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La Federal Reserve alzerà i tassi…

No Paulson, ex segretario al tesoro non sta ridendo per la battuta sui tassi lui sta ridendo alla domanda …

NEW YORK (WSI)- La fragorosa risata di Henry Paulson, ex segretario del Tesoro Usa, dal 2006 al 2009, durante una recente conferenza al Milken Institute sta facendo il giro del web.

Colpisce il fatto che tanta ilarità sia stata scatenata da un tema non esattamente felice, ovvero quello delle disparità sociali.

Nel dibattito, moderato da Sheryl Sandberg, chief operating officer di Facebook, erano presenti, oltre a Paulson, altri due ex segretari del Tesoro Usa, ovvero Timothy Geithner e Robert Rubin.

Sandberg: Cominciamo con disparità di reddito.

Paulson: Ok, beh .. disparità di reddito. Questo è qualcosa a cui tutti abbiamo pensato. Tu sai che sto lavorando su questo argomento da quando ero ancora a Goldman Sachs …

Geithner: In quale direzione?

Rubin: Lavoravi per aumentarla.

Paulson: Si sì, lavoravamo per aumentarla (altre risate). Battute a parte …

“Mi sono sempre occupato di disuguaglianza dei redditi, sin da quando ero a Goldman…allargandola dice ridendo!

È chiaro il concetto? Davvero vi state ancora interroga ha do sull’origine di questa crisi?

In molti si stanno chiedendo quale sarà la risposta di Yanet Yellen alla scellerata manovra di Mario Draghi, come la banca centrale americana risponderà ai tassi negativi introdotti da Giappone ed Europa…

MILANO – I mercati non hanno ancora metabolizzato la mossa ultra-espansiva della Bce di Mario Draghi, che solo giovedì scorso ha tagliato tutti i tassi, esteso il piano d’acquisti di titoli e promesso liquidità alle banche a condizioni favorevolissime, che già si torna a guardare alle altre Banche centrali, in particolare Fed, BoE e BoJ. La Banca centrale americana tiene infatti la sua due giorni di riunioni per arrivare a comunicare la decisione sui tassi d’interesse, alzati nel dicembre scorso per la prima volta dal lontano 2006. Janet Yellen, il presidente della Fed, si trova un un difficile angolo, proprio per le mosse del collega Draghi. Gli investitori si aspettano un rinvio del secondo rialzo dei tassi, che dalle prime indicazioni sarebbe dovuto cadere in questo mese. Ma le turbolenze sui mercati e il rallentamento degli emergenti hanno complicato la roadmap iniziale. Certo, l’economia Usa continua a dare segnali di forza e l’ultimo rapporto sul lavoro ha riacceso le prospettive di una mossa sulla politica monetaria entro il prossimo giugno: stando ai future sui Fed Fund, indicatore di mercato che anticipa le possibilità di ritocco dei tassi, c’è praticamente una possibilità su due che nel meeting prima dell’estate Yellen si muova.  La Fed chiamata a rispondere al secondo bazooka di Draghi

Ieri vi abbiamo spiegato nei dettagli per quale motivo, purtroppo le ultime manovre della BCE serviranno poco a nulla, loro i signori del senno di poi arrivano ora…

Fitch boccia le misure di Draghi: zero impatto sulla ripresa

I tassi di interesse molto bassi stanno già rendendo più difficile per le banche dell’Eurozona sostenere la redditività del capitale proprio, che rimane al di sotto dei livelli pre-crisi. I margini netti di interesse verosimilmente non registreranno alcun miglioramento materiale finche’ la competizione non si attenuerà, oppure la banche non faranno ricorso a tassi negativi nei confronti dei loro clienti. Molti sono riluttanti a considerare questa possibilità, ma più il periodo di tassi di interesse negativi si protrarrà e più i ricavi rimarranno sotto pressione.

Gli analisti di Fitch non ritengono che le misure adottate giovedì dalla Bce avranno un impatto aggiuntivo sui profitti delle banche o sulla loro propensione al prestito.

Per quale motivo il dollaro si è svalutato nei confronti dell’euro visto che Draghi ha ormai quasi raschiato il fondo del barile, portando i tassi a zero ed accelerando quelli in negativo?

Tu pensa che proprio oggi la Banca centrale giapponese si è ben guardata da portare i tassi in negativo anche per i miliardi e miliardi di yen depositati nei fondi monetari, cosa che difficilmente accadrà per quanto riguarda l’Europa. Tra l’altro il governatore Kuroda si è già pentito di aver mandato in negativo i tassi visto che ha assicurato che non durerà tanto.

Semplice, Draghi ha candidamente dichiarato che c’è un limite a quello che una banca centrale può fare in negativo, sotto un certo livello non si può più scendere. Ovvio che prima o poi, i mercati dovranno tornare a scontare la realtà, ovvero che la divergenza dei rendimenti tra America e Europa non è sostenibile e che l’unica moneta da comprare oggi è il dollaro in quanto più redditizia.

A meno che qualcuno non stia cominciando a scontare la debolezza dei dati macro US e un probabile quarto QE, ma sappiamo che questo non è attualmente possibile, la Fed perderebbe la faccia. D’altra parte, un eventuale nuovo rialzo del dollaro metterebbe in seria difficoltà l’intera economia americana che si trova già in contrazione sia nel settore manifatturiero che in quello dei servizi, al di la di come sono bravi a manovrare i loro indicatori “istituzionali”

Le aspettative di rialzo dei tassi che potete trovare qui Fed Fund Futures and Options – CME Group sono di un probabile rialzo a giugno del 50 %, cosa che sino a qualche settimana fa era data per improbabile.

Oggi avremo un antipasto proveniente dalle vendite al dettaglio in America che non dimentichiamolo contano per circa il 70 % dell’economia USA in arrivo alle 13.30 in quanto c’è già stato il cambio dell’ora legale, insieme alla nuova tornata sulla salute dell’industria manifatturiera con l’indice EMPIRE NY e ai prezzi alla produzione.

Sarà interessante osservare quali saranno le dichiarazioni del FOMC a proposito delle ritrovate prospettive di inflazione e alla luce della salita di oltre il 45 % dei prezzi del petrolio e di alcune materie prime. Immagino che tutte le preoccupazione presenti nelle ultime dichiarazioni dei vari governatori regionali, il problema dei mercati non esiste più visto il solito “pilotato” poderoso rimbalzo di Wall Street.

È la settimana delle banche centrali: cosa aspettarsi da Fed, Svizzera e Bank of England –

La Banca del Giappone prende tempo

Lo stesso vicepresidente della Fed Stanley Fisher ha spiegato in un interessante discorso ( “Riflessioni sulla macroeconomia di ieri e di oggi”) di lunedì 7 marzo, che oggi la curva di lungo periodo appare all’analisi dei dati piuttosto piatta, quasi “keynesiana”: la disoccupazione può calare quanto si vuole senza che l’inflazione salga. La Fed però è convinta che le cose andranno diversamente: «Non ci credo – ha detto Fisher a proposito di un’assenza di relazione tra prezzi e mercato del lavoro – Il legame in realtà non è mai stato molto forte, ma esiste e noi potremmo oggi vedere i primi movimenti di un aumento del tasso di inflazione – qualcosa che vorremmo accadesse».

Aspetta e spera caro Stanley, in una deflazione da debiti, l’inflazione è l’ultima opzione possibile.

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