William Engdahl, Global Research, 25 giugno 2014
Per giorni, dalla drammatica caduta di Mosul il 10 giugno, i media mainstream occidentali diffondono storie d’orrore sulle conquiste militari in Iraq dello Stato Islamico in Iraq e Siria, dalla curiosa sigla ISIS. ISIS, come l’antico culto egizio della dea della fertilità e della magia. Il quadro mediatico è sempre meno chiaro. I dettagli che escono suggeriscono che l’ISIS e il grande ‘balzo’ militare in Iraq, e meno nella vicina Siria, siano formati e controllati da Langley in Virginia e da altri avamposti della CIA e del Pentagono, quale prossima tappa per diffondere il caos nel secondo maggiore Stato petrolifero del mondo, l’Iraq, indebolendo i recenti sforzi per stabilizzare la Siria.
Fatti strani
Gli stessi dettagli del successo militare dell’ISIS nel centro petrolifero iracheno, Mosul, sono sospetti. Secondo giornalisti iracheni ben informati, l’ISIS ha invaso la strategica regione di Mosul, sede di alcuni dei più grandi giacimenti petroliferi del mondo, senza sparare un colpo. Secondo un rapporto, i residenti di Tiqrit riferiscono di grandi adunate di “soldati governativi che consegnano pacificamente armi e uniformi ai militanti che presumibilmente li avrebbero uccisi sul posto“. Ci viene detto che i psicopatici mascherati dell’ISIS avrebbero catturato “armi e munizioni delle forze di sicurezza in fuga”, fornite dal governo statunitense. L’offensiva coincide con la riuscita campagna dell’ISIS in Siria orientale. Secondo i giornalisti iracheni, capi tribali sunniti della regione sono stati convinti a schierarsi con l’ISIS contro il governo sciita di al-Maliqi di Baghdad. Gli avevano promesso accordi migliori sotto la Sharia sunnita dell’ISIS che con il dominio anti-sunnita di Baghdad. Secondo il New York Times, la mente del successo militare dell’ISIS è l’ex-capo del partito Baath e successore di Sadam Husayin, generale Ibrahim al-Duri. Duri sarebbe il capo del gruppo ribelle iracheno Esercito degli Uomini dell’Ordine Naqshbandi, nonché del Comando supremo per la Jihad e la Liberazione, grazie alla solida leadership nella setta Naqshbandi in Iraq. Nel 2009, il generale del ‘balzo iracheno’ David Petraeus, a capo del Comando Centrale degli Stati Uniti, disse ai giornalisti che Duri era in Siria. I parlamentari iracheni affermavano che fosse in Qatar. Il fatto curioso è che pur essendo sulla lista dei ricercati degli Stati Uniti dal 2003, Duri è riuscito miracolosamente a sfuggire alla cattura e ora si vendica riprendendosi le enormi regioni sunnite dell’Iraq. Fortuna o ben piazzati amici a Washington? Il sostegno finanziario ai jihadisti dell’ISIS proverrebbe anche da tre dei più stretti alleati degli Stati Uniti nel mondo sunnita: Quwayt, Qatar e Arabia Saudita.
Passaporti degli Stati Uniti?
I membri chiave dell’ISIS si scoprono essere stati addestrati da CIA e Comando forze speciali degli Stati Uniti in una base segreta in Giordania, nel 2012, secondo funzionari giordani. L’intelligence statunitense, turca e giordana dirigevano una base di addestramento per i ribelli siriani nella città giordana di Safawi, nella regione desertica nel nord del Paese, opportunamente al confine con Siria e Iraq. Arabia Saudita e Qatar, le due monarchie del Golfo più coinvolte nel finanziamento della guerra contro Assad in Siria, finanziano l’addestramento in Giordania dell’ISIS. Pubblicamente indicati volti ad addestrati i jihadisti “non-estremisti” per la guerra contro il regime siriano di Bashar Assad, i campi di addestramento segreti statunitensi in Giordania e altrove hanno addestrato forse diverse migliaia di combattenti musulmani nelle tecniche di guerra irregolare, sabotaggio e terrorismo. Le affermazioni di Washington di aver fatto particolare attenzione a non addestrare estremisti ‘salafiti’ o jihadisti, sono uno scherzo. Come si fa a verificare se una recluta non è un jihadista? C’è un particolare DNA della jihad che i medici della CIA hanno scoperto? I funzionari governativi giordani rivelano dettagli nel timore che gli stessi terroristi dell’ISIS, che oggi decapitano decine o centinaia di ‘infedeli’ per le strade della vicina Mosul, se crediamo alla loro stessa propaganda, potrebbero presto puntare le loro spade contro il re di Giordania Abdullah, estendendo il loro Califfato nascente. L’ex funzionario del dipartimento di Stato USA Andrew Doran ha scritto sulla rivista conservatrice National Review che alcuni guerrieri dell’ISIS hanno passaporto degli Stati Uniti. Ciò naturalmente non dimostra il sostegno dell’amministrazione Obama. Hmm… Il giornalista iraniano Sabah Zanganeh osserva, “L’ISIS non ha avuto il potere di occupare e conquistare Mosul da sola. Ciò che è accaduto è il risultato della collaborazione di servizi di sicurezza e intelligence di certi Paesi della regione con certi gruppi estremisti nel governo iracheno“.
