Le contorsioni continue del governo e del presidente dell’Inps Tito Boeri, sul prepensionamento degli anziani per far posto ai giovani, dimostrano che la politica del lavoro e la politica economica del governo attuale sono fallite. Se il Job Acts, basato su contratti di lavoro sovvenzionati da sgravi contributivi notevoli realmente funzionasse non sarebbe necessario prepensionare gli anziani per alleviare la disoccupazione giovanile. Non ci sarebbe la generazione perduta di giovani, su cui piange il presidente Boeri. Se il governo non avesse largheggiato coi bonus (dagli 80 euro agli sgravi sul Jobs Act) non ci troveremmo in questa situazione.
Boeri ha ragione: c’è una generazione perduta, il 37,9% dei giovani sino a 24 anni è disoccupata contro la media Ue del 22%. Quasi la metà dei ragazzi trovano un posto stabile solo dopo i trent’anni e per metter insieme 40 anni di contributi, devono lavorare sino a 70 anni.
Nel 2011 la disoccupazione giovanile italiana era il 29,1%. Più alta della media europea (20,7%) ma pur sempre 10 punti di meno di oggi: in tre anni è aumentata del 31%. Guarda caso sono anche gli anni in cui l’Italia è stata governata da premier non eletti (Monti, Letta, Renzi).
La disoccupazione complessiva nel 2011 era l’8,4%, in tre anni è aumentata del 35%, Come ovvio le due categorie della disoccupazione vanno di pari passo. Quella giovanile è maggiore di quella globale, per la elementare ragione che i giovani debbono sostituire gli anziani che vanno in pensione oppure occupare i nuovi posti di lavoro che si aggiungono agli esistenti. La rivoluzione digitale rende la domanda di lavoro sempre più debole ed è per questo che i ragazzi faticano a trovare un posto.
Qualcuno dovrebbe dire a Renzi e a Boeri che lavoro non si crea per legge né con le sovvenzioni, ma in due modi sani: con i contratti basati sulla produttività e con una politica economica basata sul mercato. Se rendiamo il mercato del lavoro e tagliamo le aliquote alte Irpef (pagate solo dal ceto medio) anche noi potremo dare il posto ai giovani senza «scaricare» gli anziani. Non c’è una terza possibilità. Ma questo presuppone una politica economica. Molto più semplice (ed elettoralmente proficuo) dare mance in giro. Così si vincono, forse le elezioni, ma si divora il futuro dei giovani.
Fonte: Un’Europa diversa.