La Russia ha quindi giudicato semplicemente “inaccettabile” la bozza di risoluzione Onu sulla Siria proposta dalla Lega Araba in accordo con i Paesi occidentali. Quanto dichiarato dal viceministro degli esteri, Ghennadi Gatilov, aveva reso di fatto inutile la convocazione, venerdì scorso, del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Tanto più che nemmeno da parte della Cina si vuole cedere alle pressioni occidentali per sanzioni o embarghi anti-siriani. Il vergognoso precedente anti-libico sta lì a dimostrare che le risoluzioni dell’Onu sono una sorta di viatico a successive aggressioni militari.
Secondo Gatilov, peraltro, la bozza non conteneva alcuna considerazione ritenuta “fondamentale” o probante, né aspetti chiave sullo stato di ribellione dall’esterno che scuote lo stato damasceno, anzi.
Nella bozza “collaborazionista” araba, si chiedeva al presidente Bashar Assad di cedere il potere al suo vice, per una “transizione democratica”. Un film già visto, appunto e di recente: con vittima e finale assassinio Nato del colonnello libico Gheddafi.
La posizione del viceministro russo Gatilov, naturalmente, rispecchia la linea di progressiva denuncia dell’Occidente del capo del governo federale Vladimir Putin, ormai alla vigilia del suo rientro elettorale alla guida del Cremlino. Putin non nasconde la sua volontà di ricondurre ad una linea più intransigente – e più vicina agli interessi geopolitici reali dell’Europa e dell’Asia – le relazioni diplomatiche russe nei confronti dell’asse occidentale anglo-americano partecipato da qualche tempo anche dalla Francia di Sarkozy.
La cosa, si sa, dovrebbe interessare anche l’Italia: la più penalizzata dal giro di vite atlantico contro Paesi del Vicino Oriente una volta amici e rilevanti partners economici di Roma.
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