lipova seguendo il fiume Mures, e l’altra per Timisoara, Timis e Bega.
Agendo seguendo tale seconda direzione operativa, dalla “Porta di Mures”. l’esercito ungherese poteva bloccare i passi dei Carpazi, in un primo momento, per poi passare gradualmente verso l’altopiano della Transilvania. Dato che la maggioranza etnica ungherese vive nelle depressioni di Giurgeu, Ciuc e Brasov, il blocco è molto più facile sui colli Paltinis, Tulghes, Bicaz, Ghimes e Oituz, nei Carpazi orientali, tagliando i collegamenti tra la Transilvania e la Moldavia, consentendo all’esercito ungherese di occupare l’intera Transilvania.
Nelle prime ore del 20 dicembre 1989, l’esercito ebbe l’ordine dal generale Gusa di non sparare più e di fornire munizioni ai leader dei manifestanti. La folla in quel momento, non riconosceva lo stato di diritto e i leader legittimamente eletti della Romania, e la sua azione fu inquadrata secondo i modelli separatisti, sebbene la maggior parte dei suoi dirigenti non se ne rendesse conto. E il 21 dicembre 1989 fu creata un’enclave separatista nel Banato e nelle due contee orientali vicine, potendo controllare le strade accennate nello scenario operativo della Porta di Mures. Questo era anche il luogo dove erano presenti forti presidi militari. Quindi, se per qualsiasi motivo il colpo di Stato non si fosse verificato o fosse fallito, e Ceausescu fosse rimasto al potere, il piano B “Marcel” poteva essere applicato in conformità alla Dichiarazione di Budapest del 16 giugno 1989. L’esercito ungherese avrebbe attraversato a tutta velocità dei corridoi specifici lasciati liberi dal dispositivo militare rumeno, ora sotto il comando dei leader secessionisti in tutti i settori chiave del dispositivo di azionamento delle porte di Mures. La Romania sarebbe stata ridotta al territorio antecedente la prima guerra mondiale.

Valentin Vasilescu, pilota ed ex-vicecomandante della base militare presso l’aeroporto Otopeni, laureato in Scienze Militari presso l’Accademia di Studi Militari di Bucarest, nel 1992.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

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