Questo è Cefis 10
Il pio marchingegno
di Giorgio Steimetz
Prevedibile il silenzio, abbastanza greve, sceso sulla prima parte della nostra inchiesta “La PetrolCefis”, oggi come si nota regolarmente modificata per ragioni pertinenti in MonteCefis: dove il mutar degli addendi non comporta variazione apprezzabile nel risultato.
Con linguaggio immaginifico, chiameremo questo silenzio una bonaccia. Prima dei temporali sembra che tutto si fermi nell’aria. In attesa di quali fulmini? In verità abbiamo sin qui registrato appena dei baleni: sondaggi discreti e innocenti avances di ricognizione, cui ci lega il riserbo di circostanza; visite e telefonate in redazione, richieste di chiarimento, divertita curiosità (assai spesso) che presuppone interessamento ad una vicenda non molto amena.
Ambienti solitamente imbottiti lasciano trapelare qualcosa che va oltre la soglia del distaccato commento. Abbiamo insomma l’impressione che il Vampirone di Stato dalla doppia investitura senta odor di streghe, muova delle sentinelle, appronti un diversivo tattico perché la congiura del silenzio non è totalitaria e unanime, nemmeno nelle file industriali e politiche.
Certo qualche callo lo abbiamo pestato, e più volte. Pochi se ne sono accorti. Come sul tram, uno ne fa le spese e gli altri neppure lo notano, tanto il mezzo pubblico continua la sua corsa. Anzi nuove volute d’incenso onorano l’offesa calvizie, mentre voci ci consigliano a cambiar mestiere…
Già: chi te lo fa fare? In un Paese dove trionfa l’omertà e fanno il bello e brutto tempo tutte le specie di consorterie mafiose, ci vuole una dose rilevante di spirito d’avventura e di rischio imperdonabile per affilare il pungiglione a spese di un plantigrado di tal fatta.
Eugenio Cefis, prima, non ci conosceva affatto; se l’abbiamo casualmente incontrato, neppure se n’è accorto. Perché infastidirlo? Ma l’uomo ha il suo tallone d’Achille. L’olimpica soddisfazione del prestigio, della tacita immunità, dei pieni poteri – oggi alla Montedison come ieri all’Ente Idrocarburi e pur sempre un artifizio – rientra nel mimetismo ufficiale del mestiere.
Se dunque l’on. Piccoli non apre un’inchiesta (assai sgradevole e poco produttiva) sull’operato – Cefis all’ENI; se il ministro Preti sorvola e accredita la serietà fiscale del grande; se il governatore della Banca d’Italia addirittura lo promuove: ciò non significa che l’attuale Presidente della Montedison goda di taumaturgico diritto d’invulnerabilità, almeno davanti ad un altro potere che può (anzi deve) agire d’ufficio, senza chiedere pareri o consensi a nessuno.
La Giustizia è lenta a muoversi, ma lo fa senza riserve e con tutta libertà. È naturale che un procuratore della Repubblica agisca se ritiene con assoluto disimpegno, ben diversamente da certi editori (non giornalisti) i quali mirano al pareggio finanziario delle testate con la pubblicità ENI o Montecatini.
Rifuggendo da una polemica astratta sulle previsioni del tempo, preferiamo illustrare qualche dettaglio della fisionomia di Eugenio Cefis che abbiamo, in precedenza, appena indicato.
Si tratta di un tipico fenomeno di distrazione, riservata con esimia liberalità a certe Opere Pie. Iniziative che garantiscono un’aureola di rispettabilità e validissime benemerenze all’uomo, ma che non rientrano nei mezzi legali della carità.
Intendiamoci: un uomo pubblico che dedica energie ad attività estranee al proprio mandato, inconsuete agli impegni privati di cui tanto abbiamo scritto (con appendici in cantiere), si guadagna un fazzoletto di terra in paradiso e fa del bene con astuzia e abilità. Resta da vedere se la vocazione è autentica, gli scopi disinteressati, il ricavo puramente spirituale. O se con il pretesto di garantirsi una specie di assicurazione sulla vita (eterna), non si cerchi in realtà la buona occasione, l’appoggio, il disimpegno cordiale, la prebenda, la simpatia degli ambienti.
Se mi servono spazi per farmi strada, meglio poter contare su ogni braccio, secolare od ecclesiastico. Le Opere Pie, in genere, offrono un invidiabile paravento, divengono referenze ancor oggi stimatissime in Italia, assegnano certi quarti di nobiltà che altrove vanamente cercheresti.
