I tre elementi chiave della proposta discussa ieri alla Camera: la regolamentazione dell’auto-produzione, la libera detenzione fino a cinque grammi; il regime per la produzione e la vendita a terzi, un monopolio pubblico dov’è garantita tracciabilità; la semplificazione di una serie di norme del Dpr 309/90 relative alla produzione dei preparati medicinali che ne prevedono l’uso. Oggi, sostiene il senatore Benedetto Della Vedova, intervistato da Ae, “la proibizione non ha neppure una giustificazione morale”. Un estratto dal libro “Il filo di canapa”, di Chiara Spadaro
Benedetto Della Vedova -senatore della Repubblica e sottosegretario agli Esteri- è il promotore dell’Intergruppo parlamentare “Cannabis legale”, al lavoro per la legalizzazione della cannabis e dei suoi derivati a scopi medici e ricreativi.
All’indomani dell’avvio della discussione in Aula sulla proposta di legge “Disposizioni in materia di legalizzazione della coltivazione, della lavorazione e della vendita della cannabis e dei suoi derivati” (3235), pubblichiamo l’intervista tratta dal libro di Chiara Spadaro “Il filo di canapa”. “Se la discussione procederà normalmente, senza digressioni, né ostruzionismi, nel giro di qualche mese la Commissione dovrebbe licenziare il provvedimento per l’Aula” ci diceva a gennaio 2016, e questo è successo: ieri, 25 luglio, l’esame è stato però rinviato a settembre.
Senatore, come si è arrivati alla proposta di legge e cosa prevede nel concreto?
Nel giro di pochi mesi, un intergruppo parlamentare assolutamente trasversale, è partito dalla ricognizione delle diverse proposte depositate sul tema in entrambe le Camere dall’inizio della legislatura ed è arrivato a formulare una proposta comune. La proposta dell’intergruppo, che è stata sottoscritta da quasi trecento parlamentari, tra deputati e senatori, ha tre nuclei principali. Il primo è quello della regolamentazione dell’auto-produzione di cannabis, in forma individuale o associata, finalizzata al consumo personale e di gruppo. Chiunque può coltivare fino a cinque piante. Basta una semplice comunicazione all’Agenzia dei monopoli e non è necessaria alcuna autorizzazione. Ciascun consumatore inoltre può detenere cinque grammi di cannabis (e conservarne quindici nel domicilio privato), senza bisogno di comunicazione ad alcuna autorità pubblica. Il secondo nucleo riguarda il regime per la produzione e la vendita a terzi, secondo uno schema analogo a quello dei tabacchi. Lo Stato conserva il monopolio, ma può autorizzare soggetti privati a coltivare la cannabis e a commercializzarne i prodotti derivati. Per le attività soggette a monopolio sono previsti principi (tracciabilità del processo produttivo, divieto di importazione e esportazione di piante di cannabis e prodotti derivati, autorizzazione per la vendita al dettaglio solo in esercizi dedicati esclusivamente a tale attività, vigilanza del ministero della Salute sulle tipologie e le caratteristiche dei prodotti ammessi in commercio e sulle modalità di confezionamento, ecc…), la cui attuazione è delegata a tre decreti ministeriali. Il terzo nucleo riguarda la modifica (e sopratutto la semplificazione) di una serie di norme del Dpr 309/90 relative alla produzione dei preparati medicinali a base di cannabis e alla loro dispensazione ai pazienti, oggi formalmente consentita, ma resa di fatto impraticabile dalla indisponibilità dei prodotti e dalla complessità delle procedure di autorizzazione. Il primo compito dell’intergruppo era quello di promuovere la discussione con un testo condiviso dal maggior numero possibile di deputati e senatori. Da questo punto di vista, direi: “missione compiuta”, con una grande prova di maturità da parte di tutti. Ora il compito è quello di animare, dentro e fuori dalle camere, una discussione parlamentare che deve essere ragionevole e informata.
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