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La storia del Venezuela ed in generale dell’America Latina, può essere vista come uno specchio di quello che sta per accadere in Grecia, in Italia, in Europa. Tutto quello che è successo in Venezuela si sta replicando in Europa; l’unica cosa che potrà cambiare sarà l’intensità con cui si daranno gli avvenimenti. Di qui l’enorme importanza di conoscere la storia e gli avvenimenti del Venezuela, tra i quali spicca la questione dell’oro venezuelano.
Comprendere Il debito pubblico
Il debito pubblico ha una duplice funzione al servizio del capitale. In Italia, ad esempio, nessun privato, neppure il più ricco e potente, avrebbe mai potuto creare la capillare infrastruttura ferroviaria di migliaia di chilometri che caratterizza le Ferrovie dello Stato, o l’infrastruttura telefonica della Telecom, due grandi imprese che in mano privata possono assicurare profitti enormi. Ci riesce lo stato, proprio grazie alla possibilità di creare debito pubblico, quindi costruendo queste grandi imprese attraendo i capitali necessari.
Per creare carrozzoni, imprese che danno solo perdite non è difficile, essendo sufficiente, ad esempio, aumentare spropositatamente il numero degli addetti; in questo modo i gestori, nominati dai politici di turno, con l’assunzione indiscriminata, oltre a creare clienterismo político che pemette di conservarli nel potere (dato che gli assunti li appoggeranno nelle future elezioni), contribuiscono a creare imprese perennemente in perdita, i cui bilanci annualmente vengono ripianati dallo stato, contribuendo anche ad aumentare il debito pubblico; dall’altro lato la classe politica al potere fa di tutto per far crescere il debito pubblico.
Questa storia, che si è compiuta pienamente in America Latina e in Venezuela si sta ripetendo in Europa.
Fin qua, la storia italiana procede sostanzialmente come quella che ha vissuto il Venezuela. In Italia si è già superata la fase della creazione artificiale del debito pubblico, quindi si sta procedendo alla svendita degli attivi. Lo stato italiano possiede grandi imprese o quote sostanziali di imprese già privatizzate: ENI, ENEL, Finmeccanica, Ferrovie, Poste, imprese municipalizzate dell’acqua, dell’energia, dei rifuti, dei trasporti; tutte imprese molto appettibili dal grande capitale internazionale. A queste ricchezze si aggiunge un’altra, che noi abbiamo indicato come il vero obiettivo primario dell’attacco all’Italia (1), ovvero il suo oro. L’Italia ha riserve auree per 2.451,80 tonnellate ed è il paese con la terza maggior reserva riserva di oro al mondo, dopo USA e Germania.
I governi che si alterneranno adesso in Italia, con la scusa della necessità di far fronte all’ingente debito pubblico, procederanno alla svendita di tutti gli attivi del paese. Lo stesso sta succedendo in molti paesi dell’Unione Europea, dalla Grecia, alla Spagna, al Portogallo, a Cipro, all’Irlanda.
L’Unione Europea avendo imposto non la regola del pareggio del bilancio, ma la possibilità di sforare del 3% all’anno, ha creato i presupposti per l’aumento del debito pubblico; infatti in dieci anni, gli Stati nella più ottimistica delle ipotesi hanno accumulato debiti equivalenti al 30%. Inoltre, molti stati non avendo ritenuto tale regola come tassativa sono andati anche oltre: l’Italia, in alcuni anni, ha sforato il 5%, la Grecia il 10% ed oltre. Ovviamente le istituzioni europee non potevano non sapere, ma questo importava poco, perchè in fin dei conti lo scopo era l’indebitamento dei paesi.
Le conseguenze sul piano sociale della ricetta del Fondo Monetario Internazionale sono sotto gli occhi di tutti e basta appunto analizzare la storia dell’America Latina, dall’Argentina, alla Bolivia, all’Ecuador, al Venezuela, senza dimenticare il Brasile e tutti gli altri paesi del continente americano. In ognuno, le conseguenze sono state le stesse, anche se l’intensità è stata differente: la maggioranza della popolazione cade nella miseria ed inevitabilemente esplode; le esplosioni sociali portano alla repressione, ovviamente.
In Venezuela l’esplosione sociale arriva il 27 febbraio del 1989, quando la miseria e la fame in cui era precipitata la maggioranza della popolazione costringono, tra l’altro, all’assalto dei negozi per poter mangiare. La reazione del potere fu brutale, disumana: la repressione condotta dalla polizia e dall’esercito, il cui Ministro della Difesa, di origine italiana, Italo del Valle Alliegri, solo in questi ultimi mesi è stato inciminato per violazione dei diritti umani, in due giorni provoca migliaia di morti; il numero non è mai stato accertato.
Trattandosi di popoli, gli europei, che hanno conosciuto un altro livello di vita, è pensabile che difficilmente accetteranno di tornare alla miseria di un tempo e quindi esploderanno in una maniera ancora più virulenta e pensiamo che la situazione possa sfociare in dittatura; dato che la repressione non si addice alla democrazia, la necessità di apllicare una forte repressione potrebbe costringere i detentori del potere ad imboccare la strade della dittatura.
La cessione dell’oro ed il fallimento del settore finanziario in Venezuela
L’azione di indebitamento del paese, in Venezuela fu portata avanti dai governi di Jaime Lusichi (1984-1989) e di Carlos Andres Perez (1989-1993), i quali non solo indebitarono il paese con il Fondo Monetario Internazionale, ma impegnarono anche tutto l’oro dello stato; infatti, per poter ottenere i prestiti, non solod ebbono applicare una rigida ricetta, ma sono anche costretti a dare in garanzia 211 tonnellate di oro. Questa enorme quantità di oro, consegnata a garanzia dei prestiti, viene inviata e conservata in banche di differenti paesi del mondo: il 59,9% in Svizzera, il 17,9% in Inghilterra, l’11,3% negli Stati Uniti, il 6,4% in Francia; il resto in altri paesi.
