La disoccupazione cresce ancora toccando ad aprile la soglia dell’11,7%. Viceversa i prezzi scendono dello 0,3% rispetto all’anno scorso. Questi sono numeri. Il resto sono un po’ di equilibrismi che partono da questo apparente paradosso: sono saliti tanto gli occupati ( 51 mila) quanto i disoccupati (50 mila). Come mai? La riposta è molto semplice: gli inattivi sono 113mila in meno. Si tratta cioè di persone che avevano smesso di cercare un lavoro e adesso, incoraggiati da quella che sembra una ripresa del mercato, stanno tornando a guardarsi in giro. In alcuni casi anche con successo.
Questi numeri sono bastati agli euro entusiasti (a cominciare dai componenti del governo) che il peggio è passato e ci aspetta un futuro radioso. Non per essere gufi a tutti i costi però un po’ più di realismo non guasterebbe. Quanto meno per non cadere nelle facili illusioni. Per questa ragione insistiamo nelle nostre convinzioni. La prima è questa: il jobs act non funziona per la semplice ragione che il lavoro non si crea con un colpo di bacchetta magica. Serve una ripresa sostanziosa che, purtroppo, non si vede. Il Pil del primo trimestre è cresciuto dello 0,3%. In ragione d’anno arriveremo forse all’1%. Assai poco dopo la perdita del 10% in sette anni. Tutti gli economisti concordano nel dire che solo una crescita economica oscillante fra il 2 e il 3% crea lavoro vero. Solo a queste condizioni, infatti, le aziende allargano gli organici dovendo fronteggiare una domanda che si annuncia robusta per lungo tempo.
Con una ripresa che si aggira intorno all’1% si crea solo lavoro finto. Cioè posti sussidiati che, al primo stormir di fronda spariscono. E i sussidi non mancano. Perché tutti ricordano il bonus sui contributi per i nuovi assunti. Pochi invece hanno in memoria il superbonus sugli investimenti che consente di scaricare le spese con una aliquota addirittura del 180%. Questo significa che tutto il meccanismo è drogato dagli incentivi pubblici. In tutto questo non ci sarebbe nulla di male se almeno fosse tutto chiaro e trasparente. Invece sembra di giocare a nascondino: gli incentivi all’occupazione ci sono ma sono decrescenti. I vantaggi sugli investimenti? Va bene ma per un anno solo. Il debito? Può salire ma solo per il 2017. Nel 2017 non si sa. È chiaro che una strategia di questo tipo non porta a nessun risultato. Sono interventi troppo episodici che portano inevitabilmente a risultati episodi. Non caso l’inflazione è negativa dello 0,3%. I consumi, per quanto in miglioramento, non ce la fanno proprio a spingere i prezzi perché l’economia resta con il freno a mano tirato.
Fonte: Un’Europa diversa