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Questo è Cefis 7
La Montecefis. Il disguido
di Giorgio Steimetz
Nessun sisma, nessun brusco batter di ciglia. La pubblicazione del nostro servizio “La PetrolCefis”, apparso a fine aprile in casuale coincidenza con la promozione giubilare del super-manager Eugenio Cefis alla Montedison, non ha scosso minimamente neppure le fronde di verde tenero sugli ippocastani.
Il passato è sepolto. L’assurda, illegale deviazione dai fini istituzionali dell’ENI; il pubblico denaro sperperato nella gestione (a conduzione familiare) de “Il Giorno”; gli investimenti produttivi e grandiosi (per comprare simpatie, discrezione, silenzio, complicità) con le offerte di pubblicità Agip e Anic; le distrazioni capricciose di personale dipendente; i pallini del consumismo massificato applicati alla strategia del marketing reclamistico; gli abili ma ingenui sotterfugi delle società immobiliari intestate a fedelissimi capoccioni di turco, come le segretarie-super: tutto questo ripetiamo non ha assunto nemmeno il valore d’un epitaffio originale, non hanno fatto fremere alcuno spirito gentile e timorato quale pure si vuole esista là ove i Piccoli (Flamini) esaltano, innalzando, i colossi tipo Cefis, le cui dichiarazioni inaugurali alla Montedison hanno destato impressione ammirata nello storico, religioso momento che vede rilanciata la nostra balorda e squinternata economia.
Cos’è che non ha funzionato nella pubblica denuncia da noi esposta?
Domanda pertinente anche se candida. Gli scandali, in Italia e altrove,-funzionano quando hanno radici politiche, quando li muove una decisa ragion di Stato, quando nascono dall’onorata società di partiti, gruppi, personaggi del giro. Quando scoppiano, c’è un motivo contingente. Quando rimangono inesplose anche le cariche più dosate negli ingredienti, nel tempo, nel lancio, è ovvio che molti hanno ritenuto preferibile bagnare la miccia.
Come nel nostro caso, dove la causa comunque onora l’attacco e gli sfortunati ma coraggiosi artificieri. Ogni giornalista, ogni agenzia di stampa avrebbe potuto accingersi e portare a termine una identica fatica, solo che impegnati nel significato della vicenda, solo che animati da cocciuta pazienza e convinti della indifferibile urgenza del lavoro.
Una fatica inutile, allora? Lo dirà, col suo lento incedere, la Magistratura: che quando attacca, (e forse proprio perché gli altri insabbiano), sa farlo con serietà rigorosa, con esemplare perizia. Dovremmo dubitare, se molte volte appunto, questo è il logico discorso conclusivo che una vicenda giornalistica mira a raggiungere?
Una strana e involontaria (per noi) coincidenza ha fatto sì che la nostra denuncia arrivasse proprio nel momento in cui il Governo, attraverso il Ministro Piccoli e le indicazioni autorevoli di Guido Carli, richiamavano il Cincinnato dell’ENI alla guida d’un veliero che fa acqua ed esige, appunto, una tempra di capitano come Cefis.
Colpito da un’inoffensiva bordata nell’attimo della nuova investitura, il buon genio può dirsi felice dei battimani corali e per nulla infastidito da qualche solitario dissenso (il nostro). Non si chiedeva nel nostro servizio che l’impassibile nocchiero dell’ENI venisse sollevato dal suo incarico per delle ragioni squadernate con tutta chiarezza? Ebbene, il sucCefiso ci ha arriso pienamente: abbiamo vinto una battaglia persa…
Non indugeremo oltre su tale simultaneità di accidenti se non per aggiungere che scambiando gli addendi Eni-Montedison il prodotto Eugenio Cefis non cambia. Che un procuratore della ” Metano Compressi e Derivati ” (dott. Eugenio Cefis) resterà procuratore e beneficiario anche se trasferito alla Montedison. Che tutte le altre motivate asserzioni da noi elencate e descritte rimangono perfettamente valide (o almeno discutibili) anche dopo la consacrazione del protagonista con le nuvole d’incenso del Ministro Piccoli e l’insediamento in Largo Donegani dell’Eroe.