Come abbiamo visto la politica neoliberale dei governi venezuelani conduce all’indebitamento, quindi alle privatizzazioni, alla diffusione della miseria, alle esplosioni sociali ed alla conseguente repressione. La situazione economica del Venezuela, dopo la brutale repressione del 27 febbraio 1989, continua a peggiorare, fino alla crisi del settore finanziario. Il fallimento di oltre la metà delle istituzioni finanziarie del paese (banche, assicurazioni e finanziarie in genere) ariva nel 1994. E’ questo un altro elemento di profonda similitudine con la attuale crisi europea ed italiana.
Oggi, la maggior parte delle imprese del settore finanziario italiano (banche e assicurazioni) è in profonda crisi ed al bordo del fallimento, con un svalutazione enorme rispetto al 09/10/2007 e con un forte indebitamento.

Hugo Chávez, però, entra a pieno titolo nelle simpatie del popolo, essendo la prima volta che un militare agisce in favore dei poveri e cerca di rovesciare il governo per vendicare la repressione del 27 febbraio (Caracazo). Una frase in particolare, pronunciata da Chávez mentre è portato in carcere e trasmessa da tutte le televisioni venezuelane, lo rende famoso e popolare: “Il nostro tentativo non è riuscito, per adesso … “; una frase che arriva al popolo come segnale di speranza per il futuro. Por ahora, per adesso è andata cosi, per adesso abbiamo fallito, ma ci saranno altre opportunità. Automaticamente nell’immaginario collettivo, Hugo Chávez diventa il punto di riferimento per futuri cambiamenti e la speranza di un intero popolo.
Il 27 di novembre dello stesso anno si ha una nuova ribellione militare; anche questa non ottiene il successo ed i militari finiscono in carcere.
Hugo Chávez, dopo aver passato due anni di carcere viene indultato dal neo presidente, Rafael Caldera, che in pratica è stato eletto in virtù della sua promessa elettorale di liberare i militari ribelli. Mantiene la promessa, Chavez esce dal carcere fonda un movimento político ed alla successiva elezione, nel 1998, si presenta come candidato con un programa totalmente rivoluzionario. Viene eletto ed inizia quel proceso di trasformazione della società che porterà il Venezuela lontano dal neoliberismo ed alla rinazionalizzazione di tutte le imprese strategiche precedentemente privatizzate (banche, telefonía, imprese minerarie); ovviamente la principale impresa del paese, la statale PDVSA, che durante la IV Repubblica non dava utili e stava per essere privatizzata si riprende e comincia a fornire grandi utili al paese.
Tra le varie azioni portate in porto dal governo di Hugo Chávez è quella di aver pagato tutti i debiti del paese, chiudendo definitivamente con il Fondo Monetario Internazionale. Rimane aperto ancora un contenzioso con le grandi banche internazionali. Il governo ha ormai pagato tutti i debiti, ma le 211 tonnellate di oro date in garanzia al FMI, sono ancora in mano ai banchieri internazionali. Pertanto, recentemente il governo ha chiesto alle banche presso cui è custodito l’oro venezuelano di restituirlo.
L’oro è un prodotto altamente strategico e con il possibile fallimento dell’Euro ed il possibile tracollo del dollaro, l’oro avrà un ruolo sempre più importante. In virtù della crescente importanza che assumerà l’oro, il governo venezuela ad agosto ha annunciato anche la nazionalizzazione di tutte le attività connesse all’estrazione dell’oro. Dicevamo all’inizio di questo nostro lavoro, che il Venezuela è un paese ricco di risorse, tra le quali appunto, abbonda l’oro.
Fino ad ora, le attività connesse all’estrazione dell’oro erano affidate in concessione ai privati, in particolare alle grandi multinazionali del settore. In base alle attuali leggi, le multinazionali erano obbligate a vendere al Banco Centrale del Venezuela la metà dell’oro estratto, mentre l’altra metà rimaneva proprietà dell’impresa esrattrice.
In Italia, invece i rappresentati del partito che molto presto subentrerà all’attuale moribondo governo di Silvio Berlusconi, pensano – come annunciano pubblicamente in una lettera al Sole24Ore – di utilizzare le ingenti riserve aurifere italiane come garanzia per ottenere europrestiti, ossia pensano di continuare ad attuare fedelmente il programma intrapreso dai governi della IV repubblica in Venezuela.
E’ evidente che la storica lezione dell’America Latina ed in particolare del Venezuela, non ha insegnato assolutamente niente ai politici italiani ed europei. Inevitabilmente, la strada intrapresa dall’Europa e dai suoi politici, tutti burattini al servicio del grande capitale, esattamente come era in Venezuela, condurrà alla miseria degli europei ed alla inevitabile esplosione sociale, con la inevitabile repressione; le esplosioni sociali potrebbero convincere – e lo ripetiamo – i detentori del potere ad intraprendere la strada della dittatura.
In conclusione, la lezione del Venezuela ci insegna che le attuali politiche neoliberali condurranno alla miseria ed alle esplosioni sociali; quello che non possiamo prevedere è se la reazione del popolo sfocerà in una rivoluzione, in un grande cambiamento, o porterà ad una feroce dittatura.