di Gianni Tirelli
Oltre la Coltre
“Per definirsi civili, le nostre società devono smettere di consumare, come ad un fumatore, a cui è stato diagnosticato un cancro, di fumare, e ad un etilico, di bere”.
Il primo passo, sta nel riconvertire “l’industria agro alimentare”, nella semplice locuzione, “agricoltura biologica”. In realtà, “industria agro alimentare”, non significa nulla – una vera bestialità; quel subdolo esercizio di illusionismo, oggi molto in voga, che in veste di ossimoro, intende sdoganare il concetto di Male, affiancandolo al suo opposto. Alcuni esempi interessanti: certezza scientifica – progresso tecnologico – acqua privata – vita artificiale – nucleare pulito – società dei consumi – finanza etica – cattolico divorziato – verità relativa – i ghiacciai perenni si stanno sciogliendo –?Nel nostro caso, l’Industria rappresenta la morte e, “agro alimentare”, la vita.?Parlo di due dimensioni distinte, opposte e contrapposte che, per logica e natura, si respingono e si combattono. Ogni sforzo finalizzato a fonderle fra loro (in virtù di perverse logiche volte all’interesse particolare e al potere), produce, come risultato ultimo, l’azzeramento di ogni punto di riferimento e oggettivo parametro di giudizio e di comparazione, in mancanza dei quali, ogni confine etico e morale, viene superato, azzerando in noi, la capacità di separare il giusto dall’iniquo, la verità dall’impostura, la libertà dalla licenza e la luce dalle tenebre.?Questo discorso, per stringente logica, vale anche per l’alimentazione dove, il consumatore, ha perso quella connaturata competenza (dettata da uno spirito di sopravvivenza congenito) che, un tempo, gli permetteva di discernere il salutare dal nocivo e l’originale dalla contraffazione.
La perdita della libido e della fertilità, sono la logica conseguenza di una qualità della vita a caduta libera.
La moderna alimentazione, contraffatta e adulterata, è priva di ogni naturale fattore nutritivo, rigenerante e psicotropo, in sostituzione dei quali, sono stati aggiunti elementi dopanti, coloranti, conservanti, aromi, sintetici e cancerogeni. Tutti questi intrugli diabolici, misti a stress, problemi psichici, neurologici e inquinamento, si accaniscono sulle naturali e necessarie funzioni fisiologiche, fino ad azzerarle. Assenza di consapevolezza e dei necessari parametri di discernimento, spingono gli individui a disertare ogni oggettiva capacità di scelta personale, delegando così, al Sistema, ogni loro responsabilità, etica e morale e precludendo, in seguito, la possibilità a qualsiasi reale vantaggio, pratico, pragmatico e culturale.?La stragrande maggioranza degli individui, delle società moderne, nell’arduo esercizio di acquistare un prodotto, fra le mille, esposti in bella vista sugli scaffali dei supermercati, non è in possesso di alcun reale parametro di riferimento al fine di addivenire ad una scelta oggettiva. Possiamo, inoltre, tranquillamente affermare che oltre il 90% di questi prodotti è il risultato di una contraffazione sistematica, divenuta pratica quotidiana e che, negli ultimi due decenni, si é attestata a carattere dominante di un’illegalità assurta a diritto e quindi, non punibile.?E’ in base al prezzo, e alle suggestioni indotte dall’etichetta, che ognuno, poi, deciderà quale prodotto acquistare. E non per altro!?Oggi, un tale atteggiamento (di chiaro stampo relativista), lo possiamo applicare a qualsiasi cosa, che siano beni materiali, stati emotivi e comportamentali o sentimenti.?Cosi, con la stessa alchimia, la gente si fidanza, convive e si sposa – e poi si lascia, si separa e divorzia. In verità, nessuno conosce veramente le motivazioni che hanno concorso all’unione, ne tanto meno i motivi del distacco.?Questo per fare capire che, l’uomo moderno, generato