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«L’ho chiesto chiaramente all’Italia, lo chiedo all’Europa: bisogna riconoscere uno Stato palestinese, perché adesso fra Israele e Palestina bisogna costruire la pace, non continuare semplicemente a gestire in eterno un processo che non porta da nessuna parte». Queste sono state le prime parole di  Nabil el Arabi, ex ambasciatore Onu, ministro degli Esteri del nuovo governo egiziano, e nuovo segretario generale della Lega araba. Dalla recente riunione dei ministri esteri Ue a Sopot (Polonia) è emerso che l’Italia, assieme a Germania, Repubblica Ceca, Olanda e Danimarca, i “principali alleati di Israele in Europa”, s’è opposta all’iniziativa mentre altri Paesi hanno espresso posizioni più aperte. Ormai da tempo lo Stivale ha servilmente ceduto alle ingerenze politiche di quelle strutture lacrimevoli che rispondono al nome di Comunità ebraiche, divenendo totale vassallo dei sionisti, assecondando questo “tutt’uno” sia nelle decisioni di politica estera, sia nellescelte interne. Il governo Berlusconi, non a caso in pellegrinaggio in Israele, si è, ancora una volta, prostituito alboia sionista, e per voce del ministro “gentile” Franco Frattini, si è schierato (ma non è una novitàcontro la possibile proclamazione d’indipendenza dello Stato di Palestina, che l’Olp dovrebbe fare alle Nazioni Unite dal 20 settembre con un discorso del presidente Abu Mazen.

Sono stati 150 i parlamentari italiani (leggi i nomi in basso), deputati e senatori, che hanno sottoscritto unapetizione dell’Associazione parlamentare di amicizia Italia-Israele contro il riconoscimento dello Stato di Palestina all’Onu. Il documento (leggi il testo in basso) sostiene che lo Stato Palestinese sarebbe un “pericolo per la pace”.

La lettera, è stata promossa dal direttivo dell’associazione, lacchè e incensatori ruffiani che non riescono a vedere oltre la punta del loro naso adunco, porta la firma dei deputati Enrico Pianetta (Pdl), Fiamma Nirenstein (Pdl), Gianni Vernetti (Api) e della senatrice Rossana Boldi (Lega Nord).

Non rifaremo la storia dettagliata dei massacri compiuti da Israele a danno della popolazione civile Palestinese. Con l’ausilio di questo modesto post, vorremmo che taluni firmatari della repubblica delle banane si sostituissero al posto loro per comprendere, senza infingimenti, come un intero Popolo possa continuare a essere vittima di uccisioni, di umiliazioni, e attraverso una mirata quanto sistematica opera di sterminio, senza che si provi alcuna compassione o si parli a loro difesa.

A meno di considerare antisemitismo (come è abitudine fare dai leccaculo della vulgata italiota) la valutazione oggettiva espressa dalla maggioranza degli europei secondo la quale lo Stato di Israele costituirebbe il maggior pericolo per la pace mondiale, l’antisemitismo non dilaga affatto. Ma, se qualcosa gli può aprire la strada, è precisamente l’atteggiamento unilaterale dei dirigenti delle Comunità ebraiche (e, per la verità, non solo loro) di identificazione con lo Stato sionista. E, allora, per difendere l’indifendibile, per far sì che l’evidenza non sia tale, ecco i continui rilanci del cosiddetto olocaustoTant’è.

Continuiamo a fantasticare. Tutti i crimini sono leciti quando si tratta di occultare l’uso smodato della forza e del terrore da parte dei boia sionista. Sia chiaro, gli ebrei sono stati fin dagli inizi e ancora oggi sono stranieri in Palestina. L’uso del terrore, battezzato «autodifesa», è cominciato con l’arrivo dei primi coloni sionisti all’alba del ventesimo secolo. Le Nazioni Unite, creatura degli americani, decisero nel 1947 di spartire la Palestina. Decisione inaudita, di un cinismo senza paragoni. Se l’Onu decidesse domani di dividere gli Stati Uniti per soddisfare, magari la Cina, che pretendesse di imporsi con la forza si capirebbe meglio la profonda illegalità di una decisione di questo tipo?

L’entità ebraica ha già dimostrato al mondo che saper ammazzare civili è ciò su cui Israele è nato e che attraverso la pulizia etnica e il genocidio della popolazione palestinese, è ciò su cui sopravvive. In cambio, nel paradiso incantato dei media, l’informazione delle meraviglie offre cooperazione e sottomissione.