La personale gratitudine espressa dal titolare delle Partecipazioni Statali – il coraggio non gli manca davvero per l’opera preziosa e infaticabile svolta alla Presidenza dell’ENI (come farà a documentarla in un futuro confronto che auguriamo prossimo?), è notizia di ieri. Come l’elogio della grande stampa, eloquente anche quando esprime riserve o sottace determinate benemerenze, al finalmente vero Presidente: preparato, competente, di notevoli capacità manageriali.
Forse che alla Montedison si poteva inviare un galantuomo che non fosse né preparato, né competente, né referenziato? È pacifico che la svolta assume per Cefis, al momento, un valore di rilancio. Un allenatore che passa dal Milan all’Inter non è detto che sia promosso, però: il Milan 1972 potrebbe vincere il campionato e l’Inter finire nei guai della bassa classifica. In politica (ed economia) le cose alle volte vanno proprio così; sicuramente, poi, quando il neo-promosso si rivelerà, come Herrera, un mago in cenci o peggio.
Se la Montedison è l’avvenire nel quale, afferma Piccoli, si svolgerà la feconda azione per assicurare la ripresa dell’importante Società che cos’è l’ENI? Anzi, che cosa rappresenta per l’ENI quel vuoto che Cefis si lascia alla spalle? Vedove in gramaglie (metaforiche), orfanelli in lacrime (di coccodrillo), aziende smantellate (di rammarico)?
Domande estemporanee e vanerelle. Piccoli non risponde; non sa (della ” PetrolCefis S.p.A “): non legge (o forse solo il “Popolo”, magari “L’Avvenire”). Non riuscirà a far credere che lo Stato abbia compiuto un grosso sacrificio muovendo Eugenio Cefis dal1’ENI, un’attività di ricchezza, per accasarlo con una barcaccia a capitale misto, di privati e dello Stato, soltanto perché nessuno meglio di lui (Cefis) poteva accingersi alla titanica impresa.
Francamente che cosa dovremmo pensare se questi sono i campioni integerrimi ed esemplari del nostro Risorgimento economico? Che contrasto, allora, con il ritratto naif che gli abbiamo dedicato, illustrandone l’hobby degli ex-voto, dello sci (nautico), la passione per le immobiliari, la munificenza di patrono delle Opere Pie che tanto rendono sul mercato!
Il nostro evidentemente peccava di realismo, quello di Piccoli, di trionfalismo: stili, entrambi, decadenti. Se nessuno crede, per assuefazione e tornaconto, alla favola gialla della “PetrolCefis S.p.A. “, siamo egualmente certi che nessuno crede alle folate elogiative del Ministro e alle commendatizie generiche ma solenni che ha offerto al singolare trapasso del Giusto.
Non vorremmo porre in imbarazzo un Ministro come Piccoli chiedendogli a quanto ammonti il passivo de “Il Giorno”, quale tetto raggiungano gli stanziamenti pubblicitari dell’ENI. Probabilmente non lo sa, almeno con esattezza soddisfacente. Ma non dubitiamo affatto che abbia avuto il tempo, se non il modo, di sospettarne il vizio oscuro, di cui poteva (o doveva) accertarsi con discrezione, prima di svendere patacche per oro zecchino, prima di rifilare collari dell’Annunziata (democratici) o di ingoiare rospi (chissà?) che gli andranno un giorno di traverso quando per ipotesi folle gli si debba imputare favoritismo o comunque assenza di cautela, di prudenza, di misura nel garantire merce avariata.
Tutto sommato, certi apprezzamenti di rito si confanno al nuovo Presidente della Montedison. Pater familias, come abbiamo già detto in precedenti servizi, per le sue doti di inserimento di familiari (diversi), piazzati nelle società da lui ideate o vegliate. Benefattore: di segretarie che gli prestano la Citroen DS 21 a loro intestata e i frutti pendenti delle Immobiliari alle stesse (con supplemento di teste fidate) giuridicamente affidate. L’ingegno egregio del distributore: di metano quand’era all’ENI; di prodotti chimici (presumiamo), ora alla Montedison.
Un nullatenente, a conti fatti, con il pallino dirigenziale per infusione carismatica, ma come Og1li genio, singolarmente distratto. Come l’ordinamento per linee della Montedison deve inglobare ogni attività ascritta a una data divisione; come l’ordinamento per staff deve raggruppare in uffici direttamente dipendenti dalla Presidenza la segreteria della Società e delle consociate, la competenza in materia di personale, tecnica direzionale, servizi finanziari e legali: così tutte le società privatistiche, extra ENI o Montecatini, del giro Cefis ivi compresa la ” etano Compressi e Derivati” di cui egli è procuratore devono venir coordinate da lui. Altrimenti, come per la vecchia Montedison, la conduzione sarebbe dispersiva e in qualche punto irresponsabile.