del liberismo consumista, è totalmente privo degli inossidabili punti di riferimento del passato; di quei valori e principi etici, indispensabili al fine di comprendere e definire la qualità di un prodotto da banco e la profondità di un sentimento.?La consapevolezza dei nostri reali bisogni e la competenza nel trovare le giuste soluzioni ai nostri problemi, è quel meccanismo che ci rende uomini (a tutti gli effetti), in grado di mantenere gli impegni presi, sia con gli altri che con noi stessi. Relativizzare la verità, è una pratica che porta all’autodistruzione e ci confina in un limbo gelatinoso di paranoia, frustrazione e solitudine. Per tanto, prima di pensare, dobbiamo agire essendo, la pratica, il solo strumento idoneo per affinare il pensiero positivo. Tutto il resto, si traduce in inconcludente introspezione, disagio psichico, rancore e infelicità.?Ciò di cui ci alimentiamo, dunque, è basilare per la nostra felicità! Nel buon cibo di un tempo, erano contenute particolari sostanze (o droghe endogene), ad alto contenuto nutrizionale, indispensabili per regolare meccanismi di sopravvivenza come l’alimentazione o la riproduzione, che agivano sull’umore e sul tono muscolare, dispensando forza e vigore – e tutto si traduceva in gioia, autostima e sicurezza. Il cibo prodotto con la forza delle braccia, coltivato con amore, sapienza, e nel rispetto, delle regole di una tradizione millenaria, era benedetto da Dio e alimento di speranza. Oggi, l’alimentazione prodotta e commercializzata dall’industria della Grande Distribuzione, è il risultato di una lavorazione meccanica e necro-tecnologica, praticata nel più totale disprezzo, di ogni regola passata, a fronte di un facile e veloce guadagno (fast gain) (Prodotti OGM, pompati e stressati, alterati profondamente nei loro caratteri originari). Quei pochi ed eroici agricoltori che, ancora oggi e contro ogni logica e vantaggio, si prodigano, con dispendio di mezzi ed energie nel perseguire il cammino della qualità e della buona salute, devono soccombere, schiacciati dallo sporco gioco al ribasso dei prezzi di mercato, imposti dalle multinazionali del “Cibo Morto”. Dal canto loro, i consumatori, che potrebbero fare la differenza, in verità, non sono in possesso, di alcun termine di giudizio critico tale da potere codificare il prodotto biofilo dal necrofilo. Si rivolgono così alla Grande Distribuzione, acquistando quanto di peggio si trovi sugli scaffali del supermercato. Certo, la condizione economica non aiuta! Ma se si rinunciasse al superfluo, all’effimero e al voluttuario, e la smettessimo di inseguire le chimere, di una pubblicità canaglia, potremmo investire questi risparmi, sulla qualità di una vita più sostenibile e quindi, più sana e felice. Oggi, questa infelicità, si ripercuote sulla nostra vita quotidiana, e sulla società tutta, alterandone i rapporti e condizionando affetti, sentimenti ed emozioni. Tutto questo è relativo ad un disagio cronico e frustrante che annulla in noi ogni sentimento di solidarietà umana e di speranza futura, surrogando invidia, rancore, contrasto e odio. La xenofobia e del resto il razzismo, non sono, che il prolungamento di una profonda infelicità di base, a tal punto frustrante, da rasentare la disperazione.?Se vogliamo sopravvivere al “Sistema Bestia”, dobbiamo liberare l’agricoltura da ogni rapporto con l’industria e, la politica, dagli imprenditori. Nessuna sostanza chimica deve più contaminare i naturali prodotti della terra. Fertilizzanti, diserbanti, pesticidi, coloranti, conservanti, dopanti, aromi e affini, devono sparire per sempre dal nostro vocabolario alimentare. L’industria chimica, la peggiore fra le moderne calamità, deve chiudere i battenti, per sempre. Lo stesso ragionamento vale per la politica!
