GIORGIA GRIFONI

“Oggi, in un contesto regionale alterato dalla “primavera araba”, i confini di Israele con il Libano, Gaza, Siria e pongono i maggiori rischi per la popolazione e l’IDF. Israele ha a che fare con più fronti, e non solo con uno, come in passato”. A parlare è il luogotenente colonnello Avital Leibovitch, capo della divisione media internazionali delle Forze di Difesa israeliane. Il messaggio è chiaro: Tel Aviv non si sente sicura. E dopo cinque anni di relativa calma -intervallata da qualche scaramuccia e da varie dichiarazioni da entrambe le parti- gli occhi di Israele sono di nuovo puntati sul sud del Libano. Se spazzare via il nemico sciita di lunga data non è compito facile – soprattutto dopo la ritirata israeliana del 2006, segno della prima vera sconfitta militare di Tel Aviv nella regione- la volontà c’è tutta. E ora, a sud di Ras Naqura, i vertici dell’IDF studiano nuove strategie e vagliano le varie possibilità.

A far scervellare i vertici militari israeliani, oltre alla logistica, sono le armi che Hezbollah possiede. Niente carri armati o elicotteri, ma un gran numero di missili, comunicazioni ad alta tecnologia, una complessa rete di bunker di difesa e siti di lancio, e un sistema d’intelligence altamente valutato. Quello, cioè, che gli esperti militari chiamano “forza ibrida”, in grado di utilizzare insieme tattiche e armi convenzionali e non: la guerra del futuro, come si prevede nei circoli marziali.

Più volte si è parlato di preparativi di guerra tra Libano e Israele, ma questa volta il terreno di scontro potrebbe essere a sorpresa quello marittimo, proprio sopra all’immenso giacimento di gas naturale di Leviathan sommerso dalle acque libanesi, israeliane e cipriote. Per ora è solo guerra diplomatica tra Tel Aviv e Beirut, che reclamano due confini marittimi diversi alle Nazioni Unite. Il documento presentato da Israele, che si attribuisce un maggior possesso del giacimento, è stato giudicato come “un’aggressione” dal ministro dell’energia libanese. Tel Aviv replica che Beirut sta spostando confini marittimi che aveva approvato ufficialmente nel 2007, prima che la ricchezza di Leviathan venisse scoperta: “Un atto premeditato fatto apposta per creare un pretesto di conflitto con noi, come nel caso delle Shebaa Farms”, ha commentato il ministro israeliano per gli affari strategici Moshe Ya’alon. Mare o terra, la previsione purtroppo è solo una, come sottolinea il Maggiore Generale Gadi Eizenkot, fino a luglio a capo del comando nord di Israele: “La prossima guerra sarà completamente differente: Hezbollah sarà più preparato. E anche noi”.
Nena News: http://nena-news.globalist.it/?p=14711
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