Nella giornata di ieri è finalmente iniziata l’operazione delle forze armate irakene, sostenute dai gruppi antiterrorismo del Ministero dell’Interno e soprattutto dalle unità di mobilitazione popolare “Hashd al-Shaabi” per la liberazione della Provincia di Ninive e la riconquista della città di Mosul, ormai ultima metropoli rimasta nelle mani del sedicente “Stato Islamico”.
L’operazione era nell’aria da diverse settimane e gli scannatori dell’ISIS avevano fatto in tempo anche a compiere una strage nelle loro stesse fila per timore che alcuni loro membri meno fanatici di altri preferissero un’insurrezione a tempo debito e una resa condizionata ai liberatori governativi alla prospettiva di un sanguinoso ‘martirio’.


In tutto questo arriva, assolutamente senza alcuna sorpresa, l’accusa da parte irakena, lanciata ieri sera da un rappresentante della Mobilitazione Popolare, che i ‘famigerati’ jet della cosiddetta ‘coalizione anti-ISIS’ (che comprende OVVIAMENTE tutti i più grandi sostenitori dell’ISIS: Usa, Arabia Saudita, Qatar…) stiano lasciando fuggire indisturbati i convogli dei terroristi che stanno abbandonando la città di Mosul per rifugiarsi nelle campagne o puntare verso la Siria.

E’ sempre più evidente che gli Usa e Obama nella zona fungano da “pompieri piromani” prima aiutando in tutti i modi l’ISIS a rappresentare una grave minaccia contro l’Irak indipendente a guida maggioritaria sciita e contro la Siria baathista e alleata di Iran ed Hezbollah e quindi a infiltrarsi nelle rispettive regioni con la scusa di…combattere l’ISIS!

Questa strategia sfacciata riesce perché i mass-media occidentali sono tutti proni alla vulgata americana, atlantista e sionista (e il regime di Tel Aviv é un altro maggior sponsor del “Daash” che infatti, guarda caso, non lo attacca mai) e diffonde tra le masse non altrimenti edotte l’immagine dell’eroico Obama che “lotta contro l’ISIS”.

Noi di PALAESTINA FELIX abbiamo visto bene come Obama “lotti” contro l’ISIS, l’abbiamo visto il 17 settembre scorso quando i jet americani hanno ucciso 60 soldati siriani tentando di “spianare” all’ISIS la strada per la conquista o l’interdizione dello strategico aeroporto di Deir Ezzour.

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