I due grandi peccati mortali, e per questo imperdonabili, della nostra democrazia, sono stati:?a) La privatizzazione della TV, nelle mani di commercianti senza scrupoli.?b) Avere data loro la possibilità di entrare in politica.?Questo spiega l’origine del sincretismo diabolico fra politica, potere economico e la criminalità organizzata.?Ci vuole una legge (priorità assoluta), che vieti categoricamente a questi personaggi di approdare nel nostro parlamento, per evitare, che il bipolarismo (come da noi), si trasformi in uno scontro impari, tra il potere dei privati e i loro interessi, e lo stato di diritto.?In questo modo, ogni forma di speculazione verrebbe vanificata, e smantellate le concentrazioni di potere che, da troppo tempo, condizionano le regole del mercato a scapito di produttori e consumatori. Questa, che è la parte marcia della filiera alimentare, deve essere asportata come un cancro maligno, per essere integrata dal lavoro pulito di migliaia di persone che, dall’industria della chimica, si riversano nell’agricoltura tradizionale. Il prezzo di ogni prodotto, deve essere deciso all’origine dal produttore che, finalmente, comincerà ad assaporare i frutti della sua fatica. Questa operazione di bonifica (o meglio di “derattizzazione”) innescherà fiducia e voglia di fare meglio, con beneficio dei consumatori. Tutti quegli intermediari parassiti, un tempo in affari con l’Industria agro alimentare, svaniranno magicamente e, costretti a rimboccarsi le maniche, comprenderanno il sacrificio per un onesto e dignitoso guadagno.
Una prima, buona e salutare regola, praticata nei millenni come cura per i nostri quotidiani malesseri, siano essi, dolori articolari, cefalgie, disturbi gastrici, stati influenzali e affini, consisteva nell’aspettare il decorso della malattia fino al suo naturale esaurimento. “Non curarsi per curarsi”?In questo modo, il nostro organismo (essere cosciente in ogni sua cellula), era in grado di comprendere consapevolmente ogni passaggio dell’iter della malattia e, in virtù di una tecnica connaturata ne memorizzava i motivi e le cause per poi convogliarli nell’infinito bacino della coscienza di base. L’individuo era, prima di ogni cosa, il medico di se stesso che in virtù di un tale potere, era in grado di gestire la sua salute e integrità fisica.?Quella che oggi, in forma strumentale, viene definita “la medicina moderna”, destabilizza questo processo naturale, interrompendo il corso della malattia e accanendosi in maniera ossessiva sui sintomi, eludendone le cause.?La propaganda mediatica “a tambur battente” su un uso indiscriminato dei farmaci, ha ridotto ai minimi la soglia sopportazione del dolore, così da rendere gli individui, dipendenti e schiavi delle multinazionali farmaceutiche che, sulla nostra pelle, accumulano profitti stratosferici.?I moderni farmaci, sono delle piccole bombe ad orologeria, e gli effetti delle loro controindicazioni alterano irrimediabilmente i sofisticati meccanismi che regolano il nostro organismo, degenerando in tumori e mandando in corto il nostro sistema nervoso.?Nello spot del “Voltaren” (farmaco propagandato dalle reti televisive, in grado di curare – sostengono – i dolori articolari e il torcicollo), si dichiara testualmente: “Sono farmaci che possono avere effetti indesiderati, anche gravi”. Per un semplice torcicollo? Negli effetti gravi collaterali dell’Aulin, si parla di emorragie gastriche che possono portare alla morte. In molti psicofarmaci è bene evidenziato il fatto che possano, in alcuni casi, portare al suicidio. E questo vale per un buon 99% di questi inquietanti rimedi.?Non sapremo mai, del resto, quante emorragie gastriche o suicidi, siano da mettere in correlazione con l’uso di questi farmaci, ma è facile immaginare la loro potenziale pericolosità.?Se non ci liberiamo della chimica e dei suoi intrugli diabolici, per dare fondo alle nostre ultime risorse vitali e finalmente, in un moto di vero orgoglio, rovesciamo il tavolo sgombrandolo da tutte le effimere, illusorie, inutili e micidiali menzogne che il sistema ci spaccia al pari di miracolose droghe, avremo perso per sempre la nostra libertà e come schiavi, invalidi e accattoni saremo costretti ad elemosinare conforto, fra le braccia del nostro carnefice.