Il comandante ceceno dell’Iraq
La prossima parte bizzarra del puzzle dell’ISIS riguarda il jihadista ritenuto ‘mente militare’ delle sue recenti vittorie, Tarkhan Batirashvili. Se il suo nome non suona molto arabo è perché non lo è. Tarkhan Batrashvili è un russo, in realtà un ceceno di Georgia. Ma per darsi un tocco arabo si presenta come emiro (che altro?) Umar al-Shishani. Il problema è che non sembra affatto arabo. Non è bruno con barba nera: piuttosto ha una lunga barba rossa, una specie di Barbarossa ceceno. Secondo un articolo del novembre 2013 del Wall Street Journal, l’emiro Umar o Batrashvili, come si preferisce, ha combattuto le guerre in Siria e in Iraq “nella lotta geopolitica tra Stati Uniti e Russia“. Questo è l’obiettivo dei capi neo-conservatori di CIA, Pentagono e dipartimento di Stato. La CIA ha inviato centinaia di mujahidin sauditi, e altri veterani stranieri della guerra afghana degli anni ’80 contro i sovietici, nella guerra in Cecenia per spezzare la Russia nei primi anni ’90, in particolare per sabotare l’oleodotto russo da Baku, sul Mar Caspio, alla Russia. James Baker III e i suoi amici dell’anglo-americana Big Oil avevano altri piani. Si trattava dell’oleodotto BTC di proprietà di un consorzio petrolifero BP-USA e che passando per Tbilisi va nella Turchia membro della NATO, evitando il territorio russo. Batrashvili è rinomato per la premura. L’anno scorso fu costretto a chiedere scusa quando ordinò ai suoi uomini di decapitare un soldato ‘nemico’ ferito che si rivelò essere un capo ribelle alleato. Più di 8000 mercenari jihadisti stranieri sarebbero nell’ISIS, di cui almeno 1000 ceceni, nonché jihadisti sauditi, quwaitiani, egiziani e uiguri del Xinjiang cinese.
Jeffrey Silverman, capo dell’ufficio Georgia del sito Veteran’s Today (VT), mi ha detto che Batrashvili “è un prodotto di un programma congiunto degli Stati Uniti con una ONG di facciata chiamata Jvari, istituita dall’intelligence georgiana e dal Consiglio di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, risalente ai giorni della Gola di Pankisi”. Jvari è il nome di un famoso monastero ortodosso georgiano del 6° secolo. Secondo Silverman, David J. Smith, capo a Tbilisi di qualcosa chiamata Fondazione georgiana per gli studi strategici e internazionali, così come dell’Istituto Potomac a Washington, dov’è indicato direttore del Potomac Institute Cyber-Center, ebbe un ruolo nel controllare la ONG Jvari. Silverman sostiene che Jvari a Rustavi, nei pressi della capitale Tbilisi, riunì mujahidin afgani, veterani di guerra ceceni e georgiani, e diversi jihadisti arabi. Furono inviati nella famigerata regione della Gola del Pankisi, una specie di terra di nessuno, per il successivo dispiegamento in Iraq e Siria. Batrashvili e altri jihadisti georgiani e ceceni, nota Silverman, vengono in genere infiltrati, con l’assistenza del dipartimento del controspionaggio della Georgia e l’approvazione dell’ambasciata degli Stati Uniti, dalla Georgia alla Turchia nel valico di frontiera tra il villaggio Akhaltsikhe in Georgia e il villaggio turco Turkgozu, sul confine turco-georgiano. Da lì è facile attraversare la Turchia per arrivare a Mosul in Iraq o nel nord-est della Siria. Silverman ritiene che gli eventi nel Nord dell’Iraq riguardino “una repubblica curda separata dal governo centrale, e ciò fa parte del Nuovo Grande Gioco, al servizio degli interessi statunitensi in Turchia, Iraq, per non parlare della Siria“.
Assai rivelatore è il fatto che quasi due settimane dopo la drammatica caduta di Mosul e la ‘presa’ da parte delle forze dell’ISIS di enormi quantità di armi e veicoli militari fornite dagli Stati Uniti all’esercito iracheno, Washington non faccia praticamente nulla se non un paio di discorsi stupidi sulle loro ‘preoccupazioni’ ed inviare 275 forze speciali per proteggere il presunto personale statunitense in Iraq. Qualunque siano gli ultimi dettagli che emergono, appare chiaro che dopo la caduta di Mosul alcuni dei più grandi giacimenti petroliferi iracheni siano improvvisamente controllati dai jihadisti e non più da un governo iracheno deciso ad aumentare notevolmente l’esportazione di petrolio. Maggiori informazioni su tale aspetto in un prossimo articolo.
William Engdahl è un premiato analista geopolitico e consulente strategico internazionale i cui best-seller sono stati tradotti in tredici lingue.
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Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora