Di Viator
Ancora oggi le mummie continuano a interrogarsi con aria crucciata sulla possibilità che a Dallas 50 anni fa possa essersi consumato un complotto. Eh già, perché – nonostante i molti elementi che indicano con chiarezza cristallina la matrice cospirativa dell’attentato – incredibilmente continua ad esistere un agguerrito esercito di ‘uomini di cultura’ che sostiene la tesi ‘ufficiale’ del cecchino solitario che sparapallottole telecomandate, per poi essere ucciso a sua volta – appena 24 ore più tardi, all’interno di una stazione di polizia – da un altro sparatore folle.
Se invece ci si focalizzasse sui reali provvedimenti politici ed economici entrati in vigore durante la presidenza JFK prima di quel fatale 22 Novembre 1963 – magari confrontandoli a quelli che contraddistinsero altri celebri uomini delle istituzioni cui fu riservato lo stesso trattamento forse, chi lo sa, ci si capirebbe qualcosa.
“Signore e signori, la parola ‘segretezza’ è ripugnante in una società libera e aperta e noi, come popolo, ci siamo opposti, intrinsecamente e storicamente, alle società segrete (ops! n.d.r.), ai giuramenti segreti e alle riunioni segrete.
Siamo di fronte, in tutto il mondo, ad una cospirazione (ops! – n.d.r.) monolitica e spietata basata su mezzi segreti per espandere la sua sfera d’influenza, sulla infiltrazione anziché sulla invasione, sulla sovversione anziché sulle elezioni, sulla intimidazione anziché sulla libera scelta.
È un sistema che ha reclutato ampie risorse umane e materiali nella costruzione di una macchina affiatata altamente efficiente la quale combina azioni militari, diplomatiche, di intelligence, economiche, scientifiche e politiche.
Le sue azioni non vengono diffuse, ma tenute segrete. I suoi errori non vengono messi in evidenza, ma vengono nascosti. I suoi dissidenti non sono elogiati, ma ridotti al silenzio. Nessuna spesa è contestata. Nessun segreto è rivelato. Ecco perché il legislatore ateniese Solone decretò che evitare le controversie fosse un crimine per ogni cittadino.
Sto chiedendo il vostro aiuto nel difficilissimo compito di informare e allertare il popolo americano. Sono convinto che con il vostro aiuto l’uomo diventerà ciò per cui è nato: un essere libero e indipendente.”
John Fitzgerald Kennedy – dal discorso tenuto presso l’Hotel Waldorf Astoria di New York il 27 aprile 1961 – (Audio originale).
Di contro, ciò che di JFK tende ad essere evidenziato con ‘sospetta’ insistenza, sotto le mentite spoglie di pseudo-celebrazioni con velleità veristiche – ad esempio nella serie televisiva I Kennedy – oppure indirettamente, tutte le volte che viene narrata la biografia di personaggi come Marilyn o Frank Sinatra – è che fosse un tossicomane, un fedifrago, un malato di sesso puttaniere e impenitente (splendida idea quella di giocare sulla associazione di idee assegnando a Rob Lowe il ruolo del presidente nel film Killing Kennedy) ed un burattino manovrato dal padre e dal fratello.
Che Kennedy fosse o meno l’uomo privato descritto in molti film e documentari, oggi non fa molta differenza. Ciò che invece la differenza la fa, è il trattamento riservato dai media alla memoria di molti altri celebri uomini pubblici, i cui vizi privati non sono mai descritti con la passione, minuziosità ed efficacia riservati alla figura di JFK. Chiunque abbia un minimo di dimestichezza con i meccanismi della meta-comunicazione sa che da anni è in corso una campagna finalizzata allo infangamento della memoria di un uomo che ancora oggi – grazie al suo eccezionale esempio di insubordinazione ai poteri forti – per i burattinai continua a rappresentare un problema, un precedente da seppellire sotto quintali di pettegolezzi e illazioni
Fonte: http://www.anticorpi.info/2013/11/kennedy-il-secondo-attentato-e-fallito.html