Non si avrebbe diritto di criticare il sionismo perchè ciò equivarrebbe a dar prova di antisemitismo. Questo è un metodo ricattatorio, divenuto sistematico. Il sostegno unilaterale a Israele si basa su diversi miti, il più ricorrente dei quali è quello della sicurezza di Israele stesso, che implica l’esistenza permanente di gravi minacce alla sopravvivenza della società ebraica in Palestina. Questo mito è alimentato per suscitare immagini inquietanti nell’opinione pubblica, in modo da consentire l’impiego di forti quantità di fondi pubbliciper sostenere Israele militarmente ed economicamente. La «sicurezza di Israele» è l’argomento ufficiale della lacrimevole vulgata olocaustica che nega al popolo palestinese il diritto all’autodeterminazione.

L’establishment israeliano mira a spingere gli Stati arabi a conflitti militari per modicare radicalmente l’equilibrio di potere in quelle martoriate regioni, trasformando lo Stato sionista nella prima potenza del Medio Oriente. Le perduranti aggressioni militari in Palestina continuano a essere sfacciatamente attribuite alla necessità di sicurezza di Israele. La liquidazione di presenze dissenzienti, ritenuta indispensabile alla realizzazione dei progetti criminali dei vertici politico-militari israeliani, così come tutti i tentativi di liquidare le rivendicazioni arabe e palestinesi in Palestina, è garantita da collaboratori intellettuali (alla Frattini per intenderci) e da media italioti che diffondono versioni deliberatamente distorte degli avvenimenti.

Il pappagallo di Gerusalemme, Franco Frattini, in servizio permanente tra i banchi della riunione europea di Sopot a svolgere l’ennesimo servigio ai giudei, ha ritenuto «prematura» una discussione sulla «opzione Vaticano», cioè l’ipotesi che equiparerebbe la Palestina allo Stato del Vaticano, riconosciuto all’Onu come «Osservatore permanente di Stato non membro». Attualmente all’Olp è riconosciuto lo status di osservatore e il suo rappresentante siede immediatamente dopo gli Stati non membri e prima degli altri osservatori.

«È prematuro parlare di qualsiasi opzione – ha sentenziato Frattini – l’opzione Vaticano è quella di un osservatore con status avanzato ed è molto prematuro parlarne perchè non sono chiare le implicazioni».

La posizione del centrodestra al governo è chiara da tempo: i palestinesi non potranno realizzare il loro diritto all’indipendenza, che pure è sancito da varie risoluzioni internazionali, se non in accordo con lo Stato di Israele, nonostante sia davanti agli occhi del mondo il fallimento totale di 18 anni di trattative israelo-palestinesi, dal 1993 ad oggi.

SOTTOSCRITTORI

Camera dei Deputati

ADERENTI Irene – Lega Nord; ADORNATO Ferdinando – Udc; ARACU Sabatino –Pdl; BERNARDIO Maurizio – Pdl; BERTOLIN Isabella – Pdl; BIANCOFIORE Michaela – Pdl; BOCCHINO Italo – Fli; BOCCIARDO Mariella – Pdl; BONCIANI Alessio  – Pdl; BONIVER Margherita – Pdl; CALDERISI Giuseppe – Pdl; CARFAGNA Mara – Pdl; CASINI Pierferdinando – Udc; CASTIELLO Giuseppina – Pdl; CAZZOLA Giuliano – Pdl; CERONI Remigio – Pdl; CICCIOLI Carlo – Pdl; CROSETTO Guido – Pdl; D’AMICO Claudio – Lega Nord; D’ANNA VINCENZO – Popolo e Territorio; D’ANTONA Olga – Pd; DELFINO Teresio – Udc; DELL’ELCE Giovanni – Pdl;  DELLA VEDOVA Benedetto – Fli; DI BIAGIO Aldo – Fli; DI CATERINA Marcello – Pdl; DI CENTA Manuela – Pdl; DI VIRGIGLIO Domenico – Pdl; EPOSITO Stefano – Pd; FARINA Renato – Pdl;  FAVA Giovanni – Lega Nord; FORMICHELLA Nicola – Pdl; FUCCI Benedetto – Pdl; GARASSANO Maurizio – Popolo e Territorio; GERMANA’ Antonio Salvatore – Pdl; GIRLANDA Rocco – Pdl; GOISIS Paola – Lega Nord; GOTTARDO Isidoro – Pdl; GRIMOLDI Paolo – Lega Nord; HOLZMANN Giorgio – Pdl; LA LOGGIA Enrico – Pdl; LAFFRANCO Piero – Pdl;  LAINATI Giorgio – Pdl; LANDOLFI Mario – Pdl; LEHNER Giancarlo – Popolo e Territorio; LORENZIN Beatrice – Pdl; MAGGIOLI Marco – Lega Nord; MALGIERI Gennario – Pdl; MANCUSO Gianni – Pdl; MANTINI Pierluigi – Udc; MARINI Giulio – Pdl; MERLO Giorgio – Pd; NAPOLI Osvaldo – Pdl; NASTRI Gaetano – Pdl; NICOLUCCI Massimo –Pdl; NIRENSTIN Fiamma – Pdl; NUCARA Francesco – Pri;  ORSINI Andrea – Popolo e Territorio; PAGANO Alessandro – Pdl; PANIZ Maurizio – Pdl; PETRENGA Giovanna – Pdl; PIANETTA Enrico – Pdl; PICCHI Guglielmo – Pdl; PIZZOLANTE Sergio – Pdl; POLLEDRI Massimo – Lega Nord; RAISI Enzo – Fli; RIVOLTA Erica – Lega Nord; ROCCELLA Eugenia – Pdl; SAVINO Elvira – Pdl; CAPAGNINI Umberto – Pdl; SISTO Francesco Paolo – Pdl; SPECIALE Roberto – Pdl; TERRANOVA Giacomo – Pdl; TORAZZI Alberto – Lega Nord; TORRISI Salvatore – Pdl;  VENTUCCI Cosimo – Pdl; VERNETTI Gianni – Api; ZACCHERA Marco – Pdl