Un problema di riassestamento si profila, ma la tribù deve averlo messo in cantiere per tempo. La Segretaria, Franca (Ambrogia) Micheli, per quel che la riguarda la “INV.IM.”(sas), la “F.M.I.”(srl, la “Immobiliare San Sebastian” (sas), la Arolo, la “Chioscasadiec”, la “Chioscasauno” il verbo del capo lo ha assimilato bene. Accetterà di essere coordinata come ha accettato di prestare il nome (e l’autovettura) per queste e altre (certamente) Società del Cavaliere del Lavoro Eugenio Cefis.
Anche il Dottor Adolfo Cefis di anni 34, fratello, si atterrà alla linea. Non farà colpi di testa, condurrà la “Arborea” sas e la Immobiliare BCR (snc) come esige il clan, con tutte le sue aderenze tribali più o meno approdate nell’ospitale Milano.
Cefis nel discorso della corona alla Montedison ha detto di sentire “tutta la responsabilità di guidare la gestione nell’interesse fondamentale della Società”. I suoi scudieri devono aver fiutato da tempo le svolte positive di questa nuova gestione, all’ombra del nume tutelare e manageriale. Ecco profilarsi la “Ge.Da”, introdotta da mesi quando c’era alla vicepresidenza il Girotti, nella Montedison per offrire, a livello di servizi sussidiari (di linea, secondo il ribaltamento voluto da Cefis) la sua collaborazione. Chi è la “Ge.Da.” è presto detto, volendo abbreviare i tempi. Ma preferiamo una cronistoria essenziale, dalla quale emerge la astuzia del Clan Cefìs nell’occupare una posizione aggirandola, prima, insinuandovisi e bellamente trasferirvi i Penati. Piccole manie di famiglia. Per la “Immobiliare San Sebastiano” Franca Micheli è entrata in combinazione con la “Gula Etablissement” di Vaduz; per la “Arolo”, è entrata in socio con la ” General Rock ” sempre di Vaduz; cosi per la “Ge.Da.” l’esperto Adolfo (Cefis) – su probabile suggerimento dell’ex Presidente del Cane a sei zampe ha chiamato a far parte della gestione un socio da Singapore. L’esotismo è di rigore. Comunque un altro egregio esemplare di attività escogitato dal buon genio dell’oro nero.
La “Ge.Da.” (Gestioni Dati S.p.A.) viene costituita nel ’68 al solito indirizzo di Corso Venezia, 24, dove hanno sede altre attività sociali. La ragione (sociale) stavolta è abbastanza inconsueta: avviamento e gestione di centri d’elaborazione dati per conto terzi e proprio, prestazione di servizi e cosi via.
Bisognava spaziare, le immobiliari bastavano. Un po’ di fantasia. Un Peruzzotti Renzo lo si trova sempre, anche a Vigevano, dove magari è conosciuto (ed è) un fior di galantuomo. Per due mesi egli è alla testa della “Ge.Da.”; poi salta fuori il solito Bernabè Giordano, già in forze ad altre società del clan (l’immobiliare “BCR”, di Adolfo Cefis & C.), in qualità di Amministratore Unico per tre anni.
La società prende consistenza, con direzione e uffici al quartiere direzionale in via Fara e nel ’69 presenta un’accomodante metamorfosi, subendo l’incorporazione della PRO.DE. (Profili Demografici S.p.A.), già fondata nel ’67 con oggetto stampa e spedizione di lettere e corrispondenze, formazione di schedari ecc., capitale iniziale un milione, aumentato a 15 precisando meglio la propria attività: programmazione esercizi per la ricerca-raccolta di dati, trattamento e diffusione delle informazioni, consulenza e servizi per l’elaborazione elettronica dei dati.
