di Cristina Amoroso
Sono passati quasi 15 anni dagli attacchi alle Torri Gemelle di New York e al Pentagono di Washington. Quasi ogni giorno ci hanno bombardato di notizie sui responsabili; è partita la “guerra totale al terrore” di Bush che è ancora in atto, ribattezzata dall’Amministrazione di Obama “operazioni di emergenza all’estero”; Osama Bin Laden è ufficialmente morto, entità fantasma come Al-Queda. Guerre ininterrotte che sono costate oltre 4000 miliardi di dollari, due Paesi distrutti (Afghanistan e Iraq) quattro milioni di morti e l’intero Medio Oriente in fiamme.
Ora un giudice distrettuale di New York, George Daniels, ha sentenziato che deve essere l’Iran a pagare più di 10 miliardi di dollari alle famiglie delle 2997 vittime che morirono l’11 settembre 2001 e ad un gruppo di assicuratori, anche se non vi è alcuna prova di connessione diretta di Teheran all’attacco.
La sentenza è degna di nota soprattutto perché nessuno dei 19 dirottatori dell’11 settembre erano cittadini iraniani: quindici erano cittadini dell’ Arabia Saudita, due degli Emirati Arabi Uniti e due rispettivamente di Egitto e Libano.
Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Hossein Ansari Jaberi, in una dichiarazione rilasciata lunedì, ha definito la sentenza della Corte come “ingiusta”, “ridicola” e “assurda”, descrivendo l’ordine del tribunale degli Stati Uniti come “l’ ultimo prodotto del sistema giudiziario americano in atto nel seguire ciecamente gli scenari sionisti nella diffusione dell’iranofobia”. “La sentenza è ridicola e assurda, al punto che si fa beffe del principio di giustizia, mentre appanna ulteriormente la reputazione del sistema giudiziario degli Stati Uniti”, ha detto Jaberi.
L’Arabia Saudita è stata legalmente prosciolta dal pagamento dei danni alle famiglie delle vittime dell’ 11 settembre l’anno scorso, dopo che il giudice Daniels respinse l’imputazione secondo cui la monarchia del Golfo Persico aveva fornito materiale di supporto ai terroristi, stabilendo che Riyadh godeva dell’immunità diplomatica.
Jaberi Ansari ha proseguito dicendo che tali sentenze inviano anche un “messaggio molto pericoloso e significativo” per i terroristi e i loro alleati secondo il quale “ci si può sentire liberi di continuare a uccidere gli americani e gli altri in tutto il mondo, perché non solo non si va a caccia di chi lo fa, ma in risposta a tali crimini, si colpiscono i nemici più forti ed efficaci dei criminali.”
Il portavoce ha inoltre espresso rammarico per il fatto che il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, in un approccio “illogico, scorretto e immorale”, ha da anni messo l’Iran sulla sua cosiddetta lista degli sponsor del terrorismo. “Mossa questa che ha costituito la base per l’annullamento di tutti i principi di un processo equo, o più semplicemente del senso comune, in una sentenza politica emessa da alcuni tribunali statunitensi”
Gli attacchi dell’11 settembre 2001 hanno ucciso circa 3.000 persone e causato circa 10 miliardi di danni alla proprietà e alle infrastrutture. I funzionari degli Stati Uniti affermano che essi sono stati effettuati da terroristi di al-Qaeda, ma molti esperti hanno sollevato interrogativi sulla versione ufficiale, dicendo che si è trattato di un’operazione false flag e che l’ex leader di al-Qaeda, Osama bin Laden, anch’egli di origine saudita, era solo uno spauracchio creato dal complesso militare-industriale degli Stati Uniti.
Ora il caso rimane aperto dopo la sentenza Daniels. Secondo Bloomberg, può essere molto difficile ottenere i danni da un altro Paese, ma i querelanti potrebbe provare a farlo prendendo di mira i fondi iraniani congelati dagli Stati Uniti. O forse, più prosaicamente, è solo l’avvisaglia di un nuovo ciclo di guerre alle porte.
Fonte: Il Faro sul Mondo