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Di Federico Pieraccini

Il punto è “proiettare potere” e questo gli Stati Uniti lo fanno da decenni. Quando qualcuno chiama il bluff, non si piega al diktat e la guerra, per un motivo o per un altro avviene, è quasi sempre un disastro completo in termini tattici ed in termini di spesa militare di stato. Cifre astronomiche. Dall’altro lato c’è un ritorno in termini di soldi per l’apparato bellico-economico-industriale riceve compensi pazzeschi. In generale però, per togliere sovranità ad un paese si procede per gradi e quello economico nella stragrande maggioranza dei casi basta e avanza. L’amministrazione ‘obama-soros’ e delle primavere,rivoluzioni colorate e gladio (ISIS), ha unito questa componente con quella economica per tentare (inutilmente) di abbattere Assad per arrivare all’Iran e l’Ucraina (con la Crimea), per arrivare alla Russia.

Gli Stati Uniti proiettano potere solo in apparenza e soprattutto in termini economici, perché di fatto le strategie di Obama&Wall Street/Londra, sono FALLITE. Non esiste più la possibilità, per i policy makers di Washington, di ottenere ciò desideravano inizialmente (Assad via e Russia coinvolta in Ucraina o meglio ancora la Nato in Crimea), intraprendere una guerra in Ucraina con la Nato impegnata a garantire l’integrità della nazione (scappatoia per dichiarare guerra alla russia sulla questione Crimea); oppure avere soldati americani in Siria per combattere ISIS (scappatoia per invadere la Siria e poi puntare ad Assad).

Anche se i Neo-Con alla McCain dicono ‘guerra, guerra, guerra’, la realtà dei fatti ci dimostra che oramai questa possibilità per gli stati uniti non esiste più (quantomeno in forma convenzionale).

Anche se il controllo militare in senso stretto nel 2015 è poca cosa, il problema resta quello economico che esercitano enti come l’IMF, la Banca Mondiale, WTO, BRI, FSB (Finacial Stability Board) nei confronti della maggior parte dei paesi del mondo.
Oltretutto, rispetto ad una guerra materiale, questa forma di controllo ha due vantaggi incalcolabili: non costa nulla implementarla e non scatena reazioni negative nella popolazione; anzi la stragrande maggioranza non capisce/non sa.

Se a questi mezzi, già potenti di per se, viene unita la componente della “cultura pop-liberale-occidentale”, veicolata dalla propagandata dai media (nel loro complesso, quindi anche la cinematografia e letteratura), ecco che la nicchia in cui ricavare la propria dottrina di politica estera, esigenza essenziale per ogni paese sovrano, diventa davvero difficile. A maggior ragione in Europa per i paesi europei.

Fonte: Fractions of reality

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