di: Alessia Lai
a.lai@rinascita.eu
Muammar Gheddafi apre al dialogo. Sono i ribelli a voltarsi altrove. Domenica sera il presidente sudafricano Jacob Zuma, giunto a Tripoli alla guida di una delegazione dell’Unione africana, ha reso noto che il “colonnello” ha  accettato la road map proposta dall’organizzazione panafricana per trovare una via d’uscita pacifica al conflitto in Libia. Il leader libico ha ricevuto sotto la sua tenda di Bab al-Aziziya, la rappresentanza dell’Ua composta dai presidenti Zuma (Sudafrica), Amadu Tumani Turé (Mali), Mohamed Ould Abdel Aziz (Mauritania) e Denis Sassu Nguesso (Congo), assieme al ministro degli Esteri ugandese, Henry Oryem Okello. “La delegazione del Fratello Leader ha accettato la road map che gli è stata presentata”, ha annunciato Zuma alla fine della riunione.
“La soluzione proposta sarà dettagliata in un comunicato (…) vi sarà anche un appello alla Nato affinché cessino i bombardamenti per dare una possibilità di riuscita alla tregua”. La road map poggia su tre punti cardine: “la fine immediata di tutte le ostilità”, le agevolazioni per la consegna degli aiuti umanitari e il lancio del dialogo “tra i partiti libici” in vista di un periodo di transizione dei poteri. Il leader libico si sarebbe detto disponibile anche al dispiegamento di un meccanismo di monitoraggio. Durante i colloqui si sarebbe parlato anche dell’addio al potere del colonnello: “Ci sono state discussioni in proposito, ma non voglio riferire nulla. Questo deve rimanere confidenziale”, ha confermato il Commissario Ua per la Pace e la Sicurezza, Ramtane Lamamra. “Spetta al popolo libico scegliere i suoi leader democraticamente”,  ha aggiunto. Nel frattempo il capo del Parlamento libico, Mohamed Zwei, ha anche parlato di un progetto di Costituzione che sarebbe allo studio già dal 2007. “C’è un comitato giuridico che deve esaminare il testo prima di presentarlo ai Congressi popolari di base – ha detto Zwei – che a loro volta riesamineranno gli articoli della Costituzione e faranno le opportune modifiche, quando nel Paese la situazione si sarà calmata”.
Il presidente sudafricano Zuma ha lasciato la Libia domenica per rientrare in patria, ma il resto della delegazione dell’Ua si è recata a Bengasi per discutere con il Consiglio nazionale transitorio la road map accettata da Gheddafi. I ribelli, tuttavia, hanno sempre respinto una tregua che non preveda l’uscita di scena del “colonnello” e dei suoi figli. Secondo quanto riferito dalla tv satellitare al Arabiya, già prima dell’arrivo della delegazione dell’Ua nella capitale della Cirenaica, i rivoltosi hanno fatto sapere che “per accettare una proposta di cessate il fuoco è necessario che le truppe del regime lascino le città in modo da garantire la libertà di espressione della popolazione libica”. I ribelli continuano a contare sull’appoggio Nato per arrivare a Tripoli e prendere tutto il Paese, ma ciò che qualche settimana fa sembrava una passeggiata si è rivelato un conflitto ostico.  “Ogni cessate il fuoco in Libia deve essere credibile e verificabile” e deve portare “alla fine completa della violenza e degli abusi contro la popolazione civile”, ha commentato il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, mentre l’Unione europea ha affermato, attraverso il portavoce del capo della diplomazia europea, Catherine Ashton, di sostenere gli sforzi diplomatici dell’Unione africana in Libia in attesa di trovare una “soluzione politica” al conflitto.
La Ashton, invitata da Rasmussen alla riunione dei ministri degli Esteri dell’Alleanza il 14 e 15 a Berlino, sarà inoltre mercoledì al Cairo per partecipare a una riunione sulla Libia organizzata dalle Nazioni Unite, alla quale saranno rappresentate anche l’Unione africana e la Lega araba. Nello stesso giorno, a Doha si terrà la riunione del Gruppo di Contatto sulla Libia, nato il 29 marzo scorso alla conferenza di Londra, alla quale parteciperà anche Mustafa Abdul Jalil, il presidente del Cnt. Si fa insomma un gran discutere di Libia in sedi e tra interlocutori diversi, unici non invitati i rappresentanti di Tripoli. Il 13 e 14 aprile, nel terzo vertice che si terrà nell’isola meridionale cinese di Henan, sarà invece il Bric, l’unione di Brasile, Russia, India e Cina (i Paesi emergenti che rappresentano il 40% della popolazione mondiale ed il 22% del Pil del pianeta) ad affrontare la questione della guerra libica. È stato invitato anche il Sudafrica, che sarà rappresentato dallo stesso presidente Zuma che ha ottenuto l’approvazione da parte di Gheddafi della road map targata Ua. Nel corso di una conferenza stampa tenutasi domenica a Nuova Delhi per illustrare il programma del vertice, fonti del ministero degli Esteri indiano hanno sottolineato come “la situazione in Libia sia un tema molto importante che preoccupa tutti i Paesi del Bric”, astenutisi sull’approvazione della risoluzione dell’Onu 1973 che ha imposto la no fly zone sul Paese nordafricano.

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