Occorre naturalmente affrontare qualche sacrificio, lanciare delle idee, disporre di una stafI specializzata. Il manager dell’oro nero allora distacca, contribuisce, reclamizza.
Ma quale è questa Opera Pia sulla quale restiamo tanto evasivi da far pensare che sia un pretesto e un’illazione grossolana? Quante e quali manovre esige del resto assolutamente tranquille da parte del munifico tutore Eugenio Cefis?
A questi interrogativi potremmo ampiamente rispondere, ma non vogliamo farlo (per ora).
In precedenza ci è capitato di fornire su analoghi esempi tanto di referenze. Come nel caso del dott. Restelli, dirigente della Snam, distaccato (con ordine di servizio n. 2/70 del 28 gennaio 1970) su ordine del Presidente della SNAM stessa (ovviamente Cefis) alle dirette dipendenze del Presidente per incarichi particolari, lasciando quindi la direzione generale della Divisione Segisa (“Il Giorno” n.d.r.).
Di tali particolari compiti di fiducia alle strette dipendenze del Cav. del Lav. Eugenio Cefis abbiamo detto: Restelli è finito di peso al quotidiano (cattolico) “Avvenire”, in Piazza Duca d’Aosta, con le mansioni di Presidente del Consiglio d’Amministrazione del giornale, una testata che nessuno decentemente suppone alle dipendenze dirette o meno dell’ENI o della SNAM (dove il distaccato ad personam, nel frattempo, non ha messo più piede). Dal biglietto da visita risulta dirigente SNAM, questo dottor Restelli: ma in calce esistono i recapiti telefonici sia di Piazza Duca d’Aosta, sia di San Donato (dove si reca, tutt’al più, per ritirare lo stipendio).
Abbiamo pertanto delineato con efficacia, scrupolo e rimandi attendibili una distrazione in piena regola. Ma chi mai s’è impensierito, chi si sogna di ripulire gettando appena un’occhiata indiscreta con mezza colonna di giornale sulla faccenda? Chiunque abbia letto la nostra deposizione, deve aver pensato: a) che il mondo è paese; b) che l’eminenza grigia Eugenio Cefis gode di riguardi tali, in alto loco, da potersi permettere questo e probabilmente altro; c) che l’ENI, tutto sommato, con “Il Giorno” ha degli addentellati nel campo della stampa, per cui un “Avvenire” in più o in meno, confortato da energie fresche come quelle della SNAM, non fa male a nessuno. Cerchiamo di ragionare col più sano realismo.
Se così è finita con il Restelli, perché dovremmo scucire il portafoglio, dilapidando preziose indicazioni al vento dell’omertà, dell’indifferenza, del sorriso sufficiente?
A noi preme segnare a dito gli squilibri, le interferenze, lo strapotere, il discutibile e discrezionale dinamismo personale con tutte le componenti distorte, i retroscena, gli incerti, le deviazioni, le infedeltà più pacchiane, di un ente pubblico d’altissima rinomanza e del suo Presidente: del quale, traslocato in Largo Donegani, potremmo aggiungere che cambia il pelo.
Il Presidente della Montedison amministra fiduciariamente un ente che non è di stato e non è neppure a modesta partecipazione statale.
Onestamente non ce ne importerebbe un cavolo, anzi lo indicheremmo a dito come (raro) esempio. Purtroppo egli onora favori di consulenza e dirigenza distaccando personale pagato dallo Stato, aiuta come può mercè interventi, specie di natura pubblicitaria che puzzano di petrolio lontano un miglio (in linea d’aria da Metanopoli).
Nell’ente misterioso (ma non troppo) il nostro ha lentamente ribaltato politiche tradizionali, dirigenti e tecniche, appoggi e iniziative, sino a giungere ad esaltare con quadrotte pubblicitarie le virtù del buon impiego di danaro. Bontà sua, è l’uomo che vale “X” milioni, anzi (potenzialmente) “x miliardi”. Se la Provvidenza ti scarica in casa un ingombrante, sì, ma prezioso involucro spirituale come Cefis, non c’è che da ringraziarla.
Perché? Ce lo poniamo con mal dissimulato candore. Perché un personaggio da copertina come lui va a prendersi gatte da pelare fuori piazza, in affari che minimamente toccano lui e la sua azienda, in attività che nulla hanno a che vedere con la politica? E perché i padroni di casa, anche se ragionano con evangelica astuzia, gli spalancano le braccia e gli offrono il più ampio patronato, lasciandolo arbitro persino di correggere una riga o di controllare ogni telefonata in arrivo?