Senato della Repubblica

ALLEGRINI Laura – Pdl; AMATO Paolo – Pdl; BALBONI – Alberto – Pdl; BALDASSARRI Mario – Fli; BALDINI Massimo – Pdl; BARBIERI Emerenzio – Pdl; BIANCONI Laura – Pdl; BODEGA Lorenzo – Lega Nord; BOLDI Rossana – Lega Nord; CAGNIN Luciano – Lega Nord; CALABRO’ Raffaele – Pdl; CARRARA Valrio – Io Sud; CARUSO Antonio – Pdl; CASELLI Esteban Juan – Pdl; CASOLI Francesco – Pdl; CASTELLI Roberto – Lega Nord; COMPAGNA Luigi – Pdl; COSTA Rosario Giorgio – Pdl; CURSI Cesare – Pdl; D’ALI’ Giampiero – Udc; DE FEO Diana – Pdl; DELOGU Mariano – Pdl; DIGILIO Egidio – III polo;  DIVINA Sergio – Lega Nord; ESPSOSITO Giuseppe – Pdl; FLERES Salvo – Coesione Nazionale Forza del Sud; FLUTTERO Andrea – Pdl; FOSSON Antonio – Udc; GALLONE Maria Alessandra – Pdl; GARAVAGLIA Massimo – Lega Nord; GASPARRI Maurizio – Pdl; GERMONTANI Mario Ida – III polo; LATRONICO Cosimo – Pdl; LEONI Giuseppe – Lega Nord; MALAN Lucio – Pdl;  MARITATI Alberto – Pd; MASSIDDA Piergiorgio – Pdl; MONTI Cesarino – Lega Nord; MORRA Carmelo – Pdl; MURA Roberto – Lega Nord; NESSA Pasquale – Pdl; OLIVA Vincenzo – gruppo misto; PALMIZIO Elio Massimo – Pdl; PARAVIA Antonio – Pdl; PICCHETTO FRATIN Gilberto – Pdl; PICCIONI Lorenzo – Pdl; PINZGER Manfred – Udc; PISCITELLI Salvatore – Io Sud;  PISTORIO Giovanni – gruppo misto; PITTONI Mario – Lega Nord; POSSA Guido – Pdl; QUAGLIARIELLO Gaetano – Pdl; RAMPONI Luigi – Pdl; RIZZI Fabio – Pdl; RIZZOTTI Maria – Pdl; SACCOMANNO Michele – Pdl; SALTAMARTINI Filippo – Pdl; SANTINI Giacomo – Pdl;  SCARABOSIO Aldo – Pdl; SCARPA BONAZZA Aldo – Pdl; SERAFINI Gianmarco – Pdl; SPEZIALI Vincenzo – Pdl; STIFFONI  Piergiorgio – Lega Nord; THALER AUSSERHOFER Helga – Udc; TOMASSINI Antonio – Pdl; VACCARI Gianvittore – III polo; VALDITARA Giuseppe – Pdl; ZANETTA Valter – Pdl; ZANOLETTI Tomaso – Pdl