Nel ’68 la “Pro.De.” apre studi in Roma e ha un Consiglio con tre membri: P.C. Viglio, Ugo De Fusco, Alberto Maffei. Nel ’69 il colpo di fulmine; il solito notaio di fiducia dei Cefis annota un aumento di capitale a 300 milioni. Fusco si dimette. Tullio Silvestri lo sostituisce, la denominazione cambia: “DA.MA” (Data Management S.p.A.). Poi il Bernabè prende il posto di Silvestri e quelli riservati a Pietro Carlo Viglio; ridiventa GE.DA. il capitale sale a 900 milioni. Cefis Adolfo viene nominato Presidente con Viglio, Bernabè, Maffei e A. Guglielmo Massa. Il dottor Adolfo Cefis ha più ampi poteri, si dilata la ragione sociale, si aprono uffici a Roma (Via Shakespeare, 47), si modifica lo statuto, la società diventa “System-Italia”, dimissionari Maffei e Bernabè, entrano Ugo De Fusco e Cristofer Coleman, l’uomo di Singapore, per l’appunto.
Laboriosa ma felice traiettoria della “SYSTEM-ITALIA” (ex GE. DA.) al servizio delle più grandi società italiane per offrire come ha fatto con tanto di trattativa alla Montedison le proprie tecniche d’avanguardia all’americana, nel campo delle computer letters, della composizione di mailing list, nei problemi di direct marketing.
Non cogliere l’importanza di questo incidente nella nuova condu¬zione della Montedison significherebbe non aver capito assolutamente nulla dell’abilità di Eugenio Cefis nelle scienze (economiche) applicate. Presidente, provvisto di eccellenti commendatizie, pronosticato Deux ex machina d’una politica di rilancio del grande complesso chimico, accompagnato da referenze invidiabili, il nostro s’è fatto precedere in avanscoperta, con tutti i crismi della legalità nel settore di una concorrenza già spietata, dagli strumenti della conquista psicologica.
Può darsi che l’offerta della “System-Italia” alla Montedison, con i servizi messi a disposizione dell’Ente, cada nel vuoto, così come può darsi che sia già stata accolta. Staremo a vedere. Un allarme non è falso unicamente perché l’attacco è rinviato e gli obiettivi, per una volta, distratti. Il potenziale esiste, i precedenti pure. Il Clan funziona, e come.
I Cefis sempre sulla piazza con i loro inarrivabili servizi; il dottor Eugenio alla Presidenza del complesso Montedison per salvarla, secondo Piccoli e altri buontemponi, da sicuro naufragio; il dottor Adolfo con la propaganda personalizzata, i sistemi informativi per le Direzioni Commerciale, Amministrativa, di produzione e di conduzione del personale; i programmi per l’elaborazione quantitativa e qualificativa dei risultati di ricerca di mercato e per la pianificazione dei mezzi pubblicitari messi a disposizione della “System-Italia”. Ai libri contabili, forse, la Franca Micheli. Tutto è tranquillo, prospero, sicuro; aumentano gli introiti, la ragnatela si dilata in pace. E assolutamente da escludere chiediamo una promettente collaborazione tra il gigante di Stato e il servizievole centro consulenza appena citato? Non è tassativo, ma riteniamo abbastanza sintomatico questo proliferare di attività parassite, magari indipendenti, nel corteo di Cefis.
Il commendevole, esaltante disinteresse attribuitogli dal Ministro delle Partecipazioni Statali appare, a questo punto, un complimento servile, anche se dettato da opportunità politica.
Davanti all’imposizione del governatore Carli, non solo si allontanano i Pirelli e gli Agnelli dalla Montedison, ma l’uomo giusto al posto giusto te lo vanno a trovare, con tanto di immacolate credenziali, in Eugenio Cefis.
Quale conclusione avrà la nostra inchiesta non è facile dirlo, come non è agevole prevedere le reazioni imprevedibili dell’uomo che sa fare le sue vendette. Quel che è certo è che la mafia ha i giorni (o gli anni) contati anche in Sicilia: non si vede perché tutti debbano continuare ad allinearsi, cioè a tacere, per una modesta (tutto sommato) onorata società che fa capo all’attuale presidente della Montedison. L’importante è che non si stabilizzi, all’interno di questa, un nuovo stato nello Stato, come i precedenti ENI danno da immaginare.
La faccenda non riguarda solo gli azionisti o il Ministro Piccoli, ma tutti noi. Per questo esigiamo una conduzione controllata alla Montedison: non occorrono gli elaboratori elettronici della “System-Italia” per capirlo.
Questo è Cefis, pp. 91-99 (7 – continua)
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