Non faremo coincidere la risposta – trasparente con l’ad majorem Dei gloriam di marca gesuitica. Può darsi che le intenzioni del manager siano lodevolissime, ma osiamo arguire che la carica in questione si riveli per lui produttiva anche sul piano umano (e sociale, e politico). Inoltre contestiamo – ed è elementare la ricerca di un fine rispettabile, anzi degnissimo, con dei mezzi (messi a disposizione, appunto) quantomeno discutibili se non illegali come più sopra abbiamo accennato.
Se non scenderemo in particolari è proprio perché l’esperienza anch’essa prima citata ci suggerisce di attendere che fiorisca, se deve fiorire (ma ne dubitiamo assai), quello che in antecedenza abbiamo, per dir così, seminato. Ad un certo momento facciamo professione piena di umiltà: che cosa possiamo, con le quattro carte che ci girano in mano, contro la manovrata ostilità, il disprezzo, la cortina di infondatezza a priori che ci circonda?
In realtà dobbiamo ribadire un concetto, dissipare un’ovvia impressione: non è Eugenio Cefis che ci dà ombra. Anzi, non c’è proprio nessuno che ci rovini il sonno. E piuttosto un clima, un sistema, un ambiente che in qualità di cittadini, anche relegati nel fondo classifica, osiamo liberamente additare ad un’opinione pubblica tutt’altro che disponibile, per ragioni di concorrenza e di clamore, ai nostri ragli d’asino; alla stampa, generalmente allergica a ciappà i ratt ma sensibile a tutt’altri valori; ai responsabili del governo, intenti a promuovere, anziché richiamare; agli uomini politici, non molto simpatizzanti per gli ordigni (artigianali) che scottano. Detto questo, e prima di cambiare mestiere, tirem innanz. Abbiamo ancora qualcosa da dire.
PETROLCEFIS E MONTECEFIS S.p.A.
ALL’ESAME DEL PROCURATORE DELLA REPUBBLICA
A seguito di quanto pubblicato dalla nostra Agenzia di Stampa nei giorni scorsi, il nostro Direttore ha disposto che la Magistratura acquisisse ufficialmente i testi dei servizi speciali “ La PetrolCefis S.p.A. ” e “La MonteCefis S.p.A.”. Il fascicolo contenente i lanci citati è stato trasmesso al Procuratore della Repubblica con la lettera di cui pubblichiamo il testo integrale.
AL SIGNOR PROCURATORE DELLA REPUBBLICA
ROMA
Ho il dovere di accompagnarLe i lanci della agenzia di stampa da me diretta, riferentisi alle inchieste speciali “La PetrolCefis S.p.A” e “Montecefis S.p.A”, astenendomi da qualsiasi giudizio di merito.
Vedrà Lei, signor Procuratore, se vi sono seri indizi per una prosecuzione da parte della Magistratura, elementi validi per autorizzarne l’avvio, circostanze che meritino di venir vagliate e controllate.
Per quel che mi riguarda posso solo assicurarLa che il servizio giornalistico è frutto di pazienti ricerche, di rimandi a risultanze di fatto, di rigorose consultazioni che hanno impegnato alcuni miei collaboratori nell’esercizio libero dell’attività professionale, e soltanto in nome di essa.
Ho molta fiducia, Signor Procuratore, nel Suo esame che so sempre illuminato e sereno, dopo aver sperimentato la sufficienza dei politici, il silenzio della stampa, aliena a privarsi di benefici pubblicitari; I’imperturbabile assenza di degli stessi interessati, come se tutto fosse frutto di fantasia malata, di demagogia meschina.
È naturale che mi ritenga a disposizione per ogni colloquio e chiarimento, com’è naturale la mia fiducia nel Suo determinante e vincolante “parere”, comunque si presentino a Lei la bontà o meno delle nostre affermazioni.
Con sensi di deferente, profonda considerazione.
La segnalazione al Magistrato vuole essere un atto di coerenza con la nostra serietà professionale e al tempo stesso un atto di sfida a coloro che investiti per carica, autorità, competenze e diritto di cronaca hanno cercato soltanto di insabbiare, col consueto sistema del silenzio, la nostra denuncia giornalistica, isolando e ignorando una questione così scottante, attuale, significativa. Del tutto conseguente con tale decisione l’auspicio che la Giustizia possa esaminare uno sconcertante e diffuso fenomeno di malcostume che la congiura del silenzio ha finora tentato di sottrarle.
Questo è Cefis 10 (pp. 113-119)