IL TESTO DELLA LETTERA

Noi, parlamentari italiani, riaffermiamo con forza il nostro impegno per una risoluzione pacifica e negoziata del conflitto tra israeliani e palestinesi, fondata sul principio di due Stati per due popoli che convivano l’uno accanto all’altro in pace e sicurezza. Una prematura dichiarazione unilaterale, invece, non solo minerebbe il processo di pace, ma costituirebbe un affronto permanente all’integrità delle Nazioni Unite, dei trattati esistenti e del diritto internazionale.

Crediamo che l’unilateralismo violi la legalità internazionale e metta in discussione il principio delle trattative tra i popoli.

Come evidenziato dal Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, nel suo discorso del 19 maggio 2011 al Dipartimento di Stato americano, una pace giusta e duratura è possibile solo attraverso un negoziato che implichi concessioni reciproche. “Le azioni simboliche per isolare Israele alle Nazioni Unite il prossimo settembre non creeranno nessuno Stato indipendente” ha dichiarato il Presidente. Lo stesso principio è stato riaffermato anche durante il G8 del 27 maggio 2011.

Una posizione simile è stata presa anche dal Presidente del Parlamento Europeo, Jerzy Buzek. Durante una conferenza stampa congiunta del 15 giugno 2011 a Ramallah con il primo ministro palestinese Salam Fayyad, Buzek ha dichiarato che il riconoscimento unilaterale di unilaterale di uno Stato palestinese sarebbe “pericoloso”.

Anche il governo Italiano ha dichiarato di essere impegnato a favorire la ripresa di un dialogo tra le due parti senza precondizioni e che l’Italia non è favorevole alla dichiarazione unilaterale. Si è espresso in tal senso anche il governo tedesco.

La posizione congiunta di America ed Europa nell’opporsi alla strada dell’unilateralismo palestinese, chiedendo al contempo negoziati diretti tra le parti, è motivata da alcuni principi cardine:

• L’unilateralismo metterebbe a repentaglio tutti gli sforzi internazionali per la pace affermati nelle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza 242, 338 e 1850, nella Roadmap per la pace e in numerose prese di posizione del Quartetto; in ognuno di questi documenti si invoca una soluzione negoziata e accettata da entrambe le parti, rifiutando la via dell’unilateralismo. Come evidenziato dal Quartetto nel Febbraio 2011: “…azioni unilaterali da entrambe parti non possono pregiudicare il risultato dei negoziati e non saranno riconosciute dalla comunità internazionale”.

• Una dichiarazione unilaterale violerebbe gli accordi già esistenti tra israeliani e palestinesi, tra cui gli Accordi di Oslo II in cui si afferma che: “Nessuna parte può prendere iniziative che cambino lo status della Cisgiordania e della Striscia di Gaza in attesa del risultato dei Negoziati Permanenti” (articolo 31).

• Si facevano garanti dell’Accordo ad Interim tra israeliani e palestinesi, siglato da Israele e dall’OLP, le Nazioni Unite, l’Unione Europea, la Federazione Russia, gli Stati Uniti (ovvero il Quartetto), l’Egitto e la Norvegia. Sarebbe quindi altamente inappropriato per tutti questi garanti autorizzare una risoluzione delle Nazioni Unite che violi questo accordo, minando così le risoluzioni stesse del Consiglio di Sicurezza e del Quartetto.

• Se una dichiarazione unilaterale di indipendenza dello Stato palestinese all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dovesse essere approvata, ciò costituirebbe un riconoscimento di Hamas, oggi parte dell’esecutivo palestinese e tuttavia un’organizzazione terroristica fuorilegge nell’ Unione Europea, Stati Uniti e Canada. Tutto ciò mentre Hamas continua a opporsi ai principi base stabiliti dalla comunità internazionale: il riconoscimento del diritto di Israele a esistere, la rinuncia del terrorismo e il rispetto dei precedenti accordi internazionali.

L’Italia si deve dunque impegnare, oggi e nel futuro, per una soluzione negoziata del conflitto israelo-palestinese e si deve opporre al riconoscimento unilaterale di uno Stato Palestinese. Solo attraverso un immediato ritorno al tavolo dei negoziati, basato sul principio del reciproco riconoscimento, sarà possibile garantire una pace giusta e